Una frase che si sente dire sempre più spesso: certe cose non le possiamo più mangiare perché siamo diventati intolleranti, seguendo una tendenza in aumento in tutta Europa. Possiamo rinunciare, certo, ad alcune cose, ma come reagisce il nostro corpo?
Lattosio, glutine, lievito, frumento e molti altri ancora sono alimenti a cui sempre più persone diventano intolleranti, seguendo una tendenza in aumento che concorda con i dati di molti Paesi europei e non solo dell'Italia.
Essere intolleranti a un determinato alimento, però, non significa dover smettere del tutto e per sempre di assumerne le sostanze nutritive, anzi, ci sono soluzioni meno drastiche, come le diete a rotazione, che permettono di non escludere del tutto ciò che in un determinato cibo è contenuto.
L'eliminazione di un dato alimento, con tutte le sue proprietà nutritive, infatti, pur implicando anche l'eliminazione del problema, potrebbe portare anche a scompensi nutrizionali seri, mentre affidandosi ad un nutrizionista esperto si può arginare questo problema.
Ad esempio, chi è intollerante al latte e ai suoi derivati non può permettersi di smettere di assumere il calcio che in essi è contenuto, ma può sopperire a questa mancanza mangiando, ad esempio, sardine, kiwi, lenticchie, spinaci e tonno, tra gli altri, ma sempre consultando prima un nutrizionista.
Creare un regime dietetico che tamponi le carenze di un intolleranza, infatti, è un processo complesso che può variare molto da paziente a paziente.
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