Skin ADV
Venerdì 22 Novembre 2024
Utente: Password: [REGISTRATI] [RICORDAMI]


 

 
 
LANDSCAPE


MAGAZINE





23 Marzo 2020, 09.30

Eppur si muove

La quiete dopo la tempesta

di Leretico
Non avrei mai capito veramente cosa sia essere agli «arresti domiciliari», senza la crisi del Covid-19

Mi manca la libertà, proprio quella di cui non mi curavo particolarmente fino a questi giorni tribolati. L’ho sempre indossata come una camicia d’estate, che toglievo e mettevo secondo il calore e la condizione in cui mi trovavo. Ora le cose sono cambiate.

Così, mentre il virus imperversa e intasa drammaticamente le notizie quotidiane, vago per la casa cercando una variazione credibile al percorso, ormai “standard”, tavola-divano-letto.
Un triangolo comunque insidioso in tutte le sue varianti combinatorie.
Dormire per terra oppure mettere una tenda in giardino cominciano ad essere soluzioni credibili.

Cerco su internet se vendono tute da palombaro a basso prezzo.
Potrebbe essere utile per raggiungere il supermercato nei prossimi giorni, se la situazione peggiorasse ancora.
Se avesse l’elmo di vetro a forma di lampadina, avvitabile, sarebbe interessante e probabilmente, così conciato, mi lascerebbero uscire di casa senza chiedermi l’autocertificazione. Dopo qualche minuto di infatuazione per la geniale idea, rinuncio. Troppo pesante da portare.

Eppure, l’idea di un’immersione permane suadente con un retrogusto di salvezza. Cavalco la sensazione e scendo al piano inferiore della casa, deciso, nella stanza dove ho occultato, in ordine, i miei libri.
Entro come Ulisse che affronta le sirene sulla propria nave orgogliosa. Qui nessuno potrà evitare la mia evasione. Qui mi sento di poter resistere allo tsunami che là, nel mondo, sta imperversando.
Mi faccio legare all’albero maestro degli scrittori, perché le sirene non mi convincano ad uscire di casa facendo leva sul mio libero arbitrio così sviluppato.

L’albero maestro a cui mi appoggio sembra una colonna di Traiano, su cui guardare le storie di una vittoria, di una reale conquista. Tuttavia, si sa, guardare non è vedere, quindi mi accontento della saldezza che il mio «refugium peccatorum» al momento mi concede.

Le sirene sono suadenti, parlano il linguaggio della pubblicità: sole, campi aperti, incontri con amici sorridenti, viaggi in luoghi ameni ed esotici.
Contraddittorio leggere i messaggi continui in televisione di stare a casa, alternati a immagini di famiglie perfette che salgono in auto e vanno incontro alla libertà. È una tortura.

Il suono di un’ambulanza mi riporta ad aprire gli occhi per un momento e un’immagine invade proditoriamente la mia coscienza: un lugubre convoglio militare scorre lento al centro di una città deserta accompagnando i feretri di centinaia di naufraghi verso il nulla.
Il nulla è angosciante e ci costringe a dibatterci nella dolorosa scelta tra mito o filosofia.

Non sappiamo se sia meglio un rimedio alla paura che ondeggi nelle emozioni del racconto mitico oppure poggi saldamente i piedi della ragione contro l’imprevedibile che incombe. Non basta una vita per decidersi sulla questione e Dio lo sa.

È troppo triste quel corteo funebre senza un umano addio, senza ritorno. Non resisto, cerco di pensare ad altro e giro lo sguardo verso i libri, verso gli scrittori miei salvatori, verso le loro ombre che mi parlano.
Mi sovviene in quel frangente, e opportunamente, il don Ferrante di Manzoni, che non si preoccupava della peste, avendone “filosoficamente” dimostrato l’inesistenza, ma questa «gli s’attaccò; andò a letto, a morire, come un eroe di Metastasio, prendendosela con le stelle».

Alla fine, come diceva Leonardo Sciascia,
il vero vincitore dei «Promessi Sposi» è davvero don Abbondio, che, nel romanzo, supera tutte le difficoltà: i temibili bravi, l’arrogante e violento don Rodrigo, persino il morbo fatale della peste. Vince la sua mediocrità, il suo non scegliere per il bene, la sua accidia.

Mi sovviene la «Storia della colonna infame» che ci toccherà rivivere a breve quando daranno la caccia ai presunti untori, capri espiatori a cui far pagare socialmente tutte le colpe del contagio assassino.

Tra le voci che odo sulla nave di Odisseo c’è quella di Gesualdo Bufalino, che in «Diceria dell’untore» sogna la salvezza per i suoi protagonisti, amanti malati in fuga dal sanatorio dove «l’attesa della morte è una noia come un’altra».
E poi sento dal profondo Camus, Lucrezio, De Roberto che mi dicono sommessamente che le epidemie sono sempre esistite e venivano combattute con l’isolamento e l’attesa.

Certo, non posso dimenticare il «Decamerone» del Boccaccio, la letteratura schierata contro il morbo fatale.
Mi piacerebbe prendere la strada di Montale che mi parla del suo «Secondo mestiere», quello che potremmo fare in questi giorni di prigionia, quello che non abbiamo forse avuto il coraggio di scegliere a suo tempo e adesso portiamo avanti per diletto, con una certa nostalgia.

Ma quello che più si eleva tra le voci amiche
è Primo Levi che ne «I sommersi e i salvati» mi ricorda che cosa sia l’offesa che il virus ci sta portando e cosa veramente significa il contagio del male:

«Poiché, ed è questo il tremendo privilegio della nostra generazione e del mio popolo, nessuno mai ha potuto meglio di noi cogliere la natura insanabile dell'offesa, che dilaga come un contagio.
È stolto pensare che la giustizia umana la estingua.
Essa è una inesauribile fonte di male: spezza il corpo e l'anima dei sommersi, li spegne e li rende abietti; risale come infamia sugli oppressori, si perpetua come odio nei superstiti, e pullula in mille modi, contro la stessa volontà di tutti, come sete di vendetta, come cedimento morale, come negazione, come stanchezza, come rinuncia»


Anche Giacomo Leopardi vuole dire la sua e non fa in tempo a raccontarmi in quali circostanze scrisse «La quiete dopo la tempesta» che una voce amica mi chiede di tornare al micidiale triangolo della vita coatta di questi giorni.
Mi consolo con Eduardo de Filippo che nuovamente mi suggerisce, come altre volte mi è capitato: «adda passà ‘a nuttata».

Indugio ancora un attimo, prima di riemergere al piano di sopra, per ascoltare Emanuele Severino, che da poco ci ha lasciato.
Un giorno disse in un’intervista: «Quando la malinconia diventa matura si trasforma in allegria».
Spero anch’io che, dopo aver superato la buriana, la malinconia di questi giorni di prigionia, la malinconia di tutta la comunità in cui vivo, si trasformi finalmente in allegria.

Leretico

Visualizza per la stampa

TAG





Aggiungi commento:

Titolo o firma:

Commento: (*) ()





Vedi anche
24/05/2020 08:30
Il cammino fino al tramonto La paura è uno dei sentimenti umani più difficili da gestire. Emerge dalle profondità dell’inconscio, si impadronisce di noi e spesso non riusciamo a contrastarla adeguatamente.

02/08/2021 06:55
Green Pass: malgrado il fanatismo Doveva essere la liberazione dopo la chiusura, la fine di un incubo collettivo, invece la vaccinazione anti-covid sembra per alcuni, forse troppi, il male assoluto

23/08/2021 09:52
Bestiario d'agosto Andare al supermercato una mattina d'agosto può diventare un'esperienza eroica. La necessità di sopravvivere può spingere l'essere umano a tentare anche queste temibili imprese


04/11/2012 09:30
Un 32enne di Sarezzo agli arresti domiciliari per spaccio Ad agosto l'uomo era stato pizzicato con 20 grammi di cocaina e 1.000 euro in contanti, ma la pena era stata sospesa. Mercoledì sera è stato di nuovo fermato con 5 grammi di cocaina e un po' di marijuana: per lui arresti domiciliari in attesa del processo

13/01/2013 10:20
Lumezzane: fermato a scuola per spaccio Un 19enne è finito agli arresti domiciliari (in attesa del processo) per detenzione e spaccio di 8 grammi di hashish presso l'istituto "Don Tedoldi" di Premiano. Segnalati anche i due 17enni che stavano acquistando la roba



Notizie da Filosofia
17/08/2014

Nave, arrivano gli speed check

Verranno posati lungo il tratto di Provinciale che da Nave raggiunge la Mitria. Una decisione che registra anche qualche dissenso

31/05/2014

La seria comicità del rispetto

L’opinione suppone che la gelosia sia la triste conseguenza dell’amore. Ma la gelosia è una finalità, una meta e, se bisogna amare, è per poter essere gelosi

05/05/2014

La competizione degli amanti

Un'acuta riflessione di Alberto Cartella attorno alla muta latente violenza che in ogni rapporto s'insinua e che tutti gli uomini celano con la menzogna del linguaggio

17/04/2014

Il troppo diventa tossico

Alberto Cartella prende in considerazione quel "troppo" che quando diventa squilibrio estremo mette in crisi ogni aspetto della nostra vita

12/03/2014

La difficoltà della leggerezza dell'emozione

Il giovane filosofo Alberto Cartella conduce una profonda riflessione sul nostro quotidiano confronto emozionale, sia esso amicizia o amore. Eppure troppo spesso cristallizzato nel 'non detto'

01/03/2014

Vita e pensiero

Una profonda riflessione del giovane filosofo Alberto Cartella sulla vita come creazione e su quel "granello di follia" che contraddistingue il cammino di ciascuno di noi

29/01/2014

Divenire e realtà

L'analisi di ciò che è divenire, di quell'inquietudine che nasce dall'esperienza e produce coscienza ne post del giovane filosofo Alberto Cartella, pronto a rispondere ai dubbi e alle domande dei lettori appassionati di filosofia

28/12/2013

Educazione e masochismo

Una riflessione sul contratto masochista come espressione non soltanto della necessità del consenso della vittima, ma anche del dono della persuasione, la spinta pedagogica e giuridica mediante la quale la vittima educa il proprio carnefice

23/11/2013

Il gioco dell'amore e altre sciocchezze

Una riflessione che parte dal gioco del fare l'amore per parlare della leggerezza e della distrazione come inestricabilmente legate in un vincolo di opposizione alla pesantezza della vita quotidiana e usate come strumento protettivo

29/10/2013

La crisi del processo educativo

Una digressione del filosofo Alberto Cartella sul degradarsi del processo educativo, allorché all'aspetto linguistico non sa porre accanto anche il preminente aspetto visivo, quello legato alla necessità dell'incanto, ossia l'infanzia nello sguardo

  • Valtrompia
  • Bovegno
  • Bovezzo
  • Brione
  • Caino
  • Collio
  • Concesio
  • Gardone VT
  • Irma
  • Lodrino
  • Lumezzane
  • Marcheno
  • Marmentino
  • Nave
  • Pezzaze
  • Polaveno
  • Sarezzo
  • Tavernole
  • Villa Carcina
  • -

  • Dossier