Skin ADV
Sabato 11 Maggio 2024
Utente: Password: [REGISTRATI] [RICORDAMI]


 

 
 
LANDSCAPE


MAGAZINE





22 Dicembre 2014, 08.17

Racconti del lunedì

I tre doni di Natale

di Ezio Gamberini
Succede, a volte, che i Santi in Paradiso si annoino. Certo, la comunione è totale, la concordia sublime, la fratellanza assoluta, ma...

... ma in qualche occasione sentono il bisogno di “uscire” da questa “normalità”; insomma, devono inventarsi qualcosa per “trasgredire”, sempre nel solco del lecito e del buono, ovviamente, qualcosa che dia un po’ di sapore ai loro interminabili giorni trascorsi nella Pace Celeste.

Così, come succedeva ormai da qualche secolo, anche quell’anno decisero di fare un regalo speciale a chi avesse scelto il modo migliore per celebrare il Santo Natale: in tutto il mondo erano esaminati gli eventi più belli e significativi per festeggiare la nascita di Nostro Signore, e in quell’occasione i Santi si scatenavano con la fantasia, assegnando a ogni convitato o partecipante all’avvenimento una scatola contenente tre doni, tra i quali ne poteva essere scelto soltanto uno.

Tra i Santi si potevano contare parecchi burloni, o smemorati, o ingenui, se vogliamo sfumare il giudizio su di loro, ma quello che combinò San Comichino da Zelig nel Natale del 1884 ai quindici poveri lebbrosi che si erano riuniti nell’abitazione di Padre Damiano, a Molokai, nell’arcipelago delle isole Hawaii, fu davvero strano.

Pensando di fare un figurone, poiché gli altri due doni erano costituiti da un buono per “Guarigione temporanea di una settimana dalla lebbra” e “Un po’ di serenità” (senza specifica temporale), San Comichino da Zelig inserì nella scatola un magnifico I Phone della Apple, dotato del suo bravo caricabatterie, che sarebbe stato inventato soltanto dopo centotrentanni circa (ma, si sa, ai Santi tutto è possibile!).

Quando il fiammingo Padre Damiano de Veuster fu canonizzato da Papa benedetto XVI, domenica 11 ottobre 2009, alle tre dello stesso pomeriggio, il “novello” San Damiano si presentò al cospetto di tutti i Santi e disse a voce alta: “Dov’è San Comichino da Zelig?”.
Questi uscì dal coro e gli corse incontro: “Ma tu sei proprio scimunito! - gli disse il nuovo arrivato – Che se ne facevano i miei poveri lebbrosi di un I Phone?”, e poi si abbracciarono teneramente e diventarono subito grandi amici, com’è d’uopo in Paradiso.

Pensa – proseguì San Damiano - su quindici, dodici scelsero ‘Guarigione temporanea di una settimana dalla lebbra’ e per sette giorni parse a loro di essere in Paradiso, ma poi all’ottavo giorno tutto tornò come prima; due, forse un po’ più svitati, scelsero l’I Phone: se lo rigirarono tra le mani qualche giorno, si chiesero dove dovevano infilare i caricabatterie, e alla fine, poiché non servivano a nulla, li buttarono in mare; soltanto uno scelse ‘Un po’ di serenità’: per lui non cambiò praticamente nulla, ma da quel momento i suoi occhi brillarono di una luce nuova, fino al giorno in cui la lebbra se lo portò via e si spense, proprio ‘serenamente’”.

Per quell’anno la scelta dei Santi cadde su un pranzo di Natale
che era stato organizzato in un paesello di montagna, immerso nel verde e attraversato dalle acque di un bel fiume, con certe albe e tramonti così tersi e limpidi da lasciare senza fiato, tanto erano belli; ma di tutto ciò gli abitanti non se ne rendevano conto, perché si erano ormai abituati alla bellezza del paesaggio, e anzi in tanti pensavano di abitare una terra fredda e desolata, abbandonata da Dio.

L’idea dei solerti e volenterosi organizzatori era stata davvero entusiasmante, cioè far trascorrere il Natale insieme, a tutti quelli che non lo potevano fare per le cause più svariate: perché erano soli, perché non potevano, non volevano e non ne avevano voglia.
Ma la cosa riuscì tostissima, e fu scelta dal consesso dei Santi perché non vi parteciparono soltanto quelli che erano soli, ma anche famiglie intere e persone che, in sostanza, gradivano trascorrere il Natale insieme con altri.

Ai tavoli prestarono il loro servizio uomini e donne che nella loro vita normale si occupavano delle più svariate attività, e anche alcuni giovani, lontani da casa per lavoro, che al loro ritorno per Natale, invece di sedersi al desco familiare, per quella volta scelsero di essere al servizio di altri.

Alla fine s’iscrissero in centoventitre! Il menù era sopraffino: lasagne, bolliti, arrosti, dolci dei più svariati tipi…
Il pranzo ebbe un clamoroso successo e un gradimento universale, tutti erano felici e soddisfatti.
Finalmente si avvicinava il momento in cui tutti avrebbero aperto la scatola che ognuno aveva collocata accanto al proprio piatto.

La disputa tra i Santi quell’anno era stata accesissima:
“Io quest’anno voglio far trovare nella scatola un Rolex – diceva San Comichino – E dai, che se la godano un po’!”.
Ma il bello è che non si trattava di un Rolex “ordinario”, da quattro o cinquemila euro. No, lui aveva pensato al modello Paul Newman, il Rolex più costoso al mondo valutato a quel tempo non meno di centodiecimila euro al pezzo!

Il secondo dono fu invece una classica settimana di qualcosa di bello: quell’anno fu “Buono valevole per una settimana di gioia”, mentre il terzo: “Un po’ di pace”, ovviamente anche in quest’occasione senza indicazione temporale.
Dopo aver aperto le scatole, i convitati si guardavano l’un l’altro, sbigottiti: “Un Rolex?”… ma tanti altri furono colpiti dalla particolarità degli altri due doni.
Erano indecisi, e alla fine ottantatré scelsero il Rolex, che tennero al polso fino alla fine dei loro giorni, trentotto “Una settimana di gioia”, che si godettero come pazzi per sette giorni, e soltanto due “Un po’ di pace”, che non cambiò in alcun modo la vita di chi fece questa scelta, ma permise loro di vivere per sempre in pace con se stessi, con gli altri e col mondo intero.

E i quaranta Rolex che restarono sul tavolo?
Non furono gettati nella differenziata, come suggerì argutamente un giovane che aveva prestato servizio ai tavoli, ma il Centro che ospitò il pranzo li vendette, e con il ricavato pensò bene di abbattere le mura cadenti e decrepite, ricostruire tutto da nuovo, arredarlo con gusto, e con quello che avanzò, fu possibile organizzare pranzi di Natale per i prossimi due secoli.

E alla fine di questa storia, anche chi la scrisse, inebriato dall’atmosfera natalizia, la dovette rileggere, perché in realtà non ci aveva capito una mazza, pur essendo uscita dai suoi polpastrelli che avevano calpestato come dei forsennati i tasti sul computer.
Ma era Natale! Anche quell’anno era finalmente arrivato, e allora non si chiese altro, alzò gli occhi al cielo e ringraziò il Padreterno, augurando in cuor suo, che era colmo di gioia, un Buon Natale a tutti, ma proprio a tutti!

Ezio Gamberini

Visualizza per la stampa




Aggiungi commento:

Titolo o firma:

Commento: (*) ()





Vedi anche
10/12/2013 09:30
Cento E con questo fanno cento! Cento racconti, da lunedì 23 maggio 2011 a oggi, pubblicati sul sito nella rubrica "I racconti del lunedì"

03/03/2014 08:30
La scopa leopardata Gilda era una bidella volenterosa e tenace, infaticabile nel suo lavoro, ma un po’ “strana”, diciamo così...

08/06/2015 06:46
Mai sgurlì ‘na pianta de s’ciafù Un paio di mesi fa abbiamo riesumato le antiche tabelle per iniziare a correre che utilizzai alla fine dello scorso millennio...

02/06/2014 08:00
Una «i» di cinquanta metri Quanta pioggia in questo maggio. Non c’è tregua: ogni giorno, uno spruzzo il mattino e/o un temporale nel pomeriggio non mancano mai!

30/03/2015 06:57
Sei eliminata! Venerdì sera di metà marzo, terminata la giornata e settimana lavorativa, rientriamo a casa e affrontiamo l’ultima curva che conduce al nostro villaggio



Notizie da I racconti del lunedi
22/06/2015

Ortensie blu

Pensavo fosse una battuta, invece Grazia riesce sempre a stupirmi. In giardino abbiamo una pianta di ortensie, il cui colore oscilla tra il bianco e il rosa...

08/06/2015

Mai sgurlì 'na pianta de s'ciafù

Un paio di mesi fa abbiamo riesumato le antiche tabelle per iniziare a correre che utilizzai alla fine dello scorso millennio...

25/05/2015

Una storia che non può funzionare

Cecco ritornò a casa dopo sei mesi. Voleva cambiare una lampadina, in sala, così prese la scala e vi salì fino all’ultimo gradino...

20/04/2015

La botta

Alle sette e mezza mattutine, in una gradevole giornata di primavera ormai inoltrata, giacca e camicia per intenderci, basta maglioni, cappotti e giacconi, dopo aver estratto l’autovettura dal garage, attendo Grazia davanti alla cancellata...

06/04/2015

Il perdono

Arturo Pani conduceva con i genitori un piccolo bar, proprio a ridosso della grande fabbrica che dava lavoro a centinaia di persone...

30/03/2015

Sei eliminata!

Venerdì sera di metà marzo, terminata la giornata e settimana lavorativa, rientriamo a casa e affrontiamo l’ultima curva che conduce al nostro villaggio

16/03/2015

La bicicletta

Chiara, la nostra ultimogenita, da gennaio si trova in Olanda per il progetto Erasmus, dopo essersi laureata nel luglio scorso in Psicologia, e fino a giugno frequenterà la specialistica all’università di Groningen

23/02/2015

E alura si dei brocc

La seconda domenica di febbraio Grazia ed io abbiamo pranzato alle undici e trenta per essere presto al palazzetto dello sport di Pavone Mella

09/02/2015

Il segreto per vivere a lungo

Da qualche tempo, ormai, i patti sono stati definiti con chiarezza. Quella volta gli dissi: “Fino a quando avrò dei debiti, non puoi permettere che io me ne vada”. Non mi rispose. Chi tace acconsente, per cui secondo me l’accordo è valido.

26/01/2015

Se questo è un uomo

Dal 1996 al 2010 ho compiuto per lavoro numerosissimi viaggi all’estero. L’avvenimento curioso e singolare che voglio narrare oggi è avvenuto la sera del 16 marzo 1998 nella sala d’ingresso dell’Hotel Bucuresti, a Bucarest

  • Valtrompia
  • Bovegno
  • Bovezzo
  • Brione
  • Caino
  • Collio
  • Concesio
  • Gardone VT
  • Irma
  • Lodrino
  • Lumezzane
  • Marcheno
  • Marmentino
  • Nave
  • Pezzaze
  • Polaveno
  • Sarezzo
  • Tavernole
  • Villa Carcina
  • -

  • Dossier