"Vitigni antichi: campioni di sopravvivenza nel cambiamento climatico”
In un panorama vitivinicolo sempre più influenzato dal cambiamento climatico, alcuni vitigni antichi emergono come veri campioni di resistenza. Mentre la siccità e le temperature in aumento mettono a dura prova molte varietà tradizionali, esperti e produttori si rivolgono a queste piante storiche che dimostrano una notevole capacità di adattamento. L'Italia, con oltre il 70% delle 615 varietà viticole autoctone, offre un ampia varietà di opzioni. Molti di questi vitigni, accantonati per non soddisfare i requisiti dell'agricoltura industriale moderna, stanno vivendo una rinascita grazie alla loro resistenza ai cambiamenti climatici. La Falanghina, per esempio, una varietà bianca originaria della Campania, ha dimostrato la sua robustezza in climi caldi e ora è coltivata in diverse regioni della California. In Sicilia, sono stati identificati sei "vitigni reliquia", tra cui il raro bianco Recunu, selezionati per la loro capacità di adattarsi alle condizioni climatiche estreme. Nel 2021 è stato introdotto nel registro nazionale il Negrellone, un vitigno originario della provincia di Catanzaro noto per la sua resistenza agli stress ambientali.
Non sono solo le varietà del Sud a mostrare resilienza visto che anche vitigni del Nord come il Sangiovese e il Nebbiolo, noti per la loro capacità di resistere al caldo e alla siccità, stanno emergendo come promettenti candidati per il futuro. Questo fenomeno non è caratteristico solo dell'Italia anche vitigni come il Counoise nella Valle del Rodano in Francia e il Mencìa in Spagna stanno mostrando una sorprendente capacità di adattarsi alle nuove condizioni climatiche.
La rinascita delle viti antiche è un segno positivo nell'affrontare la sfida del cambiamento climatico nel settore vinicolo. Queste piante rappresentano una risorsa preziosa per garantire un futuro sostenibile e continuare a produrre vini di qualità anche nelle condizioni più impegnative.
"La Franciacorta e la Sfida del Cambiamento Climatico: Il Futuro in Quota"
Il Franciacorta continua a celebrare successi commerciale, superando i venti milioni di bottiglie vendute e avvicinandosi alla soglia del mezzo miliardo di euro di valore complessivo del prodotto. Questo risultato è frutto di un impegno mirato verso la qualità, con un focus su una maggiore maturazione in bottiglia, un abbassamento della quantità di zuccheri e l'investimento in tecnologia per la coltivazione biologica delle vigne.
Tuttavia, mentre il mercato delle bollicine continua a prosperare, i produttori della Franciacorta si trovano di fronte a una nuova sfida: il cambiamento climatico. Temperature in aumento e eventi meteorologici estremi stanno accelerando la maturazione dell'uva e rendendo più comuni periodi di siccità e precipitazioni improvvise. L'aumento di 2 gradi della temperatura media annuale negli ultimi vent'anni, rispetto al periodo 1980-2000, evidenzia l'impatto significativo del riscaldamento globale sulla regione.
Di fronte a questa realtà, i grandi gruppi vinicoli della provincia di Brescia, guidati dal Consorzio di tutela della Franciacorta, stanno investendo tempo e risorse per trovare soluzioni sostenibili. La ricerca di nuovi vitigni più adatti al clima caldo e alle maturazioni tardive, come l'esplorazione di terreni più in quota per ritardare le vendemmie rappresentano due delle strategie intraprese.
L'attenzione non è solo sulla produzione, ma anche sulla sostenibilità e sull'adattamento al cambiamento climatico. Le tecnologie di precisione riducono l'uso di acqua e prodotti chimici, mentre l'investimento nell'istruzione vitivinicola del futuro sta creando una forza lavoro più consapevole e preparata.
La Franciacorta, insieme ad altre regioni vinicole italiane e globali, sta affrontando questa sfida con determinazione e creatività. L'obiettivo è preservare la qualità e l'autenticità dei loro vini, mantenendo un occhio attento sul futuro del settore vinicolo in un mondo sempre più influenzato dal cambiamento climatico.
"Erbamat: la risposta del Franciacorta alla crisi climatica"
Nel cuore della Franciacorta, un antico vitigno dimenticato sta guadagnando nuova attenzione e rivelando un potenziale prezioso nel contesto del cambiamento climatico. L'Erbamat, già coltivato nel 1564 ma successivamente trascurato in favore dei rinomati Pinot Nero e Bianco e Chardonnay, si presenta ora come una soluzione promettente per affrontare le sfide imposte dall'innalzamento delle temperature estive.
L'aumento delle temperature stagionali ha portato a una maturazione anticipata delle uve di Pinot e Chardonnay, con conseguente riduzione dei livelli di acidità fondamentali per la produzione di spumante Metodo Classico. Già nel 1997, uno studio condotto su 18 varietà autoctone dei territori del lago di Iseo indicava l'Erbamat come una scelta ideale per apportare acidità e raffinatezza ai blend.
Oggi, l'Erbamat sta emergendo come una risorsa preziosa per mantenere l'equilibrio e la qualità dei vini Franciacorta in un contesto climatico in evoluzione. La sua capacità di preservare l'acidità necessaria e di garantire una maturazione ottimale delle uve lo rende un elemento chiave nella produzione di spumanti di alta qualità.
Mentre la Franciacorta si impegna a mantenere la sua reputazione di eccellenza nel mondo del vino, l'Erbamat rappresenta un esempio della capacità del settore di adattarsi e innovare di fronte alle sfide ambientali. La sua rinascita offre una prospettiva promettente per il futuro della regione e per la sostenibilità del settore vitivinicolo nel suo complesso.