Una notizia curiosa che sta facendo il giro del Paese dopo l'iniziativa del presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, di insignire il tiramisù con il riconoscimento della Stg, Specialità territoriale garantita. Subito è partita la corsa alla rivendicazione della ricetta originale
Attenzione al vero made in Italy, tutela del patrimonio enogastronomico italiano, delle sue specialità e della sua qualità…Ma che fare quando una ricetta, com'è comprensibile, dà vita a variazioni e imitazioni? Partita dal governatore del Veneto, la proposta di dare al tiramisù il riconoscimento di specialità territoriale garantita, vede Treviso scendere in campo per difendere la ricetta originale.
E quando si parla di eccellenza italiana, anche la stampa inglese si fa subito avanti, tanto che il "Guardian" ha dato spazio al presidente del Veneto Luca Zaia con un articolo dal titolo "Salvate il tiramisù" e il "Daily Telegraph" ha pubblicato, invece, un pezzo intitolato "Treviso rivendica il tiramisù".
A sostenere la dolce battaglia di Zaia è anche il Carlo Campeol, figlio della cuoca Alba che, negli anni '70, avrebbe creato la ricetta del dolce come oggi lo conosciamo, con savoiardi e crema al mascarpone e che, nel corso della storia, è stato rivisitato allontanandosi dalla sua vera natura.
Ed è polemica, infatti, contro le variazioni sul tema: non esiste il tiramisù alle fragole, quello è un dolce diverso! Unica possibilità, secondo i più, è quella di codificare una volta per tutte e ufficialmente, gli ingredienti.
Zaia, nel frattempo, sostenuto da molti amanti e puristi del tiramisù, sta per presentare un dossier che avrà il duplice obiettivo di difendere la paternità trevigiana e disconoscere le imitazioni e che porterà, nelle intenzioni del governatore, al riconoscimento della specialità italiana, anzi, trevigiana.
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Ho acquistato questo Franciacorta nella cantina vicino casa. Mi ha incuriosito il produttore, che non conoscevo e, lo riconosco, un prezzo davvero invitante
A Venezia la “fritoa” era considerata quasi un dolce nazionale ai tempi della Serenissima. A produrre le fritole erano i “fritoleri”, al tempo stesso produttori e venditori di frittelle