L'ultimo viaggio del 'tondinaro' Dino Busseni

Se n’è andato, mentre al Civile di Brescia cercava di combattere l’aggravarsi di una malattia, lasciando la moglie Elisabetta, i figli Giuseppina e Tarcisio e gli adorati nipoti.

Leonardo Busseni ha fatto la storia della siderurgia navenese, cominciato da una piccola fucina: dalla sua un coraggio da leone, la grande umanità e la capacità di tener conto dei rapporti umani, anche e soprattutto quando trattava da una posizione privilegiata.

Fu uno dei primi a cambiare i sistemi produttivi del tondino, adeguandoli alle nuove esigenze e ad accettare il rapporto sindacale con le maestranze: comportamenti che gli crearono qualche problema nel rapporto con alcuno colleghi industriali, ma gli garantì la nomea di “gigante buono e generoso”, anche se per una brutta vicenda negli anni Ottanta del secolo scorso subì persino un  arresto.

Poi arrivarono le crisi della siderurgia che lo costrinsero al ritiro, come imprenditore, non come uomo ben inserito nel tessuto sociale navense.
Saranno in molti ad accompagnarlo con riconoscenza nel suo ultimo viaggio, oggi pomeriggio, martedì, nella parrocchiale di Nave.


Nella foto: la parrocchiale di Nave.