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18 Febbraio 2012, 11.00

Prevenzione

Lo stress da lavoro correlato

di Laura
Valutazione obbligatoria dei rischi correlati al lavoro per verificare quali fattori di stress sono direttamente imputabili al tipo lavoro svolto.
 
Lo stress lavoro-correlato è un concetto introdotto dall’Accordo Europeo sullo stress da lavoro dell’8 ottobre 2004, e definito quale "condizione che può essere accompagnata da disturbi o disfunzioni di natura fisica, psicologica o sociale ed è conseguenza del fatto che taluni individui non si sentono in grado di corrispondere alle richieste o aspettative riposte in loro".
Non tutte le manifestazioni di stress sul lavoro possono essere considerate come stress lavoro-correlato.
Lo stress lavoro-correlato è solo quello causato da fattori propri del contesto e del contenuto del lavoro.
 
Il Testo unico sulla sicurezza (Dlgs. N. 81/08) richiede (con disposizioni in vigore dall'aprile2010) che lo stress lavoro-correlato venga incluso nella valutazione obbligatoria dei rischi nei luoghi di lavoro.
La valutazione del rischio stress lavoro-correlato, in particolare, va effettuata (come per tutti gli altri fattori di rischio) dal datore di lavoro, avvalendosi del Responsabile del Servizio di Prevenzione e Protezione, con il coinvolgimento del medico competente, se nominato, e dopo aver consultato il Rappresentante dei Lavoratori per la Sicurezza.
 
Le attività di valutazione del rischio stress lavoro-correlato devono essere compiute facendo riferimento a tutti i lavoratori, compresi dirigenti e preposti, e prendendo in esame non singoli, ma gruppi omogenei di lavoratori esposti a rischi dello stesso tipo.
Secondo le indicazioni fornite dalla "Commissione consultiva per la valutazione dello stress lavoro-correlato", istituita dal Testo unico sulla sicurezza sui luoghi di lavoro e presieduta dal Ministero del lavoro, la valutazione va articolata in due fasi:
- valutazione preliminare (obbligatoria);
- una seconda fase da attivare solo se, nella prima fase, vengano rilevati elementi di rischio stress e le misure fino a quel momento adottate sono risultate inefficaci.
 
La prima fase consiste nella rilevazione di indicatori oggettivi, verificabili e, se possibile, numericamente misurabili, di tre tipi:
- eventi sentinella, quali ad esempio: indici infortunistici; assenze per malattia; turnover; procedimenti e sanzioni e segnalazioni del medico competente; specifiche e frequenti lamentele formalizzate da parte dei lavoratori;
- fattori di contenuto del lavoro, quali ad esempio: ambiente di lavoro e attrezzature; carichi e ritmi di lavoro; orario di lavoro e turni; corrispondenza tra le competenze dei lavoratori e i requisiti professionali richiesti;
- fattori di contesto del lavoro, quali ad esempio: ruolo nell’ambito dell’organizzazione, autonomia decisionale e controllo; conflitti interpersonali al lavoro; evoluzione e sviluppo di carriera; comunicazione (es. incertezza in ordine alle prestazioni richieste).
 
Per attuare tale fase, occorre sentire i lavoratori e/o i Rappresentanti dei Lavoratori per la Sicurezza.
Nelle aziende di maggiori dimensioni, è possibile sentire un campione rappresentativo di lavoratori.
La scelta delle modalità tramite cui sentire i lavoratori è rimessa al datore di lavoro.

 

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