Mi domando se essere gay è veramente dichiarazione di diversità o invece semplicemente scelta di piacere "diverso".
La tolleranza nasce dove si diventa consapevoli delle nostre scelte.
L'uscita dell'articolo e considerazioni attinenti ai gay su queste pagine nei giorni scorsi mi ha ricordato che volevo esprimere le mie osservazioni che da un pò di tempo sto facendo sui tre gatti maschi che abitano il giardino di casa.
Gatti ed umani in questa casa si studiano attentamente, c'è tempo per farlo e non è tempo perso, è puro stile di apprendimento e adattamento.
Dunque accade così, fintanto che sussiste il così detto periodo in calore, che comunque si muove con l'odore nuovo delle femmine, loro escono più spesso dai confini del giardino e talvolta tornano con la coda tra le gambe, qualche dente perso, le orecchie sanguinanti e il naso contuso.
Allora si leccano tra loro mortificati e stanchi e tra una leccata e l'altra riparte il motore degli ormoni: non sconfinano più oltre le siepi, il "capo" d'un tratto prende alla collotola il compare e fa la stessa cosa che ha fatto poco avanti con una profumata sciantosa.
Tutto questo con buona pace del "sottomesso" che trova comunque di che soddisfarsi con il terzo componente della combriccola, tutti d'accordo basta che io passi a dargli da mangiare.
Problemi di territorialità e dominanza da risolvere, niente più.
E negli umani? Non credo che ci siano più gay che nel tempo passato, sappiamo bene come si arrangiassero i guerrieri a Troia, piuttosto quel che ci da fastidio è dare senso al nucleo familiare, trovare un valido motivo per intessere ragione economica e sentimenti, visto che gatti non siamo.
Si potrebbe sperimentare ancora all'infinito la strada del piacere, consapevoli che ci porta ancora nella diversità, di sicuro pronti a seguirla finchè c'è una ciotola di pasto da consumare.
Cosa produce il passaggio di stagione quando luci e temperature sono fuori dalla norma? L'estate mancata nella valle che eco lascia nelle nostre anime?
La matematica è un'opinione, così per tanti anni ho difeso il mio punto debole. Bastava però un insegnante che mi avrebbe chiarito cosa ancora potevo recuperare dalle mie difficoltà
E' un rischio ammettere la nostra inadeguatezza ad affrontare i tempi attuali, ma forse l'unico modo per prenderci una responsabilità nei confronti di aspettative altrimenti illusorie