Acqua piatta
di Elio Vinati

Spesso e volentieri si dice e si legge che il vento risulta essere un valido attivatore dell'istinto predatorio dei lucci. Stavolta non è andata così, e vi racconto subito perché...


Un bel sole riscalda le placide acque del lago di Endine dopo una settimana di forti e intense piogge che ne hanno alzato il livello. Una volta noleggiato il pedalò, affronto lo specchio d'acqua con la tecnica della traina (vedi articoli 'pesce d'aprile' e 'bis') che mi consente di sondare ampie zone del lago macinando chilometri.

Legato al solido e imprescindibile cavetto d'acciaio utilizzo un'esca nella quale ripongo la fiducia totale (requisito fondamentale per qualsiasi esca stiate impiegando) ovvero un Rapala modello shad-rap dai colori naturali.

La speranza è che attiri le attenzioni di sua maestà il luccio durante il suo nuoto sinuoso che simula un pesce in difficoltà. Dopo aver pedalato a filo di molti canneti promettenti decido però, dinanzi a un'ansa interessante, di fermarmi e dedicare maggiori lanci. Ed è proprio qui che il recupero dell'artificiale viene bruscamente interrotto da un deciso attacco a pochi metri dal natante: è lui, l'esocide ha aggredito l'esca con vigore.

Un paio di fughe decise fanno cantare la frizione e poco dopo il lucciotto viene guadinato da mio fratello. Che gioia. Un'emozione indescrivibile riuscire a catturare uno dei predatori più schivi e difficili.

Alla prossima uscita, quando l'acqua sarà calma e piatta...
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