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25 Novembre 2014, 15.28

Lo Spaccadischi

Intervista al cantautore Paolo Tocco

di Davide Vedovelli
In occasione del nuovo video dell'amico e cantautore Paolo Tocco lo raggiungiamo via mail per una bella chiacchierata

Paolo Tocco nasce a Guardiagrele (CH) il 7 ottobre di un ormai lontano 1979...
Tracce di una vena artistica mai abbandonata e coltivata sempre con molta semplicità ...prima la prestigiazione che porterà avanti professionalmente per 12 ann i...poi la voglia di scrivere e cantare la propria vita, tra versi in note, note come semplici passaggi, passaggi come righe di un diario di scuola.

Sempre una chitarra con sè e sempre un mazzo di carte per qualche buona meraviglia da regalare a qualcuno.
L'università, Ingegneria Elettronica come recita la “carta” appesa nel salotto di casa.
Da quì la grande fisica delle onde, un corso come Ingegnere del suono senza mai abbandonare le carte, che lo vedranno protagonista anche di diverse pubblicazioni nazionali.

Scrive e pubblica giochi sulla rivista nazionale MAGIA MODERNA e insegna cartomagia alla scuola di magia del Club Magico Abruzzese.
Un sapore agrodolce, tra il cemento della vita normale e il colore acceso di una vita all'inseguimento di qualcosa sempre più grandi di noi.

Partiamo dal tuo ultimo lavoro e dal singolo "Aveva vent'anni". Cosa rappresentano i vent'anni?
Mi serviva un anno simbolico da cui partire per il racconto.
Rappresentano metaforicamente la giovinezza libera, quella che inizi ad avere - di norma - appena oltrepassati i 18 anni.
Alcuni anche prima per carità. Ma in genere cominciamo ad essere “liberi”, uscire di casa per giorni, viaggi e incontri. In realtà, il protagonista di questa storia a 20 anni ci è arrivato già consumato dalla vita tanto che poi commetterà un omicidio passionale.
Alla fine dei conti sono tutte metafore da cui poi ognuno estrapola il significato che più gli appartiene.

Mi racconti da dove parti e qual è la tua rotta?
Parto dalla semplice voglia di suonare e scrivere.
Tutti i miei brani nascono ai piedi di una montagna, a Palena (Chieti). Un posto dove mi rifugio nei momenti di sosta dal lavoro e dallo stress quotidiano.

Per me scrivere risulta un’evasione che accade quando arriva quella voglia che in realtà diventa bisogno e che non ho alcuna intenzione di tenere in silenzio.
La mia rotta? Non punto in nessun dove, altrimenti avrei un obiettivo, quindi un programma, quindi un piano d’attacco.
Quindi finirei per scrivere ragionando più che per gioco ed istinto. E probabilmente non mi divertirebbe ne mi darebbe modo di soddisfare quella voglia che nasce, come ti dicevo, da uno sfogo e da una passione.

All'inizio eri un prestigiatore. Cosa accomuna fare magie e fare canzoni? Cos'è più facile?
Che bella domanda!!! Non so rispondere a dire il vero. Sono discipline assolutamente distanti tra loro.
Di sicuro l’emozione e la comunicazione sono elementi imprescindibili in entrambi i mondi artistici. Però essi accadono con dinamiche assolutamente diverse e imparagonabili.

Così, senza troppo rifletterci, direi che fare un gioco di prestigio è molto più facile in quanto l’estetica di una tecnica non deve assolutamente seguire uno standard di qualità e un dettato scolastico.
L’unica vera regola quando fai magia è essere se stessi, negli errori come nelle tecniche pregiate.

Quando invece canti o scrivi una canzone non puoi permetterti di sbagliare, non puoi cantare con la voce di chi si è appena svegliato, non sono ammessi errori di tempo o di stonature, non puoi sbagliare un accordo.
Se ti cade una carta dalle mani e finisce a terra, invece, hai mille modi di inventare una storia per far compiere la  tua magia.

Come vedi in questo momento il panorama musicale italiano?

Inesistente, morto, superficiale e assolutamente amatoriale.
Detto questo - e scusami se sono così drammatico e definitivo ma ci vivo quotidianamente da oltre 10 anni - resistono in piedi a tener alta la bandiera i grandi nomi nati anni fa quando la musica aveva una vita decorosa. E non dobbiamo ignorare anche tante nuove proposte che hanno qualità da vendere.

Ci hai pensato ad una cosa? Ne parlavo con Baccini qualche giorno fa: passati i maestri che abbiamo da seguire oggi, in ogni genere musicale, chi resta a prendere in consegna l’eredità? Baccini si è acceso la sigaretta e non ha risposto!!!
Oggi noi della nuova generazione siamo immersi in un mare di approssimazione…quanti dischi escono ogni giorno? Escono poi?
O sono semplicemente stampati dall’amico tipografo perchè non sappiamo niente di cosa significhi pubblicare un disco?

Da discografico non ti dico neanche quante stupidaggini si dicono in merito al mestiere perchè tanto, evviva il digitale e la tecnica, siamo in condizioni di fare tutto come se fosse vero e fatto bene.
Poi nessuno sa bene cosa significhi fare questo mestiere però sanno benissimo come criticarlo. Ed è così che finiamo tutti di essere complici di questa crisi.

Però anche se pochi ma ci sono, professionisti nuovi che investono anche piccole risorse, quel poco o tanto che hanno, per fare le cose davvero come si deve e secondo uno standard di qualità che prevede il mestiere. In soldoni: se apro una pizzeria non mi devo solo preoccupare di come fare una 4 stagioni, ma so perfettamente che leggi rispettare, che abilitazioni, che tasse e che standard di qualità è in vigore.

Invece nella musica ignoriamo tutto questo, ci interessa solo scrivere canzoni e saper muovere un mouse per registrarle al computer.
Tutto il resto lo ignoriamo dando quindi libero sfogo al mestiere fai da te.
Ieri ridevo con una pubblicazione su una testata: BOOM DI VISUALIZZAZIONI per il video di Paolo Tocco.
Se andate su youtube il mio video ad oggi forse non arriva a 6000 click.
Questo sarebbe il BOOM? Grazie per l’articolo, ci mancherebbe, onorato e lusingato…ma che serietà e che rispetto abbiamo del mestiere se ci comportiamo così?
Tutto questo fa la crisi e non è colpa della musica o della SIAE o della politica di RenziBerlusconiPapaFrancesco…è colpa di tutti noi. Tutti. Nessuno escluso.
Paolo Tocco per primo.

A cosa stai lavorando?
Con la Protosound siamo in uscita con 3 dischi diversi tra loro. Mi sono dedicato ad alcune produzioni lavorando moltissimo in studio e in ambiti molto diversi tra loro.
E poi in questo periodo sto scrivendo tantissimo curando le pubblicazioni su decine di testate on line e cartacee.
Il mio lavoro continuo è quello della promozione discografica a 360 gradi cercando di sviluppare canali e contatti quanto più solidi e duraturi possibili.

Qual è il tuo vizio preferito?
La passione. Eh si, romaticismo a parte, è un vero quanto dannato vizio.
Non riesco a far niente senza investire quella passione che non fa pensare ai soldi, ai contatti, alla politica di gestione aziendale.
Se una cosa mi prende l’anima devo farlo ora e non dopo e la passione mi spinge a farla prima di tutto il resto sacrificando ogni cosa che posso.
E sono sicuro che non sono assolutamente solo ad esser malato di questo vizio. Se non c’è passione non riesco a fare niente. Neanche un’intervista e penso che dalle risposte si capisca.




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