Doti afrodisiache dei cibi

 

Tra quelli considerati più efficaci ricordiamo comunque le ostriche, il caviale, le seppie, i cavallucci e i ricci di mare, i gamberi e i gamberetti, il pesce in genere, la cacciagione, le lumache, le uova, il parmigiano e i testicoli di toro, di montone e di cervo.

 

Tra quelli più bizzarri o esotici menzioniamo la vescichetta biliare dei serpenti, gli organi genitali della tartaruga di mare, l’oloturia (o cetriolo di mare, in malese trepang), la raschiatura del corno di cervo e di rinoceronte, il muschio (proveniente dalla ghiandola del prepuzio dello stambecco tibetano), l’ambra grigia (secrezione dell’intestino del capodoglio), i nidi di rondine di mare.

 

Tra gli afrodisiaci di origine vegetale segnaliamo il tartufo bianco e nero, il cacao, i ceci, la cipolla, le fave, il sedano, lo scalogno, la ruchetta, i semi crudi di zucca, la noce di cola, il lentisco, la damiana, il ginseng, più spezie e aromi quali il coriandolo, la menta, il rosmarino, la santoreggia, il timo. Soprattutto in passato sono stati utilizzati a scopo afrodisiaco anche insetti, come il belostoma in Cina e Vietnam, la cantaride in Europa, le larve di vespa e i ragni.

 

Nell’antica Roma, inoltre, erano molto apprezzate le cervella e i testicoli di passero, oltre alle vulve di scrofa. In alcuni di questi cibi, comunque, l’analisi chimica ha individuato fra l’altro la presenza di ormoni androgeni e di fosforo, che potrebbero veramente favorire l’attività sessuale.

In altri, però, oltre ad effetti afrodisiaci si registrano effetti tossici (come nel caso della cantaride), quando non allucinogeni. Va poi notato che alcune sostanze afrodisiache hanno forma vagamente fallica, sono collegate alla supposta natura lussuriosa dell’animale da cui provengono (vedi il passero), oppure sono utilizzate (è il caso dell’ambra grigia e del muschio) nella produzione di profumi, ritenuti in grado di stimolare il sistema nervoso.

 

Nell’antica Roma proliferavano fattucchiere specializzate in filtri d’amore, per la cui preparazione ricorrevano anche all’ippomano, un’escrescenza carnosa che si trova talvolta sulla fronte dei puledri al momento della nascita.

In ogni caso, le cronache dell’epoca registrano diversi casi di morte a seguito dell’ingestione di queste pozioni: molto probabilmente, però, le conseguenze letali non erano da imputare all’ippomano, bensì a qualche ingrediente tossico presente fra i numerosi componenti di questi filtri, come funghi, ragni, cantaridi, insetti vari, mandragora, datura e compagnia cantante…