La Democrazia non ancora diretta mette a punto i dispositivi di quella Diretta. La tecnica per essere efficace ha bisogno di meccanismi ben oliati
Quello che ora passa come messaggio dalle prime prove di dialogo post elettorale, fra le diverse forze politiche espressione del voto e tra i nuovi parlamentari ancora eletti con i vecchi criteri della democrazia rappresentativa, è che una repubblica parlamentare che voglia funzionare con i nuovi criteri, criteri che il mondo liquido delle nuove tecnologie spingono avanti, non può più presentare le proposte di governo dei partiti usciti vincenti dalla bagarre elettorale a scatola chiusa, con il superato criterio della fiducia o delle alleanze e dei patti, scatola chiusa che contiene le cose tutte, scatola chiusa che o prendi o lasci ma che se prendi poi non lasci: l'unico patto è quello delle forze democratiche che considerano solo un vincolo, quello del potere tenuto dal popolo:gli altri vincoli la struttura tecnica li vuole sciolti per essere libera di agire.
Quali gli aspetti che prevedo a breve periodo?
Una partecipazione maggiore della "casa pubblica" dalle masse che vivono la periferia più lontana, cioè noi tutti, per decidere delle cose che non saranno messe nella "scatola dei patti" e della "fiducia", ma che verranno disposte dal governo e votate alle camere di volta in volta; poi una manipolazione di quelle cose da tutti attraverso un discorso che parta dalle nuove tecnologie, cose che prima venivano messe nella "scatola dei patti" e "della fiducia", scatola che veniva aperta nei consigli dei ministri e commissioni per essere alterata nel suo contenuto; infine quelle stesse cose che prima servivano al consenso e come mezzo per il raggiungimento del potere, alterate contrariamente ai patti, edulcorate e infine utilizzate per il proprio interesse personale, risulteranno le stesse prima durante e dopo il processo parlamentare con la coerenza che gli è dovuta.
Questi avvenimenti pongono da subito dei problemi di organizzazione, ma quello che mi interessa di sottolineare è che impongono un criterio e un'agenda politica alle nuove forze che ridarebbe fiato alle istanze e allo spirito costituente, istanze mosse da uno autentico contenuto democratico .
Quindi, contrariamente alle parole che Eugenio Scalfari ha appena scritto sul suo articolo domenicale, ciò che vogliono o comunicano di volere i rappresentanti di queste nuove forze non è il sovvertimento delle regole se le regole (le leggi) rispettano lo spirito democratico, vedremo come la tecnica risolverà i problemi organizzativi.
Certo il cavallo della tecnica non poteva trovare miglior cavaliere in politica che in quell'anarchico di Beppe Grillo: il potere della tecnica per prevalere deve avere alla propria guida il contro potere, così libero dalle briglia strette, il cavallo, marcia spedito nel futuro.
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