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12 Marzo 2012, 09.00

Punti di vista

Lo stato biscazziere e il gioco d'azzardo

di Aldo Vaglia
Una deriva scandalosa avallata dallo stato. Insorge anche il cardinale Bagnasco, ma dobbiamo farlo tutti perché di gioco ci si ammala.
 
Si calcola che due milioni e mezzo di persone ne sono affette a livello patologico, ma il gratta e vinci sia abitudine di trenta milioni di italiani, la metà del paese.
Una ricerca della regione Trentino Alto Adige conferma che il fenomeno è in netta espansione.
Da gennaio ad ottobre del 2011 ci sono state giocate per un importo di 1 miliardo e 77 milioni ( la spesa pubblica per finanziare il sistema sanitario trentino è poco più di 1 miliardo di euro ) con un incremento del 21% rispetto all’anno precedente.
Tra gli intervistati anche il 64% dei ragazzi e il 50% delle ragazze hanno dichiarato di praticare giochi dove si puntano soldi.

“Da principio mi pareva molto strano che Fedor Michajlovic, il quale aveva saputo sopportare con tanto coraggio diverse circostanze tragiche, come la reclusione in fortezza con lavori forzati, l’esilio, la morte della moglie e dell’amato fratello, non avesse abbastanza volontà per frenarsi e non giocare fino all’ultimo tallero... ma presto capii che non si trattava di una semplice debolezza o di abulia, ma di una passione profonda, capace di paralizzare tutti i centri della volontà.
Bisogna rassegnarsi a considerare la passione per il gioco come una malattia incurabile”.

Queste parole di Anna Grigor’evna Snitckina, seconda moglie e stenografa di Dostoevskij daranno lo spunto a Freud per definire  come “coazione onanistica” sottostante al “vizio” del gioco la dominante nella vita dello scrittore.
Costretto da un contratto capestro, per pagarsi i debiti, a scrivere in ventisei giorni  “il Giocatore” ci ha lasciato uno dei testi più brillanti e divertenti della letteratura russa dell’ottocento degno di collocarsi tra “Delitto e Castigo” e “l’Idiota”.

Non sempre si hanno però questi finali: “esco dal Casinò guardo nella tasca del panciotto trovo ancora un gulden. “Ah avrò dunque di che pranzare!” pensai ma, dopo aver fatto cento passi cambiai idea e tornai indietro. Puntai quel gulden sul manque (quella volta ero fissato per il manque) e, in verità, c’è qualcosa di particolare nella sensazione che provi quando solo, in un paese straniero, lontano dalla patria e dagli amici, senza sapere che cosa mangerai oggi, punti l’ultimo, proprio l’ultimo, l’ultimissimo gulden! Vinsi  e dopo dieci minuti uscii dal Casinò con centosettanta gulden in tasca. È un fatto! Ecco che cosa può significare talvolta l’ultimo gulden! E che cosa sarebbe accaduto se allora mi fossi perso d’animo, se non avessi avuto il coraggio di decidermi?
Domani, domani tutto finirà!”

Il calcolo delle probabilità è legato sin dai tempi preistorici al gioco d’azzardo.
Si trovano statuette cinesi di giada di giocatori d’azzardo che risalgono a 2000 anni fa.
Nel calcolo delle probabilità su un numero sufficientemente elevato di prove la frequenza e la probabilità tendono a coincidere, tutti sono a conoscenza del fenomeno sia lo stato che ci guadagna che il giocatore che pur sapendo di essere perdente punta sulla frequenza.
Le lotterie e i giochi d’azzardo sono da secoli fonte di guadagno per i governi e vengono organizzate da tutti i sistemi sociali: cattolici o puritani, feudali, borghesi o socialisti a dispetto di tutti i principi teorici e morali.
 
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