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12 Marzo 2012, 10.00

I racconti del lunedì

Tapascio Bombatus - Quindicesima puntata

di Ezio Gamberini
Non so perché, ma a tavola si parla di Elettra...

“Patrona dell’Enel”, sentenzio immediatamente.
Poi vado a leggere il fido dizionario mitologico e rinfresco le reminiscenze: “Figlia di Agamennone….”.
“Si!”…interviene la piccola Chiara, “…Elettra, figlia di Adamèllone, lo stiamo studiando a scuola”, facendo confusione con l’Adamello, il vicino monte alpino. Sposò Pilade ed ebbe due figli, uno si chiamava Strofio. Faccio la prova e dico a Paolo: “Su, Strofio, finisci la pasta….”. Le ragazze, che hanno il boccone in gola, quasi soffocano dal ridere.
Anna poi mi chiede a bruciapelo: “Papy, ma in Italia non c’è mai stato un Presidente della Repubblica donna?”.  “No”, le rispondo.  “Beh, io sarò la prima!”.  “Auguri!”.
 
Che l’essere stata eletta rappresentante di classe a larghissima maggioranza le abbia dato alla testa, a tredici anni?
In campo sportivo si gode la soddisfazione di aver ricevuto un premio per aver conquistato il titolo provinciale sui seicento metri direttamente dalle mani di Osvaldo Faustini, indimenticato maratoneta che negli anni ottanta visse i suoi anni migliori ottenendo per due anni a fila il titolo di campione italiano e divenendo campione mondiale a squadre (essendone il capitano) a Seul. La premiazione è avvenuta nell’ambito del primo galà dello sportivo organizzato nel mio paese, roba da “siuri”, posso assicurare, con ospiti illustrissimi.
 
E’ stata una sorpresa scoprire come un piccolo paese di settemilacinquecento abitanti riesca a sfornare tanti campioni (senza virgolette!) nelle più svariate discipline.
Professionisti nel ciclismo, atleti che hanno partecipato a campionati mondiali di karate e tiro a volo, uno sciatore handicappato che gira il mondo piazzandosi sempre ai primi posti nelle gare di slalom, nuotatrici a livello nazionale, piloti di rally e motocross che hanno partecipato a prove mondiali, due fratelli campioni italiani di triathlon a squadre, una campionessa italiana juniores di prove multiple di atletica……..Ma la scoperta più straordinaria è stata quella relativa ad una tranquilla signora, quasi novantenne, che è arrivata sesta nel giavellotto alle olimpiadi di Berlino, nel 1936!
 
E che dire del resto?
Mi accorgo di essermi lasciato prendere la mano nel voler incensare il luogo in cui vivo, ma il mio paesello ha dato i natali anche a pittori e scultori di fama europea; critici d’arte che leggo spesso sui quotidiani; un tenore, Mario Malagnini, che ha cantato, e continua a cantare, nei teatri più famosi in ogni parte del mondo; un fisico nucleare, Gianfranco Federici, mio coetaneo, scienziato di livello internazionale che dopo anni trascorsi negli Stati Uniti ed in Germania avrà enormi responsabilità nel mega-laboratorio che America, Europa, Russia e Giappone, in sinergia, stanno costruendo in Francia per la fusione nucleare; che piacere incontrarlo spesso, praticamente ogni volta in cui viene a trovare i suoi, tra i boschi o in riva al fiume al mattino presto. Anche lui ha corso maratone.
Ho assistito in un’occasione ad una sua conferenza, ed alla fine, dopo aver esposto la sua attività ed i suoi studi tramite diapositive, ha concluso con: “Ed ora vi mostro una stella speciale, la stella più bella...” e sullo schermo è apparsa la sua piccolina!
Ma ora basta, altrimenti il T.B. diventa Tapascio Diruptus e fa la fine della rana che si vantava di fronte al bue.
 
Dopo Milano riposo una settimana e poi riparto con gli allenamenti, invero più blandi e rilassati.
Scorgendo il mio diario rilevo in gennaio, febbraio e marzo una media di tre allenamenti settimanali, di cui uno normalmente supera i quindici chilometri.
Nell’avvicinarsi maggio, in cui correrò la mia seconda Custoza, incremento lo sforzo ed in aprile faccio un ventidue chilometri, un venticinque e venti giorni prima della mia quinta maratona un trentaquattro, corso in tre ore e cinque minuti. Un buon test, direi.
Scruto le previsioni del tempo: domenica nel veronese sole, caldo ed umidità piuttosto bassa, ideale per i maratoneti .

"Mai più un'altra maratona!", al trentacinquesimo chilometro o giù di li . E come ogni volta, tre nanosecondi dopo l'arrivo: "Quando correrò la prossima?" .
La mattinata tuttavia non era cominciata benissimo. Con l'amico Attilio partiamo alle sei e prima delle sette siamo a Sommacampagna alla ricerca di un bar per un buon caffè, non prima di essere passati dagli spogliatoi per una "riflessione"; niente caffè, tutto chiuso. Beh, bighelloniamo un po' e poi andremo a ritirare i pettorali. E le chiavi della mia macchina? Mi prendo a parole e mi darei un calcio nel sedere. Torno alla macchina, nei paraggi non ci sono. Forse negli spogliatoi? Corro trafelato, eccole per terra in un angolo. "Questa mattina chiuderò in tre ore e mezza", annuncio euforico al mio compagno. Vedo per primo Fabio Rossi, fotografo ufficiale, e subito dopo papà Antonio, con le fedeli reflex al fianco. Andiamo da Simone Lamacchi, l’organizzatore, per ritirare il pettorale. "E' già arrivato Marri?". "Non ancora". Eccolo invece con la moglie al fianco. E si comincia con le presentazioni. Il professore mi prende per un braccio, come uno scolaretto, e mi trascina per ogni donde. "Peppe Inox" Togni da Lumezzane, quasi ottanta primavere e più di cinquecento maratone corse, William Govi, oltre quattrocento, il “vescovo” Fusari, che prima di partire fa le “prediche” e corre col basco, flanella di lana e mutandoni lunghi, la prossima vincitrice mammina Benatti ed altre decine di persone che l'overdose di emozioni mi impedisce di memorizzare e ricordare con sufficiente lucidità. "Ohè, Marri, e gente normale no, eh ?". No, in questa maratona di gente normale ce n'è pochina davvero.
 
Vorrei farmi fotografare, prima della partenza, tra Togni e Govi, io in mezzo, con le braccia appoggiate sulle loro spalle e le mani levate con indice e medio a raffigurare una “V”. Immagino la didascalia: “Togni, Govi e il Tapascio Bombatus, mille maratone in tre!”, Togni cinquecentoquarantacinque, Govi quattrocentocinquantuno ed il Tapascio Bombatus quattro, come testimoniato dagli indici e medi levati che non significavano “V” di vittoria, ma, appunto, quattro maratone corse, prima di finire la quinta.
Arriviamo alla punzonatura in un batter d'occhio, pronti, via!
 
Mi sono riscaldato pochissimo, niente stretching.
Con Attilio siamo d'accordo di correre i primi ventuno chilometri ai cinque e venti e poi si vedrà. Si va invece più forte, senza accorgersene.
Un’ora e quarantanove minuti a metà. Poco dopo mi sento le gambe legnose e prego l'amico di andarsene da solo, non voglio rallentarlo. Al venticinquesimo chilometro finalmente mi dà retta ed io, invece, ho una crisi tremenda.
Al ristoro bevo oltremisura, mi bagno abbondantemente e percorro trecento metri al passo, ma i crampi non mi abbandoneranno sin quasi all'arrivo. In settimana, per cercare di prevenirli, avevo assunto due buste al giorno di sali minerali (potassio e magnesio), ma evidentemente nel mio organismo hanno provocato un'indesiderata controindicazione: per tutta la settimana, infatti, sono stato vittima della "Vendetta di Montezuma" o "Eau de Cacharel" che dir si voglia.
Credo, in conclusione, di aver perso più sostanze di quelle che ho assunto. Crampi, crampi e ancora crampi. Solo gli ultimi due chilometri viaggio spedito e ne sorpasso sei o sette. Al quarantunesimo papà Rossi incita tutti con un evidentissimo cartellone. Chiudo un quarto d'ora sopra le previsioni, mentre l'amico Attilio la termina abbondantemente sotto le quattro ore, felice come una pasqua. 
 
Dopo una doccia meravigliosa mi avvicino al ristoro e nel vedere e gustare le magnifiche pappardelle al ragù quasi svengo.
Raggiungo il tavolo occupato da Fabio Marri ed un'altra ventina di plurimaratoneti che festeggiano il suo fresco titolo di campione italiano di maratona (categoria giornalisti) conquistato la settimana scorsa a Trieste.
Qualche malalingua sostiene che era l’unico iscritto della categoria! Il prof. mi confida sottovoce, col cuore in mano: “Quanta invidia! Il gruppo dei giornalisti era ben nutrito: Gian Paolo Ormezzano (e sai che ha fatto anche New York), Bruno Pizzul, Nando Martellini, “Bisteccone” Galeazzi, Angela Buttiglione….., ma li lascio dire, poveracci”.
Del gruppo, quello che ha corso meno maratone ne ha concluse ottantotto!
Resto ad un metro di rispettosa distanza, avendo corso e terminato, oggi compreso, soltanto “una schifezza di cinque maratone”.
“Perché non ti avvicini?”, mi fa il prof. .
“Non sum dignus!” rispondo.
 
Il tempo vola. Saluto tutti e me ne ritorno a casa.
"Ciao papy, come sei abbronzato!".
In effetti ho il viso bordò. Vedo in cucina una teglia invitante. Sbircio. Costolette di agnello, benedetta Grazia mia, che la sera saranno accompagnate da patate fritte, ravanelli, valeriana gentile e da una bottiglia del sublime Bianco di Custoza, fresco trofeo dell'odierna maratona, stupenda ed affascinante con le sue ville, il lungo Mincio, Valeggio, Borghetto, la perfetta organizzazione e la generosità dei premi e dei ristori. 
Ma per adesso vado a fare il bullo in paese e mi pavoneggio una mezz'oretta. Poi torno a casa e mi sdraio sul divano. Adoro crogiolarmi e sentire le gambe indolenzite e i muscoli doloranti, dopo una maratona. 
E sia concesso, a noi podisti, di poter conservare queste sensazioni, fino alla prossima sfida.
 
Tratto dal volume: “Tapascio Bombatus e altre storie” – Ed. Liberedizioni
 
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