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23 Marzo 2013, 10.30
Bovegno Bovezzo
Storie

Cosimo Fontana: il falegname che poteva essere atleta

di Redazione
L'incredibile storia del 75enne originario di Bovegno ma residente da anni a Bovezzo, dove lavora come artigiano: nella sua vita sono oltre 2.500 le competizioni alle quali ha preso parte, da podista e sciatore di fondo. Con quel rimpianto per l'Olimpiade di Tokyo '64
 
Settantacinque anni e non ... vederli. È questo il primo pensiero che viene in mente nell’attimo in cui ci si trova davanti a Cosimo Fontana.
 
Venuto alla luce a Bovegno, Cosimo è stato il primo di sei fratelli nati in una famiglia povera. Il padre, finita la guerra, decide di emigrare in Argentina alla ricerca di migliori condizioni di vita.
 
«Per poter entrare in Argentina era allora necessario possedere un contratto di lavoro e un certificato di idoneità sanitaria. Ottenuti entrambi, ci invitò a raggiungerlo». La famiglia Fontana tenta l’espatrio due volte, finché risulta chiaro che i nuclei familiari numerosi non sono graditi in Argentina.
 
Stroncato questo sogno, ormai nullatenenti, mamma e figli si vedono costretti a tornare a Bovegno, dove il giovane Cosimo plana ben presto su un paio di sci di fondo e di discesa, entrambi costruiti dal padre.
 
Quello che inizialmente era solo uno svago, si trasforma in vera e propria sfida agonistica nel 1955, quando Cosimo viene selezionato per partecipare ai Campionati italiani di sci di fondo a Sestriere e, l’anno successivo, a Bardonecchia.
 
All’agonismo sciistico si affianca nel ’57 quello podistico. Nel corso di una gara campestre per studenti, Cosimo viene notato da un allenatore federale che lo fa partecipare al Campionato italiano di corsa campestre junior tenutosi a Reggio Emilia e dove la giovane promessa vince il terzo posto assoluto.
 
Tra il ’57 e il ’59 Fontana si aggiudica due vittorie nei Campionati provinciali di corsa campestre, partecipando anche a gare di corsa su pista per conto della società sportiva di atletica leggera «Correbo».
 
Nel ’59 l’allenatore Bruno Bonomelli propone al padre di Cosimo di far partecipare il figlio a un mese di allenamenti collegiali, in seguito ai quali avrebbe potuto essere selezionato per correre i 10mila metri su pista alle Olimpiadi di Tokyo del ’64.
 
Competizione a cui, purtroppo, non prese parte a causa del rifiuto del padre, dovuto a necessità di carattere lavorativo ed economico. Dopo aver preso in sposa nel ’59 Isolina Omodei, dalla quale ha due figlie, Manuela e Melania, Cosimo parte alla volta del Centro sportivo truppe corazzate 10° ora di Napoli per l’assolvimento del servizio di leva.
 
E, anche in questo contesto, sbaraglia gli avversari a Bari, in occasione dei 3 mila metri piani su pista dei Campionati italiani militari. Con il rientro dal servizio militare, nel’73 fonda con alcuni amici lo Sci club «Vittoria Alata» Brescia e, l’anno successivo, si accinge a diventare istruttore nazionale Ansci di sci alpino, riceve il diploma di maestro di sci alpino regione Lombardia e diploma maestro sci d’erba.
 
Lo stesso anno fonda in compagnia di amici lo Sci club erba Brescia, con sede a Bovezzo e con piste da sci a Caino. La carriera agonistica di sci d’erba di Fontana si chiude nel ’79 con un quarto posto assoluto (primo posto assoluto a tempi corretti nel campionato italiano Maestri) mentre quella di sci alpino ha termine nel 2010 con un secondo posto nello slalom gigante dei Campionati italiani di Caspoggio e un terzo posto nello slalom speciale.
 
Cercare di condensare le incalcolabili coppe e onorificenze che troneggiano sulle pareti di questo grande sportivo sembra riduttivo. Tuttavia, tra le 2.500 competizioni che lo hanno visto protagonista, è doveroso ricordare i quattro campionati italiani vinti, senza dimenticare quelli regionali, più di quaranta, e gli oltre cento a livello provinciale.
 
Come sia stato in grado di conciliare famiglia, passione agonistica e un lavoro da artigiano che prosegue attraverso figli e nipoti nella falegnameria di via Moie, a Bovezzo, è un segreto che, si potrebbe azzardare, Cosimo Fontana custodisce tutt’oggi dietro l’invidiabile vigore di giovane atleta che ancora conserva.
 
 
Fonte: Barbara Fenotti, "Giornale di Brescia", 5 marzo 2013.
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