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25 Novembre 2013, 09.00

Terza pagina

La verità vi prego, sui confini dell'amore 1.1

di Dru
Qualcuno mi ha fatto osservare che non vede contraddizione in quanto al discorso fatto da Scalfari sull'Ente energia eterna e sull'Ente forma caduca e finita

"Credere in qualche cosa" é appunto la frase con cui mi sono congedato nell'ultimo mio articolo, frase sollecitata da Scalfari per la domanda che egli pone ad amici ogniqualvolta cerchi la verità.
È importante, a questo punto, ritornare a Platone e in specifico all'epanfoterizein o oscillazione delle cose o degli enti tra l'essere e il niente.
 
Nello scritto precedente scrissi della contraddizione e oggi cercherò di mostrarla, cercando di condurvi per mano all'interno di essa.
Alessandro é un uomo ma l'uomo non é Alessandro, almeno non solo, ma é anche Pietro, Marco e altri; l'uomo é mortale, ma il mortale non é l'uomo, almeno non solo, ma é anche la pecora, l'asino e altri; il mortale é un ente, ma l'ente non é il mortale, almeno non solo, ma anche  l'immortale.
 
Questo pensa Platone prima e Aristotele poi inaugurando la stagione millenaria della metafisica dove l'ente mortale é diveniente mentre l'ente immortale é eterno.
Questo il nucleo dell'episteme dove epistastai o ciò che sta sopra, appunto "sta", non "diviene", controllando e governando le cose "divenienti".
Il problema sorge appunto tra questo stare e il divenire delle cose, dirà Nietzsche, demolendo la metafisica di oltre duemila anni.

Quando si utilizzano certi concetti, come nel dialogo fra Scalfari e papa Francesco, si deve mostrare assoluta prudenza, perché si sta camminando su carboni ardenti .

L'ente in quanto Ente è la medesimezza o l'esser se stesso e non il suo esser l'altro da sé.

Come può apparire una stessa cosa o l'Ente appunto come eterno e come finito? Come può l'uomo essere mortale e immortale? L'uomo mortale e immortale é una contraddizione come per ogni altra cosa che voglia essere e non essere, come ogni positivo che si identifichi al negativo. Che l'essere non é, è appunto una contraddizione.
Questo Platone e Aristotele lo sapevano benissimo, ecco dove sta la pericolosità dei termini che con tanta sicumera vengono oggi adoperati da insigni pensatori, sicumera che mostra in questo di ignorare il messaggio di Leopardi e di Nietzsche, il messaggio del vero relativismo, quello che uccide Dio, il messaggio che fa tramontare gli eterni dell'episteme, dimostrando che l'inascoltato dire della nuova filosofia  fa di questi pensatori, che parlano, ancora  prigionieri della  "struttura" metafisica.

Quindi, o l'Ente é eterno o l'Ente é finito, caduco, che diviene Niente. Ma i due Enti, quello eterno e quello caduco, non stanno appunto solamente, dunque si contraddicono.

Il problema o contraddizione, si presenta con tutta la sua impossibile soluzione.
È evidente che un essere che diventa nulla é impossibile, cioé contraddittorio, in quanto le opposizioni, l'essere e il nulla, che si identificano sono l'esser nulla dell'essere, la contraddizione massima.

Emanuele Severino:

«Ci stiamo portando verso una dimensione in cui non si tratta di scegliere tra fato e libertà ma di rilevare che sia il fato sia la libertà sono due modi diversi di gestire l’oscillazione delle cose tra l’essere e il nulla.
Per il fatalismo l’oscillazione è un percorso inevitabile; per chi crede nella libertà è un percorso che c’è ma sarebbe potuto essere diversamente. Entrambi però appartengono alla stessa dimensione.
Questo discorso che il sottoscritto sta facendo non ha nulla a che vedere con l’ateismo. Anzi dice: e gli amici di Dio e i nemici di Dio; e i fatalisti e gli amanti della libertà; quindi da una parte Aristotele ed Erasmo da Rotterdam come amici della libertà e, dall’altro Lutero, Calvino, Agostino il quale diceva: “Solo per grazia, cioè solo per il sacrificio di Gesù, l’uomo è libero“.
 
Intendo dire che queste grandi antitesi, amici/nemici di Dio, fatalisti/non fatalisti, queste grandi antitesi sono antitesi di superficie perché le loro fondamenta sono le stesse, la loro anima è la stessa: cioè la gestione dell’oscillazione delle cose il cui nume tutelare è o il demonio o Dio.
C’è un momento in cui Gesù dice “il demonio è omicida“. Ma sia il demonio che Dio, considerando l’uomo come nulla, perpetrano la nullificazione, cioè il senso originariamente radicale dell’uccisione, dell’omicidio.
Questo non vuol dire che l’ateismo sia dalla parte della ragione; questo non vuol dire che l’ateismo debba prevalere sull’affermazione della libertà.
 
Questo vuol dire che si tratta di portarsi oltre la contrapposizione tra fato e libertà, così come di portarsi oltre la contrapposizione tra amicizia ed inimicizia di Dio, tra attaccamento al fato divino e liberazione dal fato divino.
Sia l’attaccamento, sia la liberazione hanno alla radice la follia estrema che pensando che le cose oscillino tra il nulla e l’essere pensano le cose come nulla e quindi perpetrano l’omicidio nel suo significato più originario.»

Dru
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