Al termine “rumore” viene correttamente associato il significato di “suono sgradevole o non desiderato”, questa definizione implica un giudizio soggettivo del suono, il che a sua volta comporta l’esistenza di un rapporto di azione e reazione fra un ambiente sonoro e l’uomo.
Gli effetti nocivi del rumore sull’uomo sono uditivi (specifici) diretti sull’organo dell’udito ed extra uditivi (non specifici) che possono interessare vari organi ed apparati.
L'esposizione ad un rumore estremamente intenso può anche lacerare il timpano producendo una perdita uditiva molto accentuata; un rumore meno elevato, ma pur sempre intenso, determinerà una lesione alle strutture dell’orecchio interno che non riusciranno più a trasmettere in modo completo gli impulsi al cervello.
Parimenti un’esposizione cronica a rumori elevati provocherà una sordità professionale.
La perdita di udito indotta dal rumore è una delle patologie professionali più comuni, infatti il 29% dei lavoratori europei è esposto ad elevati livelli di rumore per più di un quarto dell’orario di lavoro, e il 20% di essi deve alzare la voce al di sopra dei livelli di una normale conversazione per almeno la metà delle ore di lavoro, non diversa è la situazione per i lavoratori italiani.
Inoltre esiste un nesso, non trascurabile, tra rumore ed infortuni riconosciuto nella “direttiva sul rumore”, che prescrive di tenerne conto in modo specifico durante la valutazione del rischio connesso al rumore, infatti ogni anno, in Europa, vi sono oltre 7,5 milioni di infortuni sul lavoro (cifre UE dati dell’anno 2000.
Fonte Eurostat Work and Health in the EU A statistical portrait Data 1994 – 2002 ISBN 92-894-7006-2004).
L’aspetto infortunistico legato al rumore è riconducibile a diversi aspetti tra i quali:
- il rumore impedisce la comunicazione verbale fra i lavoratori;
- il rumore può coprire il suono di pericoli in avvicinamento o di segnali di allarme (ad esempio, le indicazioni di inversione di marcia dei veicoli);
- il rumore distrae i lavoratori;
- il rumore contribuisce ad innalzare lo stress sul lavoro aumentando il carico cognitivo e, di conseguenza, la probabilità di errori.
Le grandezze fisiche che caratterizzano un rumore sono la potenza sonora espressa in decibel (dB) e la frequenza espressa in Herz (Hz).
Per meglio capire cosa si intende per rumore, nella seguente tabella viene indicata la potenza di alcuni rumori tipici del vivere quotidiano e i conseguenti effetti sull’uomo:
Sorgenti di rumore e situazioni tipiche di rumorosità
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Potenza dB(A)
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Pericolosità
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Situazioni tipiche semplificate
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116 - 130
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Rumore dannoso
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Sirena di allarme
Rumore di aereo in zona di decollo
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86 – 115
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Rumore che produce effetti specifici a livello auricolare e che può indurre malattia psicosomatica e in alcuni casi danno uditivo
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Musica in discoteca
Martello pneumatico
Metropolitana, motocicletta, camion in accelerazione (a 7 metri)
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66 – 85
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Rumore che disturba e affatica, in alcuni casi può provocare danno uditivo
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Strada a traffico intenso
Abitazioni prossime ad autostrade
Ufficio rumoroso
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35 - 65
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Rumore fastidioso e molesto che può disturbare il sonno e il riposo
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Interno di abitazione con finestra aperta su strada a traffico intenso
Interno di abitazione con finestra chiusa su Strada a traffico intenso
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0 – 35
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Rumore che non arreca fastidio né danno
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Fruscio di foglie
Stanza da letto silenziosa
Studio di registrazione
Deserto
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Al fine di tutelare l’intera popolazione lavorativa, essendo il “rumore” percepito in maniera soggetttiva indipendentemente dagli effetti nocivi che esso può avere sull’uomo, il D.Lgs. 81/2008 Titolo VIII, Capo II, oltre a definire i valori limite di esposizione e i valori di azione, impone al datore di lavoro di effettuare una valutazione del rumore al fine di identificare i luoghi di lavoro in cui l’esposizione al rumore sia tale da determinare un rischio per la salute dei lavoratori utilizzando indicativamente i seguenti criteri:
1) Verificare se il livello di esposizione individuale a rumore sia superiore o inferiore ai limiti previsti dalla normativa;
2) Esaminare attentamente la situazione esistente in un certo ambiente in merito ai ritmi e cicli di produzione, lavorazioni eseguite e tipologie di materiali utilizzati;
3) Valutare i tempi di esposizione dei lavoratori e loro effettive posizioni di lavoro relativamente alle sorgenti di rumore, tenendo conto di tutti gli elementi che concorrono a determinare la reale esposizione, come l’alternanza e la concomitanza tra mansioni diverse, le pause, ec…;
4) Descrivere dettagliatamente numero, tempi, tipo e stato di manutenzione delle macchine in funzione e le condizioni fisiche ambientali;
5) Pianificare un programma al fine di migliorare le condizioni di rumorosità dell’azienda;
6) Fornire ai lavoratori un’adeguata informazione e formazione sui rischi legati all’esposizione a rumore;
7)Se necessario fornire adeguati dispositivi di protezione individuali ai lavoratori.
La sanzione in capo al datore di lavoro se non assolve a quanto previsto dalla normativa vigente prevede a seconda della prescrizione non assolta: arresto da un minino di 2 a un massimo di 6 mesi o un’ammenda da un minimo di 750 euro a un masssimo di 6400 euro.
Dott. Raffaella Bertuzzi
Tecnico della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di lavoro
via Roma, 4 – 25027 Quinzano d/O - Bs