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Giuliana Franchini
Psicologa, psicoterapeuta infantile, autrice di libri sulla relazione educativa e favole per aiutare i bambini a crescere bene
Giuseppe Maiolo
Psicoanalista e docente di Educazione alla sessualità all''Università di Bolzano. Si occupa di formazione dei genitori e di disagio giovanile
Officina del Benessere, Puegnago, tel. 0365.651827
 
 




19 Settembre 2014, 07.01

Genitori & Figli

La guerra davanti agli occhi dei bambini

di Giuliana Beghini Franchini
La guerra esibita in TV, i morti ammazzati di uomini, donne o bambini, la violenza dei conflitti in Palestina, in Iraq, sono davanti agli occhi di tutti e dunque anche dei bambini

A loro deve andare la nostra attenzione perché non dovrebbero essere mai lasciati soli di fronte alle immagini di violenza.
In questo nostro tempo invece li stiamo esponendo ad ogni genere di comportamento violento.
Quello delle fiction o dei videogiochi e quello drammatico dei conflitti che  incendiano il pianeta un po' ovunque. Mi rendo conto che a  volte è davvero difficile evitare loro di imbattersi in corpi distrutti, cadaveri, assassini, sparatorie e ammazzamenti. Eppure bisognerebbe salvaguardare la loro incolumità mentale e psicologica.

Per poterlo fare penso alla necessità di esserci.
Essere accanto al bambino significa accompagnarlo a vedere la TV e quelle immagini ormai crude e invadenti che per il diritto di informazione ci vengono profuse ad ogni ora del giorno.  
Essergli vicino vuol dire aiutarlo a leggere quello che vede.
E' l'adulto, il genitore o l'educatore, che ha il dovere di contestualizzare le immagini della violenza e allo stesso tempo far sapere con le parole appropriate quali situazioni sono finte  e quali invece appartengono alla realtà. Con la giusta cornice affettiva possiamo aiutarli a metabolizzare le emozioni provate.

Se non abbiamo il coraggio e la forza di spegnere la televisione mentre mangiamo, dobbiamo sapere che i bambini fino agli 8 anni, non hanno ancora elaborato il concetto della morte.
E’ necessario allora spiegare loro età cosa sta accadendo, contenere l’inevitabile paura che essi possono provare e l’angoscia che si può sviluppare. Non è raro che un bambino vedendo ammazzamenti e devastazione, abbia incubi notturni, manifesti irrequietezza di giorno o sviluppi insonnia e disturbi psicosomatici.

Vedere insieme con loro la guerra "televisiva" vuol dire non lasciarli soli con i loro interrogativi, ma anche permettergli di parlare ed esprimere i loro sentimenti e farci domande sulle cose che non capiscono.
Significa rassicurarli e tranquillizzarli. Significa impedire che la spettacolarizzazione della tragedia umana si trasformi nella loro mente in un gioco, simile ai tanti videogiochi che i bambini utilizzano ormai troppo frequentemente.
Significa impedire che la realtà diventi virtuale.

Con i più grandi, gli adolescenti, il discorso può essere diverso.
Essi hanno più strumenti critici per leggere ciò che accade, ma vanno guidati a capire ed evitare il pregiudizio.
Vanno orientati a dare un significato alla violenza, e "educati" a capire che ci sono anche altri modi per gestire i conflitti anche se, oggi come oggi, possiamo tristemente affermare che siamo ancora fallimentari sul piano della negoziazione e della diplomazia.

Giuliana Beghini Franchini
www.officinabenessere.net


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