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31 Dicembre 2014, 10.50

Terza pagina

Essere altro da sé significa essere nulla 1.4

di Dru

Dicevamo della guerra, ma proviamo a definire la guerra. Guerra è contesa. Chi compie la guerra, la compie in nome della propria sopravvivenza, che sia un uomo, che sia un gruppo sociale o uno Stato


Le cose fanno l’un guerra all’altra per esistere, in quanto crediamo, abbiamo fede, che per esistere le cose debbano innanzitutto resistere.
Resistere significa puntare i piedi, della cosa, ogni cosa, qualsiasi esistente, contro il proprio niente.
“Fermati istante” dice quel poeta tedesco.

Ricordate la precedente puntata?

3) L’essere altro da sé è (significa) ciò che è di sé stesso il nulla.
Questo significa puntare i piedi,
ma questo è l’errore del pensiero occidentale, perché puntare i piedi  significa anche che se non si puntano, se non si riesce a puntarli, i piedi, allora l’essere diventa quell’altro da sé, l’essere diventa niente.


La legna diventa cenere.

Ma il pensiero quando pensa al divenire, e ogni cosa che diviene per il pensiero che pensa il divenire, il pensiero pensa che diviene altro da sé, il pensiero  pensa che la legna sia (mentre resiste) e non sia (quando non resiste) la legna, pensa che la legna sia la cenere (mentre resiste questa relazione) e pensa che la legna non sia la cenere (mentre questa relazione non resiste), che la cenere sia (mentre resiste) e non sia la cenere (mentre non resiste) , pensa che la cenere sia la legna contraddittoriamente “producendo” follie.

Per il pensiero che pensa le cose, tutte le cose in quanto divenienti altro da sé, pensa che… la legna, proprio quella legna lì, se vuole esistere e resistere, deve puntare i piedi contro quella cenere che è il suo altro, come  diventato.
Ogni cura significa questo, significa tenere insieme a sé l’esistere della cosa curata e significa, in questo, follia, perché al fondo di questo pensare, dove il suo fondamento è il pensiero nichilista, è pensare che la cosa è fin tanto che è, ma può anche non essere, la cosa è e non è, la cosa è contraddittoriamente.

Ogni cosa è (esiste)

Ma la cosa (la stessa cosa) può anche non essere (non esistere)
Ogni cosa non è (non esiste)
perché la cosa può anche non esistere. (libero arbitrio, significato appunto di potenza aristotelico e fin su  anche di Heisemberg con la sua onda di probabilità).

Questa è la follia: credere che le differenze siano l’identità, credere che una cosa, tutte le cose , la cosa (l’essere) possa anche non esistere (non essere).

Ora, appare che questa è follia, ma è ciò che continuamente noi pensiamo, producendo anche delle strutture tali, a livello di pensiero, che non ci consentono di esplicare questo processo fin tanto che siamo nichilisti, che risulterebbe altrimenti  e ovviamente contraddittorio.
Tutto questo, il divenire contradittorio di ogni essente, di qualcosa,  di tutto, è implicito in ogni nostro pensiero quotidiano per ogni pensato.

Torniamo alla guerra, se riflettete, su queste parole di filosofia, dovrete ammettere, allora, che guerra è armonia per follia, è ciò che consente alle cose di esistere e di resistere.
Ogni cosa fa guerra per esistere, anche la pace.
Non è forse questo discorso, che riconosce la vera guerra, dietro quella voluta dal pensiero che vuole, ipermorale?

Non è forse riconoscendo l’essenza del pensiero Occidentale, e ormai del mondo intero, che si può rovesciare il senso delle parole scritte da Eraclito?

Polemos (la guerra)  è padre di tutte le cose

Dice esplicitamente Eraclito e poi l’Occidente

La  cosa è madre di tutte le guerre
così dicono le cose implicitamente, così sono  come sono pensate dall’Occidente.

La guerra fa guerra alla pace perché la pace fa guerra alla guerra.
Sia la guerra che la pace sono la follia di credere che siano altro da ciò che realmente sono.

E’ la follia di credere che, per esistere e resistere, le cose  debbano farsi la guerra ché, altrimenti, l’una è(=diventa)  l’altra da sé.
Ma questo pensare è l’orignario  esser l’altro da sé, è la vera violenza, quando violenza significa volere che l’impossibile sia possibile.
Ma  l’uomo occidentale crede appunto nella falsa violenza, in ogni suo pensare, anche nel pensare alla pace, perché crede che le cose possano diventare altro da sé, crede che l’impossibile sia possibile.

L’altro da sé
del pensiero di ogni cosa, la follia:

Credere esplicitamente, per l'antichità, che la pace per esistere e resistere debba fare la guerra alla guerra, così crede esplicitamente il pensiero della grande tradizione metafisica dell'Occidente. (Episteme)

Credere esplicitamente, per la modernità, che la pace possa esistere e resistere indipendentemente la guerra, così crede esplicitamente il pensiero occidentale e lo esplica pure, questo  il senso comune di oggi, sostenuto dalla filosofia contemporanea. (tramonto dell’Episteme)

Dru
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