Prendersi cura del proprio senso dell'equilibrio ci permette di scendere da quell'altalena che è la nostra vita, che ci porta nelle vette più alte e nei più profondi abissi, e che ci fa credere che potremmo fermarci per sempre nell'uno o nell'altro stato, nell'esaltazione o nel dolore più profondo.
E' il senso dell'equilibrio che ci dà la possibilità di staccarci dalla fisicità delle emozioni, dalle leggi della natura, per innalzarci e guardare il panorama dall'alto, avere una nuova visione di noi, dei nostri problemi, della nostra vita.
E' ancora il senso dell'equilibrio che, in un processo di maturazione che è proprio dell'uomo e gli attribuisce quella sovranità alla quale ognuno ambisce, fa la differenza tra l'agire di un uomo e quello di un altro.
Nel contributo precedente abbiamo parlato del senso dell'equilibrio ritornando al bambino che con un atto di trionfo, riesce a stare in piedi e camminare per la prima volta. Orientato all'equilibrio è tutto il nostro organismo, non solo l'aspetto motorio e muscolare. Le nostre emozioni seguono delle leggi naturali di riequilibrio: il pianto chiede una consolazione, la rabbia reclama la comprensione, la delusione cerca soddisfazione e così via altaleniamo continuamente.
Che senso ha il nostro altalenare? Il gioco dell'altalena ha solo uno scopo: farci sperimentare uno stato e poi un altro ed al susseguirsi delle cose dovremmo essere grati, perché ci permette di non cadere nell'illusione che possa sempre essere tutto bello, o brutto, buono o cattivo, bianco o nero. Perché le leggi della natura e della psiche ci portano a credere che quello che stiamo vivendo in un certo momento, il qui ed ora, sarà per sempre. E così a volte viviamo nell'idealizzazione, quando sperimentiamo delle buone cose e non vogliamo perderle; altre volte viviamo nella disperazione, quando abbiamo paura di non uscire da una certa situazione relazionale o lavorativa, quando si vede tutto nero, quando il futuro fa rima con muro, non si vede niente al di là. Il singolo momento presente ha solo questo scopo: fare l'esperienza per diventarne più ricchi in umanità e conoscenza.
E' d'obbligo il passo successivo: staccarci da queste emozioni, scioglierci da certi pensieri e abbandonarli per andare oltre, perché la vita è un fiume che non si ferma. Anche nel più profondo abisso la vita offre delle svolte nuove, i fiori continuano a sbocciare, il sole a splendere e le persone a sorridere. Anche nella più grande esaltazione arriva il limite: ad una società del benessere che pensava di essere superman, è bastata una crisi finanziaria per mettere sottosopra; le vacanze hanno sempre una fine e poi si ritorna alla quotidianità; in un attimo un terremoto o un'altra catastrofe ambientale possono rivoltare il nostro benessere come un guanto.
Come facciamo a scendere dall'altalena? Prima di tutto rendiamocene conto della nostra altalena, perché questa consapevolezza rappresenta un distacco dalla vita fisica che è già un atto di equilibrio, un innalzarci e guardare da sopra la nostra quotidianità, la nostra vita e la nostra Storia. Poi, in qualsiasi fase noi ci ritrovassimo (bella o brutta per semplificare) lavoriamo per portare a termine quello che stiamo vivendo, non per rimanerci dentro sempre. E' così che possiamo curare il nostro senso dell'equilibrio. Se ci incaponiamo a voler restare al sole, perché non vogliamo l'ombra; oppure siamo al buio ma ci arrendiamo alla vita e ci accontentiamo di piccoli pensieri che non sappiano spiegarla meglio, il nostro equilibrio è messo a dura prova e prima o poi si ribella.
La prova che il nostro senso dell'equilibrio soffre è quando ci sentiamo frammentati, disorientati, abbiamo perso la veduta dall'alto sulla nostra vita e siamo talmente immersi nelle cose che facciamo che non alziamo più la testa, siamo spesso arrabbiati, abbiamo perso il senso della gratitudine per ciò che funziona e ciò che abbiamo. E' allora che abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a riequilibrare il nostro modo di vedere le cose: pensieri nuovi, un amico, il nostro partner, i nostri figli, un professionista, che ci rimandino l'altra metà del cielo che non vediamo più.
L'equilibrio reclama una qualità che è particolarmente curativa: il sentimento di giustizia. Intendo sentimento di giustizia non tanto dal punto di vista giuridico, o normativo, che punisce o premia. Si intende il rendere giustizia. E' un rispetto e qualcosa di più: è il riconoscimento delle condizioni e delle capacità nostre e degli altri.
Nelle culture arcaiche questa funzione apparteneva ai saggi che operavano per questa pacificazione. Il sentimento di giustizia ci riappacifica col mondo e con noi stessi per restituirci una calma interiore, un recinto all'interno del quale sentirci sicuri. Questo è scendere dall'altalena, mettere i piedi per terra e dirsi: qui sono al sicuro. Sul piano morale il senso di giustizia rappresenta l'impegno interiore di intervenire laddove un destino umano contasse troppo poco rispetto ad un altro, e di aggiungere un peso sulla bilancia a suo favore per ricreare il giusto equilibrio. E' di questa opera di pacificazione che abbiamo estremo bisogno, che ha in sé la denuncia e anche il mettere a posto le cose, in ordine, nel rispetto della dignità umana.
Per questo nell'evoluzione della nostra società civile oggi nascono sovente e con grande energia iniziative volte al recupero della giustizia, della dignità umana: associazioni che lottano per i diritti degli uomini, del pianeta, degli animali; associazioni per il diritto delle donne, dei detenuti, dei bambini, degli stranieri, dei senza tetto........ e la fila si allunga.
Abbiamo bisogno che questo sentimento di giustizia si faccia strada nella nostra società e questo sta già avvenendo: nazioni che si ribellano, richieste di una politica diversa, indignazione riguardo alle ingiustizie, allo strapotere di pochi su molti. Questo è il primo passo per raggiungere un equilibrio nuovo, migliore.
Per ottenere pacificazione è necessario correggere le cose che non vanno, non bastano le parole, è necessario rimettere o togliere dalla bilancia quei pesi che favoriscono qualcuno e soffocano altri. Siamo all'inizio di questo rimescolamento necessario, che ridia dignità a tutti gli uomini, al nostro pianeta, alla nostra storia ed è normale che assistiamo a ribaltoni che mai avremmo immaginato prima: la primavera Araba, il nostro governo attuale, la crisi economica. E' l'equilibrio che spinge per essere ripristinato perché è arrivato il momento di raggiungere un equilibrio migliore: che lo vogliamo o no.
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