Dalla roccia che sta sotto i nostri piedi
filtra un’altra notizia di rilievo per tutta la Valtrompia, giacché gli speleologi del
Progetto Sebino hanno da poco esplorato ancora una volta
le viscere del monte Guglielmo.
Un’esplorazione avvenuta nel corso del 2012 su sponda sebina, presso la sorgente Tufere a Govine, piccola frazione di Pisogne. Dapprima sfruttata come fonte di alimentazione dei forni per estrarre il ferro, la sorgente venne poi abbandonata e, solo negli ultimi anni, è stata utilizzata a scopo potabile e idroelettrico.
Le esplorazioni cominciano oltre venticinque anni fa e si susseguono per qualche anno, senza mai dare interessanti risultati. Finisce nel dimenticatoio fino al 2010 quando, sotto consiglio di Luigi Casati, speleosubacqueo di fama internazionale, Luca Pedrali e Davide Corengia riprendono le immersioni. Dopo un primo tentativo conclusosi a causa della scarsa visibilità e la forte corrente, Luca decide di tornare e riprovare.
“Grazie alla sua caparbietà per proseguire in totale sicurezza – racconta la moglie Nadia Bocchi –, ha deciso di continuare. Riemerso dopo 140 metri, davanti ai suoi ha trovato un’enorme sala, subito ribattezzata ‘Grotta delle meraviglie’. Allora Luca ha avvisato Davide e, superato insieme il sifone allagato hanno percorso alcune decine di metri in ambienti ricchi di concrezioni, ma essendo un ramo molto attivo la prosecuzione è diventata difficile per via del forte regime idrico. Così, i due hanno atteso condizioni favorevoli, trovate nel secco inverno 2012, quando hanno armato la cascata oltre il sifone, proseguito alcune centinaia di metri in orizzontale sino ad un secondo sifone allagato.
Poi – spiega la speleologa Nadia Bocchi –, l’indomani l’immersione in un ambiente stretto, l’incursione per 35 metri e l’approdo sino a un terzo sifone. Tolte le bombole, Luca e Davide hanno proseguito lungo la galleria: l’euforia e la voglia di percorrere ambienti fino ad allora sconosciuti, la curiosità e l’emozione li ha così spinto sino ai piedi di un’ennesima cascata, dove si sono dovuti fermare, perché risalire la parete in libera poteva essere molto rischioso”.
Una ricerca ai piedi del Monte Guglielmo che va avanti dal 2010, con il gruppo che sinora si è addentrato per un totale di quasi 580 metri, e un nuovo importante sistema carsico in fase di studio in questo massiccio.
“La scoperta di nuove prosecuzioni oltre il primo sifone de La Cascata – dice Massimo Pozzo di 'Progetto Sebino' – ha confermato la presenza di un corso d’acqua che scorre lungo ambienti di dimensioni considerevoli, che provengono dal cuore del massiccio. Lo sviluppo attuale di 577 metri, per un dislivello totale di 126 metri (-14; +112), e l’importanza del dislivello tra la quota di vetta (1.948 m) e quella di fuoriuscita delle acque (434 m) permette di formulare ipotesi di grandi esplorazioni, considerando la natura prettamente calcarea del Monte Guglielmo (con più di cento cavità note) e la vastità dell’area stimata in oltre 70 chilometri quadrati”. La ricerca continua.