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19 Gennaio 2023, 07.09

Eco del Perlasca

Pan-d'oro

di Milena Bianchi
Lo mangiamo a Natale, ma è buono tutto l'anno. Ne avanza sempre. Vediamo di che dolce si tratta e come riutilizzarlo

Tutti noi, a Natale, ci mettiamo a tavola con la voglia di festeggiare tranquillamente. Quando però arriva il momento del dolce si è sempre troppo sazi per gustarlo come si deve.
Alla fine si teme di sprecarlo, ma non necessariamente bisogna buttarlo. Infatti, utilizzando gli scarti del pandoro, si possono creare nuovi modi per gustarlo.

Alcuni cenni storici: il pandoro, nato a Verona, è uno dei dolci maggiormente consumati nelle festività natalizie in Italia.
Ha un gusto soffice e delicato, bisogna dedicare molto tempo e pazienza alla sua preparazione.
La sua lievitazione, infatti, può variare anche da 2-3 giorni a persino una settimana.

Il suo inventore, Domenico Melegatti, si era ispirato al cosiddetto “levá”, un dolce preparato la vigilia di Natale dalle donne dei villaggi, ricoperto con zucchero e mandorle.
Alla ricetta originale Domenico aggiunse il burro e le uova e tolse gli ingredienti di “intralcio”, cioè le mandorle.
L’impasto era pronto, ma mancava la forma, alla quale pensò un pittore veronese dell’epoca di nome Angelo Dall’Oca Bianca.

Curiosità: il pandoro ha questo nome perché, secondo una leggenda, un garzone di pasticceria, alla vista del dolce, disse che il colore dell’impasto gli ricordava quello dell’oro: “pan-d’oro”!

Come si può riutilizzare?
Ci sono diversi modi per riutilizzare gli avanzi di pandoro. Uno di questi - a parer mio uno dei migliori - è quello di usarlo al posto dei savoiardi nel tiramisù, in questo modo lo rende ancora più soffice di quanto non lo sia già; oppure, come fette di pane dolce per fare merende sfiziose ai bambini.

Milena Bianchi 3 alberghiero cucina

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