La scuola dell'infanzia Sant'Antonio di Brescia sceglie il judo: disciplina ideale già in tenera età
Sul tatami dall’asilo. È ciò che accade alla scuola dell’infanzia Sant’Antonio di via Chiusure a Brescia, dove la coordinatrice Maddalena Ratti ha deciso di puntare sulle competenze delle insegnanti trasformandole in valore aggiunto per l’organizzazione di corsi e laboratori pensati su misura per i piccoli alunni.
Quelli del terzo e ultimo anno – nello specifico – possono intraprendere un percorso di avviamento al judo insieme alla maestra Claudia Venturini, insegnante secondo Dan della società ciessina Judo Boys, attiva all’oratorio Santo Spirito di Urago Mella sotto la guida del maestro Massimiliano Spagnoli.
“Una volta a settimana – racconta – un gruppo di 8-10 bambini di 5 anni partecipa a rotazione a questa tipologia di attività sportiva nella palestra della scuola. Si inizia con un momento di ritualità che è tipico della disciplina. Si entra a piedi nudi sul tatami, c’è il saluto iniziale e quello finale. Io indosso il kimono, che per loro è fonte di grande curiosità”.
La pratica dei fondamenti del judo si addice in particolar modo ai bambini di questa fascia d’età perché “consente di lavorare a piedi nudi e di sfruttare pienamente il tatto, il primo veicolo di conoscenza di un bambino. Lavorare a piedi nudi li aiuta a rifinire il loro sviluppo neurologico. È una grande opportunità. Il judo favorisce la crescita in modo completo. È un’arte marziale ma anche motoria, che insegna il movimento nel segno della valorizzazione del proprio corpo”.
Attività ludica, rispetto delle regole e dell’avversario, accettazione della sconfitta. Sono questi gli aspetti preziosi di questa disciplina, che secondo le insegnanti “apre al mondo della relazione e della socializzazione. I bambini incanalano le proprie energie nella consapevolezza dei propri limiti e del rispetto reciproco. L’approccio è psicomotorio. Si parte da quello per poi arrivare al judo vero e proprio”.
I diretti interessati hanno accolto l’iniziativa con grandi motivazioni, come afferma con soddisfazione la coordinatrice dell’istituto: “Capita che questa esperienza sia solo l’inizio di un percorso sportivo proseguito altrove. Per noi l’importante è garantire il movimento. Per i più piccoli c’è la psicomotricità, per i più grandi il judo, che abbiamo riscontrato essere ideale in una fase in cui si mettono in atto processi di conoscenza e confronto con gli altri e con se stessi”.
A fine anno nessun saggio o dimostrazione: “Le esibizioni non rientrano nella nostra metodologia pedagogica. Vogliamo che i bambini affrontino meno pressioni e aspettative altrui possibile. Tuttavia sarebbe bello vivere un momento di condivisione tra i piccoli judoka e i loro genitori. Non lo escludiamo”.
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