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24 Dicembre 2013, 09.20

Terza pagina

L'Intima Mano

di Dru
La filosofia nasce mostrando subito quel carattere d'indipendenza nei confronti dei miti, fedi, religioni, opinioni, istinti, costumi sociali, oltre che da costrizioni e comandamenti che risultino esterni a ciò che essa chiama col nome di "verità"

...ma durante il suo percorso si è sempre misurata con queste forze e ha sondato nel profondo i loro significati.
Il filosofo che forse è più lontano dal mondo religioso, che è l'espressione più evidente nella grande epoca della tradizione filosofica degli eterni al comando del tempo, è Spinoza.
 
Quello di Spinoza è stato considerato a ragione il sistema più radicale e alternativo dopo la venuta di Cristo.
Cacciato dalla sinagoga nel 1656 venne tacciato come "l'uomo più empio e pericoloso di questo secolo" come scrive Arnoud approvato in questo da Leibniz.
 
Anche Boyle, il fondatore della chimica moderna, dà la sua versione di Spinoza "Ateo, fatalista, materialista, dissacratore della Scrittura e di ogni religione, corruttore della morale e della stessa convivenza umana".
 
Succede che, dopo un secolo e più, personaggi del calibro di Jacobi, Fichte, Schellng, Goethe, Schiller, Lessing, Hegel, Schopenauer, Nietzsche, Borges, Einstein, sono gli artefici della sua rinascita e gloria nel pantheon del pensiero che a tutt'oggi è attuale per quanto concerne il rapporto stato chiesa, fede e ragione e per la difesa della democrazia.
 
Sul frontespizio del Tractatus theologico-politicus si legge "la libertà di filosofare si può concedere senza danno per la pietà e la pace dello Stato, ma, anche, essa non si può togliere senza togliere la pietà e la pace dello Stato".
Su queste basi il filosofo si impegna a fondo nel ricercare il bene vero e condivisibile che dia gioia continua e duratura.
 
Il bene di Spinoza è Dio, ma un Dio diverso da quello della grande tradizione culturale dell'Occidente, un Dio che non ha volto né volontà e scopo e comprende nel suo bene la natura, quella natura rifiutata e creduta come male e peccato.
Ma anche Spinoza non si libera dal carattere della potenza e dell'eternità del divino della tradizione.
 
Nell'Etica, la sua opera più riuscita, lui espone un Dio eterno che esiste necessariamente contrapposto a ciò che non esiste necessariamente, le cose del mondo che sono da esso prodotte e che sono esistenti nel tempo.
Spinoza risulta corrispondente in questo al pensiero occidentale, le cose del mondo non esistono necessariamente.

Questo oggi risulta evidente a tutti, è la verità, è l'unica verità evidente.

Questa evidenza, tutt'altro che facile a chiarire, è ciò che più evidente mostra il pensiero dell'Occidente.
Ma allora perché invece di perdere tempo intorno a questo non cerchiamo di rendere la vita un poco più sopportabile e comoda?
Perchè l'unica verità veramente indiscutibile di oggi è in realtà l'errore più grande e profondo.

Risulta oggi una presunzione ancora più grande quando scrivo nei termini in cui la scienza dice che le cose del mondo non esistono per sempre.
E questo risulta ancora più evidente nel momento in cui riduciamo la filosofia di Spinoza, così lontana dalle abitudini morali e concettuali dell'Occidente Cristiano, ad un sodalizio con questo pensiero e alle sue abitudini.

Ma credere ad un Dio o  credere alla scienza che faccia uscire le cose dal nulla e le faccia ritornare non è credere che le cose siano nulla?

E questo credere non è violenza? Non uccide uomini e cose nella maniera più radicale ed originaria?
Quello che sta al fondamento della violenza più visibile e che tutti sono capaci di vedere?

"Sul fondamento di questa fede, ogni santità è la culla dell'omicidio e di ogni altra forma di annientamento".
Questo scritto è condotto per mano da "L'intima mano", saggio stampato da Adelphi e scritto da Emanuele Severino.
 
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