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02 Luglio 2012, 10.00

Pillole di Psicologia

La strada che ci riporta a casa

di Sandra Vincenzi
Lo sconosciuto che abita in noi lascia dei sassolini, come Pollicino, per farci ritrovare la strada di casa, dove risiedono le nostre radici. Sono le radici che sostengono un albero e la sua crescita.
 
Le nostre radici sono l'inconscio, ed è lì che troviamo cosa ci sostiene.
Nelle nostre profondità c'è il pozzo magico, che nasconde tesori e realizza desideri.
L'acqua di questo pozzo è l'energia che ci mantiene in vita, il corpo da solo non ce la fa.
I tesori che questo pozzo custodisce parlano la lingua dell'infinito, del mistero, dell'eterno e delle origini.
Il nostro sostegno viene da lì e lì si radica la nostra speranza, le possibilità, i talenti.
 
Sia per il pensiero Occidentale che per quello Orientale, l'inconscio è dunque questa cantina che raccoglie tutto ciò che riguarda la nostra storia personale e collettiva (per il pensiero Occidentale) e le vite passate (per il pensiero Orientale che si fonda su una visione della vita che alterna vita e morte in un ciclo continuo, il  ciclo delle rinascite).In questa cantina dunque vengono raccolte e registrate le esperienze passate.
Ora proviamo un po' a giocare con le parole, perché in questo modo possiamo ricavare molte informazioni per aumentare la comprensione di noi stessi.
 
Quando noi parliamo di inconscio, di psiche, ci riferiamo a concetti; e se diciamo che l'inconscio-cantina ha a che fare con il passato, cosa intendiamo veramente con questa affermazione?
Proviamo a rivisitare i concetti di passato-presente-futuro.
Quando parliamo di presente diciamo che lì facciamo l'esperienza che ha a che fare con il nostro compito, con le condizioni di coscienza con cui ci troviamo su questa terra. Mentre quando parliamo di futuro il vissuto riguarda uno stato di attesa di un evento futuro.
L'esperienza del passato ha invece a che fare col divenuto, ciò che viene prima e quindi che mi sostiene, da cui noi deriviamo.
Se applichiamo queste categorie al concetto di inconscio, come cantina dove avviene lo “stoccaggio” del nostro passato, capiamo subito che gli attribuiamo una grande importanza: di essere la culla da dove derivano le nostre azioni, i nostri pensieri e il nostro sentire.
L'inconscio, il nostro passato, ci sostengono come le radici di un albero.
 
Ma c'è un secondo concetto implicito nell'idea di inconscio: oltre che di passato si parla di profondità e dunque di qualcosa che sta sotto.
La cantina è  sotto  la casa, dove ci sono le fondamenta.
Continuiamo a giocare con i concetti ed introduciamo quelli che riguardano il sopra/sotto.
L'esperienza che noi abbiamo del sotto ha a che fare con la base, con ciò che ci permette di innalzare: non ci sarebbe sopra se non ci fosse sotto. Mentre sopra richiama dimensioni che hanno a che fare con il guardare dall'alto, il dominare, il comprendere, il collegare.
 
Così i rami dell'albero stanno sopra e sotto ci sono le radici.
Ancora, sopra e sotto si riferisce anche a stati d'animo precisi: il sotto ha una dimensione servile, di accoglienza, di passività come la terra sotto il suo cielo, dove sopra si muovono le nubi, volano gli uccelli, si muovono i pianeti, si scrutano i segni del futuro.
 
C. G. Jung, psicoanalista, allievo di Freud, parlando del tema intorno al quale ruotò la sua psicologia, ci racconta un sogno fatto all'età di 5 anni.
Il bimbo Jung correva su una pianura ed arrivò ad una porta che dava accesso ad una scala che scendeva nelle profondità della terra.
La' sotto c'era un Re spaventoso seduto su di un trono ed attorno a lui erano disseminate montagne di ossa.
Il bambino guardava calmo il Re che, col dito, indicava l'alto.
Così il bambino rifece le scale e arrivò sopra, e vide un Re luminoso seduto sulle nuvole.
Il sogno finisce qui, e quello che ha voluto dire a Jung è che il Re spaventoso conosceva la via per salire.
 
Quindi il concetto di sotto ha la sua saggezza e ci indica la via per salire in alto, per raggiungere il sopra: “senza radici non si vola” è il messaggio della terapia sistemica di Bert Hellinger (Senza radici non si vola di Bertold Ulsamer, Edizioni Crisalide, 2000).
Bert Hellinger durante il suo lavoro di terapeuta, scopre che ogni famiglia è un sistema o campo energetico relazionale governato da precise regole.
Ad una disarmonia avvenuta in un certo momento, nella storia di una certa famiglia, segue sempre una reazione contraria tesa a ristabilire l'equilibrio.
I figli rappresentano i componenti del gioco destinati al ripristino dell'equilibrio.
Se da un lato tali regole possono essere causa di attriti tra generazioni e di grandi sofferenze (esclusioni, sensi di colpa ed espiazioni, pesi da portare, vergogna, lutti, fallimenti, ecc.), dall'altro se riconosciute e rispettate possono essere fonte di forza e di pace interiore.
In altre parole è solo riconoscendo e rispettando le proprie radici, ciò che siamo diventati, che potremo rivolgerci a cosa vogliamo diventare.
 
Quindi il sotto, l'inconscio, è il luogo dove le radici non solo ci sono, ma hanno anche bisogno di essere riconosciute e rispettate: è così che si arriva alla consapevolezza, al sopra, che ci permette di evolvere, di fluire verso il futuro in un percorso di individuazione.
L'inconscio conosce i segreti per salire in alto.
Chi tentasse di farlo pensando di tagliare con il passato, accumulerebbe solo sconfitte e disillusioni.
Ecco allora che nella ricerca interiore, tesa al “conosci te stesso”, questo sconosciuto rappresenta per ognuno di noi il Re spaventoso che ci indica la strada per risalire.

Re spaventoso perché ci spaventa l'idea di un movimento costante e continuo sotto i nostri piedi di cui non abbiamo consapevolezza, perché ci spaventa l'ignoto, perché è in quello spazio che aleggiano le nostre paure, i nostri terrori, le nostre stranezze e malattie, le nostre piccolezze, le nostre cose storte, e tutto ciò che non abbiamo voglia di ricordare e di guardare.
E questo Re spaventoso ci riporta al tesoro più grande al quale possiamo ambire: la nostra scalata verso il cielo, verso ciò che può renderci migliori, noi e il mondo.
 
E la prossima volta percorreremo insieme questa scala per vedere dove ci porta.
 
 
Dott.ssa Sandra Vincenzi
PSICOLOGA PEDAGOGISTA
e-mail vincenzisandra@gmail.com
 
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