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21 Novembre 2013, 09.00

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Manolo in arrampicata libera dentro il Muse di Trento

di Redazione
Lo scorso 15 novembre Maurizio Zanolla in arte "Manolo", l'arrampicatore più famoso del mondo si è esibito in alcune originali scalate all'interno e all'esterno del Museo di scienze naturali inaugurato l'anno scorso su progetto di Reno Piano
 
Lo scorso 15 novembre Manolo - ospite di un incontro organizzato nell’ambito del Convegno Dolomiti "Progettare Paesaggi Dolomitici" nel museo disegnato da Renzo Piano - ha scalato lo spazio centrale del Muse, il Grande Vuoto, e sfidato le pareti di vetro della Serra Tropicale.
 
Un momento di grande intensità, che ha visto dialogare la scienza e lo sport per superare le barriere, i luoghi comuni, le domande irrisolte e mettersi in gioco dal punto di vista fisico e mentale.

Una figura leggera, sottile e forte è sospesa nel vuoto, intorno caprioli, alci, aquile, lepri. Non è la scena fissata lungo un sentiero di montagna. Accade nel centro di una città, dentro un museo. A bloccare nel tempo questo momento irripetibile sono le mani, i muscoli, gli occhi pieni di avventure di un ospite davvero speciale. "In bilico" Maurizio Zanolla - per tutti Manolo - ci è stato tutta la vita. Ma forse mai in uno spazio come questo: il MUSE, il Museo delle Scienze di Trento.
 
In un pomeriggio di novembre Manolo accetta la sfida di vivere, nel modo che più gli appartiene, l’esperienza del MUSE. E così, il Grande Vuoto, lo spazio centrale che rappresenta il cuore dell’edificio, e che attraversa tutti i sei piani del museo, così come le pareti di vetro della serra tropicale, si sono trasformate nella via, percorsa senza titubanze, dal "Mago".
 
Qui il link alla galleria fotografica dell'originale impresa messa in opera da Manolo al Muse (foto a cura di Matteo Mocellin):
 
Manolo ha iniziato ad arrampicare all'età di 17 anni. La sua evoluzione tecnica è passata attraverso l'utilizzo di appigli e appoggi sempre più piccoli, equilibri sempre più precari. Una tensione costante verso un limite da superare. Proprio in questo il significato dell’arrampicata di Manolo sulle pareti e dentro gli ambienti del museo non è solo uno splendido gesto atletico, ma la vicinanza spirituale a un’idea. Così come l’arrampicatore si cimenta in itinerari sempre più impegnativi e sfidanti, così il pensiero ricerca nella forza della conoscenza un nuovo confronto.
 
La scienza sfida a superare le barriere mentali, i luoghi comuni, le domande irrisolte. Lo sport invita a mettersi in gioco dal punto di vista fisico e mentale. E’ in questo positivo gioco di specchi che si è giocato l’inconsueto incontro di oggi al MUSE.
 
Maurizio Zanolla, detto Manolo, nasce a Feltre nel 1958 in provincia di Belluno. Inizia a scalare giovanissimo. Senza chiodi, via corde, buchi ha sperimentato vie di difficoltà maggiori al cosiddetto “VI grado”, arrivando a superare il decimo. Il suo free climbing è un mix unico di eleganza e agilità, forza e leggerezza.
 
Nel corso degli anni affronta molti gruppi dolomitici, fra i quali il Civetta, la Marmolada, le Tre Cime di Lavaredo ripetendo in arrampicata libera alcune vie classiche di grande difficoltà. Nel 1988 è la volta della Francia. Negli Stati Uniti scala in libera la famosa parete El Capitan nello Yosemite. Nel 1989 è tra i fondatori di una scuola di free climbing, l'Extemporary Climbing School, a Rovereto. È soprannominato Il Mago. Il suo ultimo libro, del 2013, è In Bilico… tra le falesie di Primiero edito da Osteria taci cavallo.

 

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