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12 Aprile 2012, 10.30

L'intervista

Stefano Zeni

di Davide Vedovelli
“Balla la gente quando suono il mio violino...”. Intervista a Stefano Zeni

Nato a Milano il 30 dicembre 1974, Stefano Zeni si diploma in violino presso il conservatorio di Trento nel 1997 guidato da Elena Laffranchi. Nell'estate del 1999 frequenta i seminari senesi di musica jazz con Bruno Tommaso e Gianluigi Trovesi. Nel 2004 si diploma in musica Jazz presso il conservatorio di Brescia sotto la guida di Corrado Guarino.
Musicista, compositore e arrangiatore versatile, si esibisce in diverse formazioni di musica moderna, jazz, fusion, etnica, cantautorale, classica e folk.

Negli anni ha suonato a fianco di numerosi musicisti, tra i quali Sandro Gibellini, Pier Michelatti, Fulvio Sigurtà, Mauro “Otto” Ottolini, Roberto Bonati, Roberto Dani, Beppe Caruso, Kyle Gregory, Giulio Visibelli e Riccardo Tesi.Attualmente collabora con Ellade Bandini, Mario Arcari, Giorgio Cordini, Eros Cristiani, Joe Damiani, Guido Bombardieri, Vincenzo “Titti” Castrini, Corimè, Isaia & L'Orchestra di Radio Clochard, la Compagnia della Vocata, Beppe Donadio. Recentemente si è esibito a fianco di Antonella Ruggiero e Fabio Concato. Questo dice la sua biografia ufficiale.

La prima volta che l'ho conosciuto ero a Parigi, in occasione dell'incontro con i ragazzi di Taizè (comunità ecumenica francese che organizza ogni anno un incontro con tutti i ragazzi d'Europa). Siamo in fila, una fila lunga ed interminabile per scoprire dove avremmo alloggiato la sera e ad un tratto un ragazzo riccioluto fa spuntare un archetto ed un violino. L'avrei poi rivisto alcuni mesi dopo sul placo gli Accordi in settima ed i Corimè, ma quello è il primo ricordo che ho di Stefano.

D. Partiamo proprio dall'inizio. Quando e perché hai preso in mano un archetto e non il plettro o le bacchette?

S. Devo la mia passione per la musica a mio padre (cantante e sassofonista) che mi incoraggia sin dalla prima infanzia a giocare con le note facendomi sedere al suo fianco per comporre delle invenzioni con la tastiera. A otto anni inizio gli studi musicali applicandomi alla tromba, strumento che ho continuato a suonare nel corpo bandistico di Vanzago (Milano), prima, e di Puegnago del Garda (Brescia), poi, fino all'età di 23 anni quando ho assunto la direzione del corpo stesso. L'approccio al violino è avvenuto in modo del tutto casuale quando, all'età di undici anni, iscrivendomi all'accademia di Rho (Milano) scoprii che questa non contemplava l'insegnamento degli ottoni. Il destino fece diventare il violino il mio strumento principale.

D. Qual è stata la collaborazione che maggiormente ti ha arricchito? Qual è invece il sogno che non sei ancora riuscito a realizzare?

S. Direi che la maggioranza delle collaborazioni che ho avuto mi hanno arricchito. Negli anni ho avuto la fortuna di suonare con degli ottimi musicisti con i quali c'è stato o c'è ancora un continuo scambio di spunti, di idee, di energie. Mi piacerebbe duettare con uno dei miei idoli musicali; Pat Metheny, Jean-Luc Ponty (che ho avuto la fortuna di conoscere e che mi ha dato dei preziosi consigli), Sting e moltissimi altri.

D. La leggenda che il violino rubi l'anima sembra derivi dal fatto che il legno del violino si modella sullo stile con cui un musicista lo suona, assumendo nel tempo quelle precise caratteristiche. Tu che anima hai regalato al violino?

S. Innanzi tutto il rapporto che si crea tra violino e violinista è qualcosa di particolare che va oltre il semplice strumento musicale. Ricordo che ogni violino fatto a mano, anche dallo stesso liutaio, è sempre unico proprio perchè artigianale. Sicuramente esiste questa interazione forte tra violino e violinista. La scelta dello strumento è sempre molto personale (il mio è un "Castellani" del 2001 chiamato "il Vecchio"). Io credo di avere dato al mio strumento un'anima "nera"....mi piace suonarlo come se fosse una chitarra elettrica o un sax....ricerco molto l'aspetto ritmico, il groove, il suono poco vibrato, il fraseggio blues.

D. Qual è la canzone che ti emoziona di più quando la suoni?
S. Direi che molta musica mi emoziona quando la suono, solo così puoi trasmettere delle vibrazioni anche a chi ti ascolta. In particolare direi che mi emoziona particolarmente suonare la mia musica, le mie composizioni perché in essa si somma la componente compositiva ed esecutiva. E' una gran fortuna riuscire a fare della propria passione il proprio lavoro.

D. Se non fosse andata con la musica avevi pronto un piano B?
S. Sono laureato in Scienze Agrarie e nel 2001 ho superato l'esame di stato per poter esercitare come Agronomo. Ci ho tentato parallelamente alla musica per un paio d'anni ma mi sono accorto che, pur essendo un bel lavoro, non era la mia vita.

D. Convincimi che il violino è meglio della chitarra.
S. Il fatto che la tastiera del violino (e degli altri strumenti ad arco) non sia divisa in tasti come nella chitarra (rigidamente divisa in semitoni) fa sì che i suoni emessi ricordino la voce umana; tutto ciò è dato anche, in gran parte, dallo sfregamento dell'archetto (che la chitarra non ha) sulle corde. E poi è più piccolo (per cui pesa molto meno di una chitarra!) e ha 2 corde in meno!
Ti ho convinto?

L'ultima domanda puoi farla tu a me.

Davide, ti è venuta voglia di ascoltare il mio CD "Passaggi Circolari" oppure dopo questa intervista vorrai ascoltare solo Eric Clapton o Mark Knopfler? Un caro saluto a te e a tutti i lettori.

Mi è venuta voglia di venirti a sentire dal vivo oltre che di ascoltare il tuo disco e una gran curiosità per i tuoi progetti futuri. Grazie mille per quest'intervista e ci vediamo presto. Un abbraccio.

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