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30 Marzo 2015, 07.37

Lettere

Quella settimana corta

di Redazione
Egr. Direttore, Le trasmetto una lettera che Le chiedo di pubblicare in merito ad un tema parecchio dibattuto in questi giorni: la eventualità di introdurre la settimana corta nelle scuole superiori bresciane a partire dal prossimo anno scolastico


Liceo E. Fermi, Salò, 12 marzo ore 20.30.
Il preside relaziona i genitori degli alunni in merito alla riunione avvenuta nei giorni precedenti presso la sede della Provincia (o chi ne ha assorbito le competenze, ma così la individuerò per semplicità) con i dirigenti scolastici degli istituti bresciani.

In particolare viene riferito sostanzialmente che in quella riunione:
1) la Provincia ha comunicato che si passerà alla “settimana corta” (scuola dal lunedì al venerdì) già a partire dal prossimo anno scolastico, per risparmiare sui costi di gestione;
2) non vi è stato alcun dibattito, perché la decisione era già stata presa ed è stata di fatto imposta dall’alto, dicendo che le caldaie verranno spente il sabato;
3) non si è parlato delle implicazioni e dei problemi didattici che ne conseguono.

La serata prosegue con un ampio dibattito, che vede l’intervento di vari genitori e con le spiegazioni della preside (che ovviamente ringraziamo per la tempestività della comunicazione), dal quale emerge che:
1) la Provincia ha di fatto imposto la decisione dall’alto;
2) sul punto non pare esserci stata una resistenza ad oltranza da parte dei dirigenti scolastici, anzi;
3) il risparmio gestionale per luce e riscaldamento ottenibile con il sistema della settimana corta è risibile;
4) pare esserci invece la possibilità di un maggiore risparmio sulle spese del trasporto pubblico.

Qualcuno, infine, parla di 77 istituti e di un risparmio di costi valutabile nell’ordine di 1 milione di euro.
Fin qui i fatti.

Un commento mi pare d’obbligo. Per sintesi e chiarezza, procederò per punti.

- immaginiamo innanzitutto per un attimo la giornata-tipo di uno studente oggi (lunedì-sabato): ritorno a casa mediamente verso le 14 dopo 5 ore di lezione, pranzo, un momento di pausa e poi via a preparare le materie per il giorno successivo; pare un trend abbastanza equilibrato, il tempo c’è, qualche volta la voglia scarseggia ma di santi e di eroi ce n’è pochini in circolazione;

- con la “settimana corta”, nel caso di 30 ore settimanali si avrebbe la necessità di restare a scuola fino alle 14 tutti i santi giorni (in un caso) o di fare 2 ore di lezione al pomeriggio per più volte (3?) alla settimana; nel primo caso il ritorno a casa sarebbe verso le 15, nel secondo verso le 16 o le 17 (!) e con la necessità di preparare ancora più materie per il giorno successivo, che sarà uguale al precedente. Voi pensate che un ragazzo di 17 anni inizierà a studiare alle 18? E con quale entusiasmo? E con quali energie? Con quale attenzione e produttività? Figli come robot.

- Vi rendete conto di cosa significa tutto questo? Significa che si studierà meno, che si studierà peggio, che non ci sarà il tempo per assimilare le nozioni, che i docenti saranno in difficoltà e che non potranno materialmente dare i compiti per casa, che si sottrarrà ai ragazzi il già poco tempo per le attività extra-scolastiche, e si potrebbe continuare. E’ un disastro. Ed il problema sarà tanto più sentito per gli indirizzi scolastici più impegnativi. Certo, nessuno morirà, si capisce, ma sceglierlo come futuro sistema scolastico è roba da martellarsi dove non batte il sole. Vogliamo magari anche spacciarlo per il bene dei nostri figli?

- la Provincia è un ente pubblico, quindi non autoreferenziale ma a servizio del cittadino; chi prende queste decisioni, però, non è un marziano ma è una persona (o un gruppo di persone) in carne ed ossa. Voglio chiedere a queste persone:

- innanzitutto: hanno pensato a cosa significa tutto ciò per i giovani e per la loro crescita umana e culturale? Hanno pensato a cosa li stanno costringendo? Ne dubito molto;

- in realtà si tratta di un dubbio retorico: sono rimasto letteralmente basito nel sentirmi dire che durante la riunione in Provincia non si è nemmeno minimamente accennato a questi aspetti, ma ci si è limitati a recepire decisioni già prese; a parte il fatto che forse dai dirigenti scolastici una voce forte di dissenso era lecito attendersela (da chi se non da loro?), fa impressione pensare che la valutazione sia stata fatta tenendo conto unicamente (o principalmente, ma fa lo stesso) degli aspetti economici; ciò è sintomatico di una concezione efficientistica della gestione della cosa pubblica, per la quale ormai la persona è uno strumento a servizio dell’economia e non il contrario; si tratta di un errore di prospettiva gravissimo, che non intendiamo accettare supinamente. I nostri figli sono persone, non carne da macello, e nemmeno oggetti funzionali ad un’idea o ad un progetto, e valgono di più di un risparmio pur ingente;

- quali sono effettivamente i costi di gestione che verrebbero ridotti? Corrente elettrica? No, perché il numero di ore di lezione sarebbe immutato. Riscaldamento? O facciamo stare al freddo gli studenti il lunedì mattina, altrimenti il risparmio è praticamente nullo. Costi di trasporto (contributi alle agenzie di trasporto)?
Può essere, ma almeno è stata fatta una stima del risparmio ottenibile con criteri di scientificità?
Se sì, ce la mostrino, please, altrimenti non è accettabile una decisione presa sulla base di “impressioni” o di valutazioni a dir poco superficiali; non sarà magari che il “beneficio” del mancato trasporto del sabato rischia di essere vanificato dalla necessità di corse pomeridiane aggiuntive? Che oltre al danno ci siano anche le beffe: settimana corta e maggiori costi di trasporto….

- ipotizziamo per un momento (ripeto: tutta da verificare!) che la cifra sopra riportata sia veritiera; ma è stata fatta una valutazione costi-benefici?
In altre parole: siamo sicuri che un disastro didattico come quello che si vuole imporre possa valere 1 milione di €? Il buon funzionamento di un sistema di insegnamento ed apprendimento può essere messo sulla bilancia con una  cifra come questa?

- ancora, perché introdurre questa riforma in fretta e furia, senza un dibattito con il mondo della scuola?
Dov’è l’urgenza dopo secoli di scuola dal lunedì al sabato? Si vuole fare in fretta mettendo la gente di fronte al fatto compiuto, senza una analisi pubblica minimamente seria ed un confronto con le parti interessate.
Di più: durante la riunione in Provincia, mentendo, per convincerli si fa credere ai dirigenti scolastici che il risparmio energetico ottenibile spegnendo le caldaie al sabato sia consistente, tanto loro non sono in grado di confutare questa tesi….  Metodo assai poco condivisibile.

- infine: la Provincia di Brescia ha un bilancio di circa 500 milioni di € (previsionale 2014: vedi http://www.provincia.brescia.it/sites/provincia/files/allegati/documenti/4039/bilancio_2014_in_sintesi.pdf); una cifra come quella che si vuole recuperare incide per lo 0,20%; servirà a risolvere i problemi di bilancio? Possibile che, fra le sue pieghe non si possa destinare alla scuola questa cifra, peraltro non aggiuntiva?

-  questa decisione calata dall’alto, in realtà, ha dunque pochissimo a che fare con le ristrettezze economiche in cui gli enti pubblici vivono; in realtà è figlia di un preciso disegno politico che mette in terzo piano le esigenze più elementari di una fetta della popolazione bresciana, quella adolescenziale, che avrebbe invece bisogno di essere sostenuta con un progetto scolastico che consenta una frequentazione didattica serena e produttiva.
Scelta sicuramente poco democratica, viste le modalità, ma certo legittima sul piano formale trattandosi di competenze della Provincia. Così come sarà una scelta legittima quella di chi scrive, che si regolerà di conseguenza quando entrerà nel seggio elettorale.

Fabio Trevisani, Dimitri Bertelli, Rossella Alba, Elena Forni, Enrico Messina, Laura Manfredini, Camilla Mira, Angioletta Podavini, Fausta Tonni, Valter Carniel, Sergio Gaetarelli, Anna Gaetarelli, Paolo Andreis, Marialisa Cargnoni, GioBattista Speltoni, Rita Mora, Maurizio Franchini, Giulia Bossoni, Bruno Podavini, Lucia Podavini, Ana Rita Arcanjo Dos Santos, Sandro Apollonio, Caterina Vezzola, Massimo Corradini, Umberto Niboli, Chiara Apollonio, Natale Trono, Enrico Raggi, Cristiana Tonacci, Paola Barbieri, Maurizio Righetti, Simona Beltrami, Monica Rovida, Bruno Cavagnini , Ersilia Vinati, Carmela Liberio, Federica Trono, Davide Trono, Roberto Pasinetti, Fabio Verardi, Giorgio Giacomini, Remo Orio, Cristina Piovan, Paola Pellegrini, Stefano Cometti, Laura Raggi, Luca Tonoli, Sabrina Goffi, Damiano Zane, Renzo Gaffurini, Elena Bonetti, Renato Sforza, Manuela Berti , Carlo Citroni, Stefano Borghi, Claudia Cavagnini, Elena Chimini, Aldo Mortari, Olivari Giovanna, Anna Piantanida, Fabio Bianchetti, Michela Bonardi, Marina Crescimbeni, Claudio Quistini, Fabio Giovanni Cipriani, Sara Luria, Carlo Colombo, Tonelli Emma, Evelina Di Nocera, Michela Peli, Eva Zeni, Francesco Peli, Barbara Zambarda, Antonio Banalotti, Paola Fusi, Cinzia Alberti, Amedeo Migliorati, Ennio Pianatanida, Vittoria Tapini, Armando Sarasini, Giulia Sarasini, Elisa Bettini, Giuseppe Paola, Raffaella Piantanida, Stefano Zane, Danilo Baronchelli, Massimo Ruffini.

_____________________________________________________________________________________

Alcune brevi chiose finali (a mia sola cura perché successive alla ricezione della lettera da parte degli altri firmatari):

1) al Copernico di Brescia pare che circa l’85% (sic!) sia contrario alla settimana corta, tra genitori, studenti e docenti (notizia dalle lettere ai giornali comparse nei giorni scorsi);

2) al Fermi di Salò il Collegio dei Docenti ha espresso parere negativo a stragrande maggioranza sulla settimana corta; il risultato del sondaggio avvnuto fra gli studenti è il seguente: 64% contrari, 28% favorevoli, 8% astenuti; prossimamente si eseguirà sondaggio fra i genitori;

3) l'assessore Vivaldini ha dichiarato in questi giorni che non vi è nulla di deciso ma che si sta valutando; la preside del Liceo Fermi, invece, nella riunione del 12 marzo con noi genitori ha riferito che nel corso dell’incontro in Provincia la cosa era data per certa ed acquisita, e che anzi veniva di fatto imposta; qualcuno racconta balle, ed anche grosse; chi sarà? Io credo più al mio preside, non so voi;

4) a questo proposito, qualcuno ha chiesto di avere il verbale della riunione in Provincia tra l’assessore Vivaldini e i dirigenti scolastici; ebbene, in ben 13 giorni non è riuscito ad averlo.
Domanda: il verbale di riunione esiste? E se esiste, è pubblico o riservato? E per quale ragione recondita dovrebbe essere riservato?
Chi di dovere risponda; a buonsenso a me pare che debba poter essere letto da chiunque, ed a semplice richiesta! Che ci sia qualcosa da nascondere?

5) l'assessore Vivaldini ha dichiarato che la settimana corta è positiva anche perché in questo modo "ci si adegua agli standard europei".
In soldoni: lo fanno in Europa quindi facciamolo anche noi.
Obietto: pensiamo con la nostra testa e facciamolo solo se è una cosa intelligente, se è una cretinata lasciamo perdere;

6) l’assessore Vivaldini ha dichiarato di volersi confrontare solo con i dirigenti scolastici, cioè proprio con quelli che nella prima riunione paiono avere accettato tutto senza battere ciglio; non vuole invece parlare con i rappresentanti dei genitori o degli studenti; certo, questi non sono operatori che devono avere voce in capitolo…. che c’entrano loro?

Fabio Trevisani


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