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30 Settembre 2012, 09.15
Lumezzane
Opere

Lumezzane e il restauro della pala di San Sebastiano

di Carlo Sabatti
Dopo sei mesi di intenso lavoro la pala dipinta nel 1728 da Angelo Paglia può essere di nuovo ammirata da tutti nella vecchia parrocchiale lumezzanese. Un'opera che Vittorio Sgarbi definì "il miglior quadro del secolo XVIII della Valle del Mella"
 
Dopo oltre sei mesi, si è concluso l’accurato restauro conservativo della pala dell’altare maggiore della vecchia parrocchiale di Lumezzane San Sebastiano, che don Giulio Gatteri, parroco dal 1993, ha affidato al laboratorio bresciano del maestro Romeo Seccamani di Anfo.
 
La prima fase dell’intervento ha riguardato la delicatissima pulitura e la rimozione delle ridipinture, con il recupero delle preziose e raffinate cromie originarie, valorizzando il contrasto di luci e ombre.
 
Non casualmente il celebre critico d’arte Vittorio Sgarbi, ammirando nel febbraio del 1999 il dipinto non ancora restaurato a Villa Glisenti di Carcina in occasione della mostra della pittura del ’700 in Valtrompia, giudicò la pala "il miglior quadro del secolo XVIII della Valle del Mella". In basso, al centro, l’opera è firmata e datata ANGELVS PALEA F. 1728.
 
L’artista è Angelo Paglia, figlio del celebre pittore Francesco, nato a Brescia nel 1681 e morto in città nel 1763. Il quadro rappresenta la Madonna col Bambino in gloria, S. Sebastiano martire e S. Fabiano papa martire.
 
Come specificò Sandro Guerrini nel catalogo della mostra, finito di stampare il 15 dicembre 1998, grazie all’esposizione valtrumplina, è emerso il valore di Angelo Paglia, come "figura di primo piano nella storia dell’arte bresciana", ben collocata sulla via della pittura della realtà, a ponte tra l’intima e malinconica severità di Francesco Paglia e il potente senso del quotidiano del Ceruti.
 
Soprattutto per la composizione dei dipinti a soggetto sacro e per lo studio delle espressioni, il Ceruti deve aver guardato ad Angelo Paglia, mentre per la resa dei panneggi gli devono essere giunte preziosissime – insieme agli insegnamenti del Cifrondi – le soluzioni di Antonio Paglia.
 
Oltre al Cifrondi, che resta sicuramente il padre spiri­tuale e tecnico del Pitocchetto, acquista così sempre più importanza la bottega dei Paglia nella formazione del Ceruti che si cala ben più intimamente nella realtà artistica bresciana tra il 1720 ed il 1735.
 
La cosa è tanto più evidente se si pensa che un ritrat­to di sicura mano di Antonio, cioè il Gentiluomo in rosa, è passato non molto tempo fa dal mercato anti­quario alle sale della Pinacoteca Tosio-Martinengo, dove era etichettato come opera del Pitocchetto.
 
La pala di Lumezzane S. Sebastiano, così precoce nella datazione (1728), dimostra la grande sapienza com­positiva di Angelo Paglia che, in pieno rococò, torna a disporre le immagini secondo figure geometriche chiuse e simmetriche, con una solidità strutturale quasi rinascimentale.
 
Così, il viso della Madonna, in alto tra le nubi, costituisce il vertice di un’ellisse che – attraverso i volti di S. Sebastiano e S. Fabiano – scende a sfiorare il gradino in primo piano. L’ellisse è bloccata e racchiusa da due triangoli colle­gati con le basi lungo l’asse orizzontale del dipinto e con i vertici nel viso della Madonna e nel centro del gradino.
 
A stabilizzare ulteriormente la composizione, una serie di linee parallele – a cadenza regolare – attraver­sa la tela in senso verticale, lungo le teste e le membra delle figure. L’elegante e monumentale soasa che racchiude la pala è dovuta all’intagliatore valsabbino Bartolomeo Zambelli che ne firmò il contratto il 12 luglio 1729 ed il 6 febbraio 1730 ebbe un cospicuo pagamento».
 
L’auspicio della salvaguardia e valorizzazione estetica del pregevole dipinto, espresso nella mostra del 1998, dopo 14 anni si è felicemente realizzato grazie ai fedeli di S. Sebastiano, sensibilizzati dal loro parroco.
 
Chissà che nei prossimi mesi sia possibile salvare dal degrado anche le antiche soase lignee, in origine dorate e policrome, dei primi due altari laterali di sinistra e di destra dell’antica chiesa di S. Sebastiano, portando a totale compimento i restauri promossi da un decennio da don Gatteri.
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