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09 Novembre 2012, 08.15

Terza pagina

Nascita, morte e trasformazione 1.4

di Dru
Il Cartella nell'angolo dedicato al filosofo dice: "L'eterno è una creazione e credere che le cose stiano eternamente e che questa creazione coincida con l'essere delle cose costituisce la radice della violenza"
 
Così dicendo espone una tesi contraria  alle mie molte parole ora-mai intorno a questo argomento scritte qui in questo giornale.

Il Cartella  dice, e quindi ammette di supporre, l'eterno come una credenza, come fede e non come filosofia, come quel qualcosa che già da sempre appare evidente anche se nella sua forma più estrema, quella del linguaggio del destino, non è la forma dell’eterno Greco e Cristiano, poichè l’eterno è di tutte le cose non solo di Dio o dell’Essere.

La mia affermazione, rivista in contradditttorio con Cartella invece dice "la creazione è una creazione (non-Verità nel momento in cui la si crede venire dal Nulla poiché Verità è eterno e creazione, altro eterno, è parola che il nichilismo, la follia, ha potenziato dal credere che dal Nulla le cose tutte  vengano per tornarvici, un Nulla che essendo l’assolutamente nulla interrompe la continuità dell’eterno appunto, quel nulla che è l’assolutamente altro dell’essere, quel nulla che opponendosi all’essere non può essere l’essere poiché la negazione dell’opposizione tra nulla e essere è autonegazione, l’identificazione appunto del nulla con l’essere, e la negazione che è sua autonegazione è l’affermazione appunto di questa opposizione) e credere che le cose si creino dal nulla per tornarvici e che questa creazione non coincida con l'eterno apparire dell'essere sé delle cose quindi  costituisce la radice della violenza e è credenza".

E qui, oltre, vado spiegandola pregando il Cartella di scendere dal piedistallo e di dialogare con me per arrivare ad un dunque che possa chiarire queste due posizioni equipotenti all’Apparenza ma che all’Apparire risultano una l’opposto dell’altro come l’essere è l’opposto del non-essere e l’essere  è, il non-essere è non-essere, e l’essere non può non essere, cioè è contraddittorio all’essere, cioè questo essere è l’opposizione di quest’altro non-essere, che quanto opposto se negato è un determinato, che appare, come positività e quindi a sua volta e in una certa parte diverso da quella volontà di unire l’essere al non-essere, nella negazione degli opposti, nella volontà di unire questi due opposti si fonda la follia estrema e il pensiero occidentale.

La “creazione” che cosa è?

La crazione, qualsiasi creazione è squartamento di un essere dal suo essere sè per essere qualcosa d’altro (diventare altro appunto).

Esempio un ciocco di legna che diventi una statua, la statua che creiamo è lo squartamento del ciocco di legna, del suo essere un ciocco di legna isoliamo qualche cosa che diverrà statua e quel qualche cosa che è statua prima non c’era e da dove viene e dove  lo esponiamo? al pericolo dell’ignoto, lo isoliamo, questa è estrema violenza.

Ogni crazione ogni volontà, come la volontà di amare è volontà di morte è volere che qualche cosa divenga altro da sé, nel nostro esempio la nostra volonta di vita nei confronti della statua è volontà di morte nei confronti del ciocco di legna.

Ogni creazione è distruzione di qualche cosa d’altro se e soprattutto in quanto crediamo la creazione come qualche cosa che per diventare passa dall’essere al nulla e viceversa.

In questo senso credere che questo è creazione è dire che creazione è assoluta violenza, poiché è l’assoluto violare ciò che di per sé è inviolabile per originarietà.

Sono questi argomenti “complessi” e l’istinto di chi li studia da ormai oltre due anni con la dovuta intensità come me sarebbe quello di riversare qui molto di più, ma gia queste poche cose dette scrivendo sono intense e capisco che non sono di facile comprensione ma sono il decisivo.
 
Dru
 

 

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Commenti:

ID7547 - 10/11/2012 17:04:00 (Alberto Cartella)
Tenterò di dispiegarle la frase che lei critica: "L'eterno è una creazione e credere che le cose stiano eternamente e che questa creazione coincida con l'essere delle cose costituisce la radice della violenza". Ma prima volevo farle sapere che sono disposto a dialogare con lei solo se anche lei è disposto a farlo. Perché nell’affermazione in cui parla del piedistallo ho intravisto un certo astio che ha poco a che fare con la disposizione all’ascolto. Inoltre devo confessarle che non sapevo se risponderle in quanto chi sostiene che quello che dice è il decisivo mi fa un po’ paura e lo ritengo un po’ pericoloso. Il problema può essere decisivo, non quello che lei dice. Per esempio per me non è per nulla decisivo quello che lei dice. Comunque entrando nel merito con quella frase intendevo solo sostenere che pretendere di dire che i propri discorsi coincidono con come stanno le cose è la radice della violenza. Le cose non sono dell’ordine del linguaggio, sono ciò che non emerge a livello di linguaggio. Sono d’accordo con lei quando dice che la creazione è una creazione. Credere che il pensiero coincida con l’essere è profondamente violento. Tra l’essere e il pensiero si produce una scissione. Ciò non vuol dire che c’è un dualismo, la relazione c’è. Ma sto facendo riferimento a una faglia che è preontologica. Quello che sostenevo non ha a che vedere con l’essere e con il non-essere ma con il non realizzato. Mi scusi se non ero stato chiaro.



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