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06 Maggio 2015, 14.41

Genitori & Figli

Mala Educaciòn

di Giuseppe Maiolo
Mi capita spesso di incontrare genitori che si lamentano dei figli adolescenti, ma non solo, segnalano anche il disagio per l'utilizzo da parte dei ragazzi di parolacce ad ogni piè sospinto

Sono realmente disturbati da quel turpiloquio che i bambini e i ragazzi usano quotidianamente e mi chiedono cosa fare, come risponderei e pretendere che in casa non si usi quel linguaggio da postribolo.

Di solito sorrido e dico senza mezzi termini: «È una battaglia persa, non c’è niente da fare!».
Mi guardano con sorpresa, increduli, mentre il loro pargolo, spesso presente, nasconde a malapena un sorriso di compiacimento.
Non lo dico ovviamente per guadagnarmi la simpatia del figliolo che mi vogliono convincere a redarguire, ma perché non serve spendere energie su questo versante.

Le parolacce ormai le dicono tutti, compresi i genitori.
I bambini le sentono in continuazione dagli adulti, dai ministri, dalla gente dello spettacolo, alla televisione, nei dibattiti pubblici.
Cosa pretendere? Alla fine le parolacce e il turpiloquio sono la cosa meno grave se si confrontano con una quantità di comportamenti offensivi, immorali, irrispettosi, violenti che abbondano quotidianamente.
Di questi sì dovremmo meravigliarci e indignarci.
 
Inutile lamentarsi della mancanza di educazione dei giovani di oggi se i modelli che proponiamo loro sono ben altri.
Come pretendere che un ragazzo in uno scontro verbale non mandi a… quel paese (espressione ormai d’altri tempi) un insegnante o un genitore, se un ministro della Repubblica manda in un altro posto il Presidente della Camera?
 
Come pretendere che a scuola gli scolari stiano composti,
non mangino, non usino il cellulare, se alla Camera dei deputati, in Consiglio Regionale o provinciale, nelle sedute in Comune, si fa di tutto e di più?

Cosa significa parlare di legalità, di onestà, di rispetto dei più deboli, quando prevale negli atteggiamenti degli uomini pubblici - quelli che contano - la falsità, l’imbroglio, il malaffare, l’arroganza, l’offesa, il proprio tornaconto, l’esibizionismo e l’egocentrismo?
Come sostenere il valore dell’integrazione, della promozione dello sviluppo, della solidarietà e dell’accoglienza a cui, a parole.

Vogliamo indirizzare i giovani, quando c’è chi si permette di liquidare la sofferenza dei migranti, di quelli che scappano sui barconi rischiando la vita, con lo slogan «For dai ball».
A cosa serve imprecare contro la famiglia o la scuola che non educano alla sessualità quando abbiamo dovuto sopportare per anni statisti (?) che hanno fatto del Bunga bunga un modello di comportamento sessuale?
 
È inutile scaricare colpe sempre sugli altri.
Si educa molto di più con l’esempio, anzi forse solo con quello, che con le parole.
E questa nostra epoca, di esempi antieducativi sembra abbondare.

Questo non vuol dire che non serva richiamare un bambino ad attenersi alle regole che abbiamo definito.
Al contrario serve molto educare non certo al Bon Ton, ma al rispetto elementare delle piccole cose.
Cominciamo in casa dalle piccole cose quotidiane: insegniamo fin da piccoli ai bambini che ci si saluta al mattino o quando ci si incontra e non solo con un mugugno.

Insegniamo a ringraziare e facciamolo noi stessi, sempre, per ogni cosa si riceve.
Educhiamoli ad aspettare il proprio turno, a chiedere una qualche cosa per cortesia, ascoltiamoli con attenzione quando parlano e allo stesso tempo chiediamo loro di ascoltare se un altro parla e dopo intervenire.
 
Regole semplici, banali, ma quotidiane che servono se soprattutto in famiglia si forniscono con coerenza e se tutti le utilizzano.
Altrimenti è inutile parlare di giovani o bambini maleducati.
La prospettiva, viceversa, è una comunità che va alla deriva e una società sempre meno rispettosa dei diritti degli altri, corrotta e di malaffare.

Giuseppe Maiolo
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