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18 Ottobre 2011, 08.08
Sarezzo Valtrompia
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Un chimico valtrumplino al Cern di Ginevra

di Andrea Alesci
La storia di Maurizio Deltratti, chiamato a collaborare con il centro internazionale ginevrino per la realizzazione di una sottile lamina di ferro che potrà avere future applicazione nella costruzioni di calorimetri per esperimenti
 
Che cosa può portare un chimico valtrumplino da un’azienda di Paderno Franciacorta al Cern di Ginevra? A spiegarlo è il 40enne Maurizio Deltratti, laureatosi in Chimica all’Università di Parma e direttore di produzione alla Lead Extrusions, impresa che produce piombo a freddo nel settore petrolchimico e meccanico.
 
“L’anno scorso ci ha contattato il professore Michele Livan, direttore del Dipartimento di Fisica nucleare e teorica all’Università di Pavia, collaboratore del Cern e uno dei primi che negli anni Settanta cominciarono a costruire acceleratori di particelle; ci aveva trovato su internet e alla richiesta se fossimo in grado di produrre una sottilissima lamina di piombo da utilizzare al Cern non abbiamo esitato un attimo, spinti anche dalla passione per la ricerca scientifica”.
 
Dunque, qual è stato il vostro contributo al Cern?
In sostanza noi ci siamo messi al lavoro a partire da ottobre 2010 per perfezionare una lamina di piombo che fosse spessa quattro decimi di millimetro e andasse poi a sovrapporsi ad altre lamine uguali in un parallelepipedo lungo due metri e mezzo: ciascuna di esse doveva servire a incapsulare le fibre ottiche, che ricevono il flusso di elettroni sparati ad altissima velocità e sono poi trasformati in impulsi luminosi. A fine giugno l’abbiamo terminato e consegnato al Cern, dove l’hanno messo insieme e fatto partire lo scorso luglio, acquisendo dati per tre settimane e trascorrendo poi questi mesi ad analizzarli.
 
Che cosa significa aver fatto aiutato un grosso centro di ricerca come il Cern?
È qualcosa di incredibile, anche perché abbiamo potuto dare il nostro piccolo contributo al progetto più grosso che è in corso, ossia Atlas, seguito da un équipe tra cui il professor Livan. Al Centro ginevrino l’acceleratore fa scontrare particelle sparate quasi alla velocità della luce e Atlas è uno dei quattro punti di scontro (gli altri sono Alice, Lhcb e Cms) che funge da rilevatore di particelle. Quello che abbiamo prodotto non è altro che un componente prototipo del rilevatore, ossia un calorimetro con lo scopo di misurare la quantità di energia prodotta e capire quante particelle passano.
 
Quale può essere il futuro della vostra applicazione?
I tempi della ricerca sono molto lunghi e può darsi che il nostro prototipo sia l’embrione per realizzare calorimetri più efficienti che possano poi servire ad altri esperimenti, con effetti a breve termine o che saranno in grado di vedere i nostri figli; così come potrebbe invece non trovare applicazione. D’altra parte, questa è la ricerca, sempre alla rincorsa di soluzioni da sperimentare per dare risposta a questioni e teorie ancora incomplete come quelle della relatività e della meccanica quantistica, cui manca ancora una visione d’insieme. Dagli scontri fra particelle ne nascono altre sconosciute e tuttora gli scienziati sono alla ricerca del famigerato bosone di Higgs, particella elementare ipotetica, responsabile della massa delle particelle.
 
Particelle a noi invisibili che, insieme alla ricerca di quella materia oscura che sarebbe causa della non dispersione delle galassie, la ricerca può scovare anche grazie al dettaglio di un piccolo rilevatore assemblato da un chimico della Valtrompia. 
 
Nelle foto, dall'alto in basso: Maurizio Deltratti, il professor Michele Livan e Matteo Vagli; il modulo realizzato alla prova dei fatti; il centro di controllo del Cern; una parte del centro di calcolo.
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