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12 Gennaio 2015, 07.00

Racconti del lunedì

Una moria di cucchiaini

di Ezio Gamberini
Apro il primo cassetto, in cucina, quello che contiene posate e ammennicoli vari, e resto proprio sbalordito: lo scompartimento riservato ai cucchiaini è desolatamente vuoto, non era mai successo!

“Ma che è – chiedo a Grazia, quasi risentito – c’è stata una moria di cucchiaini?”.
Ci penso un po’… Eh, certo, le feste, il meraviglioso Natale trascorso a casa con i famigliari, ecco la causa della moria dei cucchiaini, che sono stati utilizzati nella loro totalità e ora si trovano in lavastoviglie!

Osservo il cassetto aperto e mi soffermo ammaliato a scrutarne il contenuto, e mi “sovvien l’eterno”, mentre i ricordi cominciano ad affiorare.
Ah, che piacere provavo da bambino, quando mamma mi lasciava rovistare in quell’antro magico che conteneva, almeno ai miei occhi, ogni ben di Dio, pur di tenermi fermo a quel tavolo, mentre lei puliva il pollo, o preparava i ravioli, o il ripieno, che io piluccavo non appena girava gli occhi, facendo poi finta di non essersene accorta…

Il cassetto non racchiudeva soltanto forchette, cucchiai, coltelli e cucchiaini, collocati nei loro bravi spazi dell’apposito contenitore, ma anche tappi di ogni genere e dimensione, in sughero e di plastica, schiaccianoci, pelapatate, spiedini appuntiti, un apribottiglie, cucchiai di legno, un apriscatole, un cacciavitino multiuso, campanine per il thè, un trinciapollo, un piccolo matterello, una rotella magica per tagliare i ravioli, con i quali mi divertivo per ore e ore.

Anche oggi il mio cassetto contiene suppergiù la stessa “mercanzia”; ciò che è cambiato sono io.
In statura e volume, ovviamente, perché dentro mi sento sempre quello, e ad ogni inizio d’anno rinnovo le consuete richieste al Padreterno:

“Concedimi anche quest’anno di vivere in pace e serenamente con i miei cari e preservali da ogni male.
Fa che possa avere la soddisfazione di guadagnarmi da vivere con il mio lavoro; lo sai che non conserverò il di più.
Fa in modo che non compia mai alcuna azione per la quale debba abbassare lo sguardo, quando al mattino davanti allo specchio mi rado, e nelle avversità, se ve ne saranno, fa che io conservi la fede, in Te, in me, nei miei cari e nella vita”.


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