Non capì bene cosa successe, ma perse l’equilibrio e nel cadere picchiò la testa contro uno stipite, con il risultato di fratturarsi il cranio e procurarsi un ematoma che lo escluse dal mondo per settimane.
Si risvegliò dopo sessanta giorni, ma la ripresa fu davvero veloce, perché in capo a quattro mesi tornò praticamente come prima, tanto da poter lasciare l’ospedale e fare ritorno alla sua abitazione.
All’apparenza nulla era cambiato, ma quando fece la prima passeggiata in paese si accorse che qualcosa invece era successo.
Arrivato sul lungofiume, all’altezza della scuola materna, vide cha la cuoca si era appostata sulla riva, con una grossa cesta in mano: non appena schioccò le dita, una trota guizzò fuori dall’acqua, infilandosi nel
canestro, poi un’altra e un’altra ancora.
“Fila tu, che sei troppo piccola”, redarguì una troterella, ributtandola in acqua, mentre un’altra, istantaneamente, saltò nel contenitore prendendo il suo posto… In due minuti la cesta si riempì di pesci, una quarantina in tutto.
Sarebbero serviti per il pranzo dei piccoli ospiti, come spiegò la ragazza a Cecco, che le aveva chiesto ragione del suo comportamento: “
… e adesso andiamo in cucina e le prepariamo con Pierino, Bruno, Veronica e Giuditta, che tutti i giorni vengono all’asilo per darmi una mano”.
Si fermò per un istante e ripensò all’accaduto, mentre scrutava il placido fiume che scorreva a… che scorreva a… oggesù, ma il fiume, sotto i suoi occhi, che si stropicciò più volte, scorreva a monte! Il fiume SCORREVA A MONTE! Come era possibile che il fiume “
andasse in su”?
Volle tornare a casa alla svelta, per chiedere ai suoi cari se per caso non fosse diventato matto. Ma si ricordò che aveva bisogno di soldi, perciò s’incamminò in direzione della banca.
Un signore stava uscendo dalla cassa automatica e gli chiese, mostrandogli alcune banconote: “
Buongiorno, ne ha bisogno? Tenga pure, se vuole”.
Cecco rispose “
No, grazie”, pensando però nello stesso tempo: “
Questo è più fuori di me!”.
Si avvicinò allo schermo, ma si rese conto soltanto in quel momento di aver dimenticato il portafoglio a casa. Gettò comunque uno sguardo alla tastiera, che gli sembrava diversa dal solito. Che strano, non scorse alcuna fessura per infilare la tessera, c’erano solo sei pulsanti:
5 – 10 – 50 – 100 – 500 – DEPOSITO –
“Oh bella, ma che vuol dire?”, e pigiò incuriosito il tasto 10. Immediatamente si aprì un cassettino che conteneva una banconota da dieci. Era allibito, ma la prese. Poi, quasi trattenendo il fiato, premette il tasto 500.
“
Non ci posso credere!” e invece il cassetto si aprì ancora e Cecco, con la mano tremante, raccolse uno sfavillante bigliettone da cinquecento.
Poi si volse di scatto, perché qualcuno, alle sue spalle, gli chiese se ne aveva per molto. “
No, no, prego”, e si spostò a lato.
Il giovanotto estrasse di tasca un fascio di banconote, pigiò il tasto “DEPOSITO”, e lo adagiò sul fondo del cassettino che si aprì.
Poi salutò e se ne stava andando, ma Cecco gli chiese
“Scusi, e la ricevuta?”. “
Quale ricevuta?”, e lo lasciò solo.
Arrivò una signora con un bambino in braccio:
“Posso?”, si avvicinò alla tastiera, schiacciò 50, e prese la banconota. “
Solo quella?”, le chiese Cecco. “
Si certo, non ho bisogno di altro…” e lo salutò.
Per tornare a casa doveva passare davanti al Municipio, così si fermò a leggere la bacheca. Lo incuriosì un annuncio appariscente, scritto a caratteri molto grandi e ben visibili:“
Sono aperte le liste per NON presentarsi alla carica di Sindaco, Assessore e Consigliere Comunale. Le richieste di dispensa saranno esaminate dalla Commissione in sessione pubblica”.
C’era lì accanto un signore, anche lui leggeva lo stesso comunicato:
“Che vuol dire?”, gli chiese. “
Come che vuol dire... E’ sempre quella: chi non vuole fare il Sindaco, l’Assessore o il Consigliere, si deve giustificare, altrimenti, ogni due anni, può venire sorteggiato per mettersi al servizio della Comunità. A chi tocca tocca, caro il mio signore!”.
A venti metri dal Municipio abitava la Celestina, una vecchia amica che conosceva fin da quando erano bambini. Era sempre sola, e Cecco andava spesso a salutarla.
Suonò il campanello e venne ad aprire la porta una sua vecchia conoscenza: “
Ciao Giulia, anche tu qui dalla Celestina?”. “
Certo, oggi insieme ad Agnese, Martina e Giuseppe siamo qui da lei, invece domani con Moreno, Fausta e Luciano andremo dalla Luisa, che non può più uscire di casa … ma vieni!”.
Quando entrarono, nel grande salone c’erano cinque o sei bambini che giocavano allegramente.
“
Ma chi sono, suoi nipoti?”. “
No, sono figli di alcune mamme impegnate al lavoro, e visto che siamo già qui a far compagnia alla Celestina, possiamo occuparci anche di loro. Pensa che domani pomeriggio, dalla Luisa, ne avremo ben sette a cui badare!”.
Quando terminò la visita si fermò per qualche istante davanti alle scuole elementari, proprio all’orario di uscita, ma fu sorpreso di non vedere il solito traffico caotico di autovetture in attesa.
Notò soltanto una ventina di persone, munite di bandierina, e riconobbe Ettore, che abitava vicino a lui. Quando suonò la campanella, i bambini schizzarono fuori come saette e in pochi secondi si avvicinarono alla bandierina che contrassegnava la zona dove abitavano.
Anche Cecco s’accodò al gruppetto che guidava Ettore, così poté vedere come funzionava la faccenda: durante il percorso l’uomo riconsegnava i bambini ai genitori, e se c’era qualche intoppo, si lasciavano in consegna ai vicini che si occupavano di loro.
Poi finalmente Cecco raggiunse la sua abitazione, si sedette sulla poltrona e cominciò a pensare che, sì, forse quella caduta dalla scala era stata provvidenziale, perché adesso tutto gli sembrava più bello, anche se il fiume “
andava in su”.
P.S.:
Egregio Direttore,
ripensandoci un po’, forse non è il caso che Lei stavolta pubblichi il mio racconto.
E’ troppo strampalato.
Questa è una storia che non può funzionare: si è mai visto, infatti, un fiume “andare in su”?