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19 Luglio 2014, 08.13

Lettere

Il Governo non cambia verso!

di Emanuele Vezzola
Ci scrive Emanuele Vezzola, sindaco di Gavardo e presidente dell'Associazione Comuni Bresciani, esprimendo il suo rammarico per la scarsa attenzione manifestata dal Governo nei riguardi dei Comuni

Il Governo non ha, purtroppo, cambiato verso nei riguardi dei Comuni.
Spiace molto doverlo dire, a maggior ragione perché da chi è stato Sindaco e da chi è stato Presidente dell'Associazione Nazionale dei Comuni Italiani era lecito attendersi un atteggiamento diverso e nuovo.
Invece - partendo dagli ultimi mesi dell'ultimo Governo Berlusconi, passando per il Governo Monti, per il Governo Letta e sino ad oggi con il Governo Renzi - sempre più forte è stata l'aggressione dello Stato centrale verso le autonomie locali. E' innegabile: dopo una stagione – quella degli anni novanta – in cui si parlava e discuteva quotidianamente di federalismo fiscale, di sussidiarietà, di livelli decisionali vicini ai cittadini, di valorizzazione delle Autonomie Locali, dopo questa fase, da alcuni anni, è tornata fortissima la propensione centralista dello Stato che invade ogni autonomia periferica e locale con la giustificazione delle esigenze di bilancio e, guarda caso, (ma non è un caso!) questo centralismo di ritorno coincide con una sempre più elefantiaca burocrazia.

Centralismo e crescita dell'apparato burocratico
vanno sempre insieme (lo scriveva già Weber alla fine dell'ottocento e non lo abbiamo ancora imparato!), e questo nonostante le dichiarazioni di semplificazione che ogni governante sbandiera ai quattro venti.
Noi Sindaci lo sappiamo bene: i nostri Uffici sono oberati, soffocati da una marea crescente di adempimenti burocratici che nulla, dico nulla, hanno a che vedere con la qualità dei servizi ai cittadini, altro che semplificazione!

Ma questo contributo non vuole essere l'ennesima lamentazione: sappiamo bene che anche i Comuni devono contribuire al risanamento del Paese e lo hanno fatto fortemente. Ma non si possono non dire alcune cose sacrosante.

La  prima: i Comuni (salvo i soliti casi del Centro-Sud Italia) non sono certo stati la causa del debito pubblico dello Stato.
Rarissimi, almeno al nord, i Comuni con bilanci in perdita, anzi, si era soliti avere un discreto avanzo di amministrazione da investire l'anno successivo.

La seconda: in nessun altro paese europeo il rispetto del Patto di Stabilità nazionale è posto a carico dei Comuni.
Ai  Comuni è richiesto e giustamente, che abbiano i loro bilanci in pareggio, ma il risanamento compete allo Stato che la deve smettere di far fare ai Sindaci gli esattori con conto del Governo.

La terza: non abbiamo mai chiesto di essere esentati dai sacrifici di questo momento tanto difficile.
Ciò che ci offende è l'ingerenza continua dello Stato nella gestione delle nostre Comunità.
Nonostante la Corte Costituzionale abbia già precisato che lo Stato può legittimamente coordinare la finanza pubblica, ma non deve intervenire con norme di dettaglio sulla tipologia di spesa da contenere, nonostante ciò, sono anche in questi giorni, decine le norme che il Governo continuamente inserisce nei Decreti e che intervengono fino a definire quanta benzina si possa acquistare per i mezzi comunali o per i decespugliatori.

Questo è inammissibile e non più tollerabile: lo Stato ci dica pure quali sono le risorse di cui può realmente disporre, ma poi ci lasci gestire i nostri Comuni e ci lasci mani libere sulle modalità con le quali vogliamo garantire i servizi per i nostri cittadini, che soli hanno titolo ad esprimere un giudizio con il loro voto.
Altrimenti cosa ci stiamo a fare: mandi pure dei commissari e si prenda la briga di amministrare gli oltre ottomila comuni italiani.

Smontare, a piccoli pezzi, l'autonomia sostanziale degli Enti Locali con la giustificazione dell'efficienza e delle esigenze di finanza pubblica (e ho già ho detto che la grande parte dei Comuni sono da sempre testimonianza di efficiente gestione della cosa pubblica) rischia di demolire anche l'ultimo livello di fiducia dei cittadini verso le Istituzioni.

Giova sempre ricordarlo: nel contratto sociale che tiene insieme le società, prima dello Stato, molto prima, ci sono i cittadini, i Comuni e poi lo Stato.
Vogliamo ancora sperare che il Governo “cambi verso” ed il Sindaco d'Italia si ricordi con maggiore chiarezza da dove viene, per avere la forza di andare lontano nel rilancio del nostro amato Paese.

Emanuele Vezzola
Presidente Associazione Comuni Bresciani
Sindaco del Comune di Gavardo

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