Tra gli antichi greci era una divinità, Elpis, che i latini chiamarono Spes, ultima dea quasi a dire che la speranza è lultimo aiuto da chiedere per far fronte ai mali del mondo, quelli fuoriusciti dal Vaso di Pandora.
Il famoso mito infatti, racconta della speranza come il porto dove andare nel mezzo della bufera e allude allenergia che ci serve per tenere il timone quando infuria la tempesta.
Qualcuno lha sentita come unillusione e pure la psicologia lha considerata poco, mentre invece la speranza è unemozione preziosa simile a un farmaco.
Le neuroscienze oggi, ci confermano che è come unaspettativa positiva che accende aree del cervello, quelle frontali e del sistema limbico, capaci di produrre sostanze in grado di dare sollievo al dolore, simili alloppio o alla morfina.
Ce lo dice con estrema chiarezza il neurofisiologo Fabrizio Benedetti in un bel libro La speranza è un farmaco (Mondadori) le cui ricerche ci confermano come la capacità di sperare non sia un imbroglio ma un sentire interno di fiducia con cui ci aspettiamo benefici, soluzioni e anticipiamo mentalmente eventi piacevoli del futuro.
Possiamo dire che è un sentimento in grado di darci forza per andare avanti quando la situazione personale, sociale o relazionale ci abbatte.
La radice spa di speranza che viene dal sanscrito, contiene proprio lidea del movimento e dellenergia con cui ci muoviamo nello spazio fisico e in quello mentale quando desideriamo e fantastichiamo.
È limmaginare che costituisce la trama della speranza.
È come un viaggio mentale in cui cè una meta, la destinazione e gli strumenti che servono, ma pure lentusiasmo per lavventura e lenergia necessaria per arrivare al termine.
Sperare è un atto di fiducia in noi stessi e nella vita, un vedere al buio e percepire la possibilità di cambiare che ci dà la linfa necessaria per trasformare i sogni in realtà.
È forza interiore da coltivare proprio con limmaginazione e alimentare con la fantasia per rinnovare lo sguardo sul mondo e sviluppare lattesa.
Tenere accesa la fiamma della speranza e mantenerla funzionante nei momenti particolari in cui, messi alla prova dalle situazioni negative, si vacilla vuol dire valorizzare i desideri più che i bisogni e al contempo tenere attive le parti infantili che ci fanno vedere il mondo con gli occhi stupiti del bambino.
Ci aiuta lidea che dietro langolo ci possa essere sempre qualcosa di nuovo e importante da scoprire.
Ci serve immaginarlo in quanto limmaginazione è atto mentale creativo e ci mostra possibili soluzioni.
Far crescere la speranza ad esempio con il pensiero divergente, quello che utilizza prospettive inusuali, ci può servire per costruire giorno dopo giorno il cambiamento e la rinascita.
Perché diceva Pablo Neruda in una splendida poesia Nascere non basta. È per rinascere che siamo nati. Ogni giorno.
Giuseppe Maiolo
Università di Trento