Esce tra pochi giorni il nuovo disco di Ettore Giuradei, il "panciastorie" franciacortino che ha deciso di intitolare il suo nuovo lavoro proprio "Giuradei". Un ritorno sulle scene fatto con un disco di grandissimo stile
Arriva il momento in cui l'artista pubblica un album e lo titola con il proprio nome. Mi viene in mente "Francesco Guccini", "Fabrizio De Andrè", "De Gregori". Di solito questo momento arriva quando il disco è rappresentativo del Dna dell'artista stesso. Per Ettore Giuradei l'ultimo lavoro è la sua carta d'identità.
In "Giuradei" Ettore è rimasto fedele a se stesso, senza trucchi ne lustrini, senza voler sembrare qualche cosa di diverso da quello che è stato fino ad ora, ed è qualità rara questo tipo di sincerità. Facile cadere nella tentazione di voler stupire il proprio pubblico, ma Ettore e Marco, inseparabile fratello e musicista, raccontano il loro punto di vista. Ecco allora che in questo disco le visioni stralunate dei lavori precedenti lasciano spazio ad una sana incazzatura. Un Giuradei incazzato ma poi dolce, ironico e dissacrante, giudicatorio e poi fragile, senza scudi né corazze. Che bello quando ci si rende conto di ascoltare un artista che coincide con la persona che è, che bello non avere il dubbio di essere ingannati o presi in giro. Per chi conosce Ettore e conosce i lavori precedenti sa che nelle sue canzoni non c'è mai stata la ricerca di parole e frasi complicate, ma piuttosto il voler arrivare alla pancia e poi al cuore in modo semplice e poetico allo stesso tempo, in modo grezzo, nell'accezione positiva del termine però.
Veniamo ora al disco.
Da quando saliva sul palco e gironzolava attorno ad un piatto di batteria di strada ne ha percorsa, strada che lo ha portato sul palco del Premio Tenco e nei teatri di tutt'Italia, oltre che ad aggiudicarsi la prima edizione di Musica da Bere. L'affetto che il pubblico nutre per lui è un qualche cosa di eccezionale e c'è da dirlo: i concerti di Ettore sono un'esperienza imperdibile; è proprio nel live dove il Giuradei giganteggia. L'apertura del disco è affidata a Mi dispiace amore mio, pezzo leggero e divertente che fa da intro al disco; troviamo poi la bellissima canzone “La sconosciuta” che mette in risalto la maestria con cui Ettore riesce a concatenare le parole creando un crescendo e un coinvolgimento totale, musicale e testuale, inebriando l'ascoltatore. Ci racconta del ricordo di una sconosciuta che lo sveglia a metà notte, e ci si immedesima, ossessionati dal pensiero di una ragazza con “...l'immagine fantastica ha già visto la sua vita nuda sotto la maglia larga, con la lama della lingua, a la magica serena consapevole risata della giungla...”. Con il terzo pezzo “sta per arrivare il tempo” torna ad essere irriverente e sarcastico, citando Sgarbi e Dante e mettendoci in guardia dalle nostre certezze “ dalle nostre frasi fatte, dalle vacanze al mare”. Tutto questo lo fa con semplicità senza risultare ne spocchioso ne profetico, ma con quel tono confidenziale che presuppone un “io te l'ho detto...poi fai te”. E' poi la volta di“continuano a volare” arricchita dalla voce di Giancarlo Onorato. La quinta canzone “dimenticarmi di te” ci traghetta verso i pezzi più riusciti dell'album. Con il sesto pezzo entrano le chitarre elettriche distorte e quel “bel casino” che a Ettore piace tanto, soprattutto nei concerti. “Generale” (che non è una cover del brano di De Gregori) è incalzante e totalizzante, e fa da preambolo al settimo pezzo, brano ecologico che si chiama “Papalagi”, dove mette in dubbio certi costumi della nostra società “...la terra se si incazza
poi s'ammazza, finalmente capirete che è la madre maltrattata di malati immaginari ...”.
Ci avviamo alla conclusione con “La tristezza” e “Senza di noi” (Cover di Otto Ohm). Ma manca ancora il pezzo a mio parere più bello e riuscito; a chiudere il disco “Amami”, una piccola autobiografia. Dopo essersi incazzato, indignato, divertito, averci preso in giro bonariamente, la dolcezza e la spiazzante fragilità di Ettore Giuradei emergono in questa perla che da sola varrebbe tutto il disco.
Ad accompagnarlo, oltre agli altri bravissimi musicisti, il fratello Marco e partecipazione di Giancarlo Onorato ad impreziosire il quinto pezzo. Un album bello, da bere tutto d'un fiato e riascoltare cento volte, un disco che travolge ma lo fa con discrezione e chiedendoti permesso, semplice e naturale, che non cerca parole complicate ne improbabili arrangiamenti, come dicevo poco fa la carta d'identità di Ettore Giuradei. Ora aspettiamo di vederlo a Brescia dove ad accoglierlo ci sarà una folla festante, perchè i suoi concerti sono sopratutto delle feste a cui siamo tutti invitati ed è un delitto mancare. Bravo Ettore.
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