«Oltre un anno e mezzo fa ho lanciato al sindacato locale la sfida di lavorare insieme per aumentare la produttività del lavoro sul territorio del 10%, favorendo così investimenti, salari ed occupazione»
Ne sono seguite dichiarazioni all’apparenza entusiaste, ma al tavolo di confronto sono emerse, soprattutto da parte di qualcuno, le vecchie pregiudiziali.
Perché il sindacato parla sempre malvolentieri di produttività e, quando costretto, preferisce farlo in modo generico, senza distinzioni, spostando in fretta l’attenzione sugli investimenti, sulle tecnologie, sull’organizzazione del lavoro.
Certo, sulla produttività globale incidono anche questi fattori, ma la produttività del lavoro, quella di cui abbiamo bisogno, è altra cosa.
A Brescia abbiamo impianti e macchine utensili tra i migliori al mondo, per cui è ancora più evidente che il primo sforzo da compiere è recuperare un’aliquota di rendimento individuale e collettivo.
Non accettare questa realtà ha reso impossibile un progetto comune, le cui potenzialità emergono ora con chiarezza dal dibattito politico ed economico nazionale.
Un’occasione perduta, perché una convergenza locale tra imprese e lavoratori per sostenere la produttività avrebbe ridotto l’impatto della crisi e agevolato la ripresa.
Sono davvero tante le aziende in difficoltà e i riflessi sull’occupazione inevitabili, eppure la richiesta di lavorare di più e meglio continua ad essere considerata una provocazione.
Così come quella di finalizzare la contrattazione di secondo livello al miglioramento della competitività aziendale.
Dobbiamo purtroppo prendere atto che per una parte del sindacato esistono solo conflitto e mobilitazione, e non è importante nemmeno tener fede a quanto è scritto nei contratti nazionali e negli accordi interconfederali.
Eppure la via è obbligata: dobbiamo aumentare la produttività del lavoro in tutte le sue forme.
E’ quanto stiamo facendo a Brescia ed è anche per questo che guardiamo con grande interesse al confronto di questi giorni a livello nazionale.
Quali sono le disposizioni del TU alle quali devono sottostare le associazioni senza personale dipendente ma che, per raggiungere le proprie finalità, si avvalgono dell’aiuto di unità operative volontarie?
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