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Giuliana Franchini
Psicologa, psicoterapeuta infantile, autrice di libri sulla relazione educativa e favole per aiutare i bambini a crescere bene
Giuseppe Maiolo
Psicoanalista e docente di Educazione alla sessualità all''Università di Bolzano. Si occupa di formazione dei genitori e di disagio giovanile
Officina del Benessere, Puegnago, tel. 0365.651827
 
 




28 Aprile 2013, 13.35

L'intervista

La scuola secondo don Mazzi

di Giuseppe Maiolo
Questo lunedì 29 aprile alle 20.45, al teatro Corallo di Villanuova, don Antonio Mazzi, pedagogista e scrittore, interverrà nel ciclo "Genitori in formazione" sul tema "La scuola che educa"

 

Gli abbiamo chiesto qualche anticipazione sull’argomento che è di indubbia attualità.

Come sta la scuola oggi secondo don Mazzi?

Credo che stia più o meno come sta l'Italia in questo momento. C’è un grande cambiamento che stiamo vivendo tutti e quando ci sono cambiamenti così epocali le prime a risentirne sono la famiglia e la scuola. Soprattutto adesso che la scuola è frequentata da tutti e non da pochi come un tempo, dobbiamo riflettere profondamente. Pensiamo ad esempio alla scuola media: se un tempo a 12 -13 anni si era ancora bambini, siamo fuori fase adesso se pensiamo ancora la stessa cosa. Oggi a quella età i ragazzi vivono i momenti più delicati e più importanti della vita.

E allora: istruzione o educazione a scuola? Cosa prevale in questo momento?

In questo momento non prevale ne l’uno né l'altro. Non puoi istruire senza educare perché i giovani non li istruisci senza educarli perché ti mettono a soqquadro la scuola e anche il resto. Viceversa educare senza istruire non è il posto della scuola. È necessario invece fare questa sintesi: istruire educando. Perché solo così la scuola può fare il suo mestiere.

Nel tuo libro “Elogio del somaro” sostieni che alle tante domande importanti dei giovani ci vorrebbe una scuola capace di rispondere. Significa che mancano risposte o mancano adulti che hanno qualcosa da dire ragazzi?

Intanto manca la formazione degli insegnanti perchè le università preparano ancora gli insegnanti come li preparavano vent'anni fa. Sembra che i docenti oggi siano un po’ fuori dal mondo. Bisognerebbe mandarli fuori dalle aule universitarie a fare più esperienza pratica perchè non si vive né ci si forma solo sui libri e all’università. Questa insomma è la grande crisi di oggi: mentre l'università ha fatto grandi passi avanti per quanto riguarda le materie tecnologiche, per quanto riguarda le discipline educative non mi sembra che sia andata molto avanti. Ha fatto solo un cambiamento di nome: invece di chiamarla Pedagogia l'hanno chiamata Scienze dell'educazione.
C'è necessità che l'università formi davvero i nuovi docenti e non gli dia solo un pezzo di carta. Credo che sia importante fare almeno 500-600 ore di formazione sul campo, di tirocinio pratico prima di andare a insegnare. Pertanto il problema vero è che non abbiamo preparato gli insegnanti al lavoro educativo e quindi e quindi sono disarmati rispetto alla formazione tecnica e specialistica dei giovani. Poi sono disorientati rispetto ai nuovi ragazzi che hanno davanti. Ieri i dodicenni erano ancora bambini che andavano all'azione cattolica. Oggi a 12 anni i ragazzi sono esplosivi. Certamente sono delle bombe atomiche che hai tra le mani.

In un altro tuo libro "Di squola si muore” sembra che tu abbia voluto giocare sull'equivoco perchè hai scritto scuola con la Q alludendo a quella scuola sbagliata che puo far “morire”. Vuoi dire che però c’è una scuola giusta che può far bene? E com'è secondo te?

Credo che sia una “scuola non-scuola”. Ho sentito recentemente degli specialisti, quelli che se ne intendono di scuola, che cominciano a dire che vanno abolite le classi alludendo al fatto che va cambiata quella vecchia mentalità che vuole ancora la classe con i banchi, la cattedra ecc. Io credo che bisogna destrutturare la scuola, non descolarizzare. Certamente bisogna cercare di rendere la scuola più vivace. I ragazzi devono andare a scuola più volentieri e non devono essere costretti a stare seduti in un banco per cinque ore, che è una specie di prigione.
Io penserei di fare delle pluriclassi quando c’è bisogno. Farei usare molto la biblioteca, e farei fare molto cortile, ovvero sport, e molta musica. Mi piacerebbe proprio vedere una scuola dove ogni settimana i docenti potessero ristrutturare la classe secondo i bisogni dei bambini e dei ragazzi proponendo temi e discipline utili alla classe. Ma anche eventualmente non discipline.

In foto don Antonio Mazzi

* Giuseppe Maiolo è il curatore della rassegna "Genitori in formazione"

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