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30 Dicembre 2011, 09.30

Pillole di Psicologia

Coltivare un uomo migliore

di Sandra Vincenzi
La nostra mente è come un giardino che va curato. Lo possiamo fare cominciando a conoscerci meglio, come funzioniamo, perché facciamo certi pensieri e non altri.
 
Nel libro “La scoperta del giardino della mente”, Jill Bolte Taylor, scienziata e ricercatrice nell'ambito delle neuroscienze, e specializzata sul funzionamento del cervello umano, fa questa importante scoperta a seguito dell'ictus che la colpisce: assistendo al crollo della sua mente, in attesa che arrivino i soccorsi, si accorge di essere accompagnata da un sentimento di pace, di armonia, di collegamento con tutto il mondo esterno; sensazioni queste che la preservano da un'angosciosa presa di consapevolezza della gravità della sua situazione. In seguito, scoprirà che l'emisfero sinistro del suo cervello era stato colpito da un'emorragia, e questo ha avuto in lei la conseguenza di perdere la parola, il linguaggio, il ragionamento, la possibilità di muoversi, di sentirsi un essere individuale, separato dal resto del mondo.
 
Questa singolare esperienza (singolare non tanto perché succeda a pochi, quanto perché è successa ad una neuroscienziata in grado precisamente di capire cosa le stava succedendo ed avere la competenza di spiegarcelo) ha permesso a Jill di ascoltare l'emisfero destro del suo cervello e sentire come lavora da solo, quando l'emisfero sinistro è impotente.
Così Jill scopre che i circuiti della gioia, della pace interiore, sono proprio lì, dentro di noi nel nostro emisfero destro.  
 
E' questo il segreto dei bambini: non avendo ancora un cervello sinistro ben organizzato, nel senso che la dotazione c'è, ma mancano i file,  l'esperienza, raccogliere contenuti perché l'emisfero sinistro funzioni come è per noi adulti, vivono appieno le potenzialità del loro emisfero destro del cervello.
Diventando adulti assistiamo all'inibizione di quei circuiti che abbiamo usato tutti da bambini, a vantaggio di altri che risiedono nel nostro emisfero sinistro: se l'emisfero destro pensa per immagini e percepisce il quadro d'insieme del momento presente, la mente sinistra fa l'esatto contrario, si concentra sui dettagli che permettono la produzione del linguaggio, di una visione separata della realtà, di una razionalità e progettazione. Uno dei compiti dei centri del linguaggio dell'emisfero sinistro è di definire il nostro io dicendo: “io sono”.
E' lì la dimora del nostro EGO. La mente-EGO gode dell'individualità, rende omaggio alla nostra unicità e lotta per l'indipendenza.
E' evidente dunque che se l'emisfero sinistro è preponderante, inibisce la nostra possibilità di fare le esperienze opposte: ci sentiamo separati dagli altri  e perdiamo la dimensione dell'essere collegati, dell'appartenere ad un tutt'uno; predomina  la lotta per l'indipendenza invece che la ricerca del bene comune e la collaborazione.
 
Ma anche se succede questo agli adulti – con differenze interpersonali – è bene che sappiamo che dentro di noi è innata la possibilità di collaborare, di vivere in armonia, di provare compassione. Quello che dobbiamo cercare di fare è permetterci di sperimentare queste qualità, togliendo le inibizioni e le difese che ci impediscono di farlo.
Questo significa che per prenderci cura del nostro giardino-mente dobbiamo anche permetterci di disimparare: l'individualismo, la lotta per l'indipendenza producono attaccamento, difese, paura di perdere, paura e angoscia difronte alla fragilità, alla malattia, alla morte.
Accanto a tutto ciò possiamo coltivare qualcosa di molto diverso, il nostro terreno mentale e anche il nostro corpo fisico sono predisposti a questo.
 
Il modello della collaborazione ci pervade nell'intimo, anche fisicamente: il corpo umano adulto è composto da circa cinquanta trilioni di cellule, 8.333 volte i sei miliardi di abitanti del pianeta!
La cosa stupefacente è che questo gigantesco insieme di cellule, diverse tra di loro, tende ad andare d'accordo e a collaborare per generare una salute perfetta. Se lo fa il nostro corpo, naturalmente, perché non dovremmo farlo anche noi?
Dobbiamo cambiare il pensiero sull'uomo, su di noi, e dirci che possiamo.
Possiamo grandi cose, e la storia ci è testimone delle grandi evoluzioni che hanno reso possibile il nostro modo di vivere oggi. Ai nostri giorni siamo dentro un passaggio evolutivo importante e quindi non abbiamo la distanza necessaria per osservarci ed accorgercene: si sente solo la fatica, il disorientamento, la disperazione e la paura di perdere una situazione nota.
 
Un'altra stella in questo cielo promettente del futuro: stiamo attraversando un momento evolutivo che produrrà i suoi frutti e abbiamo gli strumenti per superarlo.
Il genio del nostro codice molecolare ha alle spalle l'enorme sforzo evoluzionistico compiuto dalla natura nel corso di centinaia di millenni. Il codice umano riflette la ricerca in continua evoluzione da parte della natura di un corpo geneticamente perfetto. Quindi siamo giusti e perfetti ora qui, per superare questo momento
 
Come assecondare questo sforzo evoluzionistico, il cambiamento che ci porterà ad essere migliori?
Coltivando i pensieri, coltivando qualcosa di meglio per tutti.
Cominciamo dall'equilibrio, di cui parleremo la prossima volta.
 
Dott.ssa Sandra Vincenzi
PSICOLOGA PEDAGOGISTA
e-mail vincenzisandra@gmail.com
 
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