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19 Giugno 2012, 09.30
Sarezzo
Storie

Le carte di Piero Cippini

di Andrea Alesci
Al primo piano della Biblioteca comunale del Bailo sono conservate in bella mostra le 52 carte realizzate nel 1943 durante la prigionia a Guben dall'artigliere saretino, scomparso ad aprile all'età di 95 anni
 
Guben è stata per due anni la casa di molti italiani e anche di un valtrumplino. Guben, al confine con la Polonia, anzi il confine tra Germania e Polonia, come prescrissero gli accordi della Conferenza di Potsdam del 1945.
 
Lì compì il suo 28° compleanno l’artigliere Piero Cippini, saretino trasferito nel campo di concentramento di Guben dopo aver passato qualche tempo in quello di Furstenberg. Piero Cippini se n’è andato lo scorso aprile all’età di 95 anni, pochi mesi dopo la sua Santina.
 
Di lui rimangono ai parenti tanti ricordi, ma uno in particolare ha voluto serbarlo per tutta la gente del suo paese. Un ricordo tutto bresciano forgiato dalle mani di un artigiano saretino: un mazzo di carte.
 
Cinquantadue carte bresciane da briscola che l’ingegno e la bravura di Piero Cippini hanno saputo creare nei mesi di prigionia tedeschi in quella baracca dove il tempo della notte pareva non scorresse mai, come la vita di un fiume ridotta a un rigagnolo d’acqua.
 
Un mazzo di carte e una bandiera cucita con le sue mani, due oggetti che alcuni anni fa aveva voluto regalare alla comunità di Sarezzo.
 
Quel tricolore campeggia nella sala del Consiglio al secondo piano del municipio, lì dove vanno prese decisioni che guardino al bene del paese e siano simbolo di intenti comuni, come il biancorossoverde lo è per l’Italia.
 
E poi quel mazzo di carte esposto nella galleria al primo piano della Biblioteca comunale del Bailo, in un luogo che è custode della cultura, della fantasia e della memoria.
 
Tre cose che si condensano in quei 52 cartoncini finemente disegnati con vena artistica da Piero Cippini, allora strumento per rendere più lieve il peso della prigionia e adesso pezzetto di storia che tutti possono ammirare, per non scordare il passato.
 
Qui sotto riportiamo le parole di Piero Cippini per descrivere la storia di quelle carte:
 
Nel 1943 fui fatto prigioniero in Germania, presso i campi di concentramento di Furstenberg prima e di Guben successivamente. Durante il giorno si lavorava ma le sere erano lunghe. Nel campo c’era un prigioniero bresciano che possedeva un mazzo di carte bresciane, ma eravamo in tanti con un solo mazzo.
 
Allora ho iniziato a pensare di fare un mazzo pure io, ma il problema era trovare il materiale: con non poca difficoltà sono riuscito a raccogliere i primi cartoncini, poi mi sono fatto prestare cinque carte dal proprietario del mazzo di carte originali per copiarle. Un altro problema erano i colori: non mi ricordo come, ma i 4 o 5 colori che mi servivano riuscii a procurarmeli.
 
Alla sera, al lume di candela, pitturai le prime e, visto che il risultato era abbastanza soddisfacente, continuai, impiegando più di due mesi per trovare i cartoncini e pitturarle tutte.
 
Le mie carte non erano plastificate, ma erano di puro cartone, perciò quando si dovevano sfilare per distribuirle ai giocatori non scivolavano e il più delle volte si appiccicavano, ma le usavamo quasi tutte le sere, fino a quando è arrivato il momento della liberazione.
 
Sicuramente queste carte ci hanno permesso di trascorrere bene le serate, sollevandoci dal pensiero costante dei famigliari e della nostra patria lontana.
 
Nelle foto, dall'alto in basso: due primi piani dei semi di denari e spade, il quadro con tutte le 52 carte, un primo piano del pensiero scritto da Piero Cippini.
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