Coltivare il culto delle celebrità, pensare che tutto ciò che viene da fuori è bello, stigmatizzare come poveracci quelli che fanno cultura locale, è provincialismo
Ci sono parole che hanno una connotazione talmente negativa che vengono usate solo in modo denigratorio.
Una di queste è: “provincialismo”.
Sinonimo di grettezza chiusura mentale, inettitudine, tanto da far dire a Prodi in visita in Cina: “ il provincialismo è la tragedia del mio paese”.
L’intento non era quello di elogiare la nazione che lo ospitava, più semplicemente intendeva rimarcare l’atteggiamento miope e imprevidente di porre ostacoli alla libera circolazione delle merci invece di fare accordi con un’economia emergente che in poco tempo sarebbe diventata travolgente.
Al provincialismo si aggiunge spesso l’esterofilia, un atteggiamento di sudditanza psicologica e di invidia, per cui l’erba del vicino è sempre la più verde.
Eppure senza alcun timore di essere inglobati nello stereotipo italico alcuni intellettuali trasformano questi difetti, se non in pregi, quanto meno in caratteristiche seduttive.
Giorgio Bocca, vissuto in una grande città testimone e cronista della vita italiana dell’ultimo secolo, non dimentica le sue origini provinciali che considera motivo di fierezza e di diversità, rispetto a ciò che è apparenza generalizzazione e moda.
La provincia ha il dono della concretezza, a volte della testardaggine nell’esprimere le proprie idee, ma è l’Italia più vera, quella di cui i giornali e la televisione non si occupano più.
“Il provinciale” è il titolo del suo romanzo autobiografico in cui si intrecciano storia maggiore e minore, grandi personaggi e oscure figure.
La guerra partigiana, Torino e l’immediato dopoguerra, Mattei e Rizzoli, gli industrialotti di Vigevano, Lascia o Raddoppia, il delitto Fenaroli, il sessantotto, gli anni di piombo, la mafia, il generale dalla Chiesa, ma anche i vignaioli di Barbaresco e gli uomini delle montagne piemontesi e valdostane.
Col titolo “Provinciali è bello” è anche l’incontro avvenuto a Roma tra l’ecologista Alexander Langer che intervista per “Tandem” lo scrittore Leonardo Sciascia.
“Lontano dalla sua Sicilia e dal mio Tirolo ho un po’ di timore di non riuscire a comunicare il mio amore per la mia terra” dirà Langer.
“Non c’è nulla di più provinciale dell’accusa di provincialismo, trovo io, esordisce Sciascia….. Cosa s’intende per provincialismo? Forse il fatto fisico di vivere in provincia? O il comportarsi secondo canoni di arretratezza, di incultura, di barbarie? In questa seconda accezione io non credo che esista un provincialismo. Si può essere provinciali, a Roma, a Parigi, a Londra, a Bruxelles, come ad Agrigento o Bolzano. Io comunque devo dire che le persone più colte e più informate che io abbia conosciuto, le ho sempre trovate in provincia”.
Negli anni tra le due guerre un astronomo dilettante Bresciano, Giovanni Paneroni nato a Rudiano, percorreva la città e la provincia, con il suo carretto da gelataio, al grido: “la terra non gira o bestie!”
Tre casi esemplari quelli che in nome della difesa dell’ambiente e del territorio hanno visto trionfare l’immobilismo e condannare la ricerca di fonti energetiche alternative e rinnovabili..
Vanta titoli che non possiede, spaccia Master per Dottorati, è laureata in filosofia e non in fisica; è il duro attacco del giornale americano “New Yorker” alla passionaria indiana della lotta agli OGM. Dipinta come una ciarlatana non scientifica
Su serie questioni di risparmi e di produzione di energie alternative, che non dovrebbero vedere fronti contrapposti, si innescano polemiche strumentali sull’uso disinvolto di due parole: biologico ed ecologico
Entrambi i termini dovrebbero avere connotazioni negative, tanto da essere il più delle volte assimilati, ma Claudio Magris sul “Corriere della Sera” salva gli egoisti e condanna gli egocentrici
Fare bene le cose senza pretendere l’ottimo e la perfezione è la morale di questo aforisma di Voltaire. Perché e’ impossibile vivere nel migliore dei mondi, si può solo “coltivare il nostro giardino”
«… Il 22 Giugno 1974, al settantottesimo minuto di una partita di calcio, sono diventato comunista…il risultato non contava, la questione di principio era battere quegli altri per dimostrare una volta per tutte chi fosse il più forte…»
Spianare le montagne è stata nei secoli l’aspirazione dell’uomo. Poeti e bambini sono di parere diverso: “sempre caro mi fu quest’ermo colle…” è l’incipit del poeta; favole e ricordi più belli dei bambini, hanno sempre a protagonisti boschi e montagne
Si è votato in tutta la valle e la maggior parte delle amministrazioni uscenti è stata riconfermata. Il cappello sulla vittoria di Nabaffa a Idro, l’hanno voluto mettere quelli che si autodefiniscono: “I salvatori del lago”. Chissà se questo porterà fortuna al Sindaco?