Così il Covid ridisegna il ruolo della città
di Valerio Corradi

La pandemia sta trasformando il modo di vivere il territorio. Smart Working e consegne a domicilio cambieranno il ruolo della città?


In un tempo segnato da molte incognite, il futuro dei contesti urbani passa dal ripensamento della città come sede di lavoro e luogo di consumo alla luce di processi che sembrano condurre alla stabilizzazione dello smart working e della pratica del delivery.
Non si tratta della “fine della città” come qualcuno ipotizza, ma dell’ingresso in una nuova fase che comporta un nuovo modo d’intendere la centralità della città, almeno per come l’abbiamo conosciuta fino a ieri.

La stessa Brescia potrebbe essere toccata dai cambiamenti in corso.

Nel primo periodo della pandemia, quando lo strumento anti-contagio privilegiato (in assenza dei vaccini) era il lockdown parziale o totale, si è assistito al decentramento di alcune attività e di alcune residenze.
Ancora oggi, il desiderio di allontanarsi dalla città sembra periodicamente riaffiorare di pari passo alle cicliche impennate della curva dei contagi (e delle relative restrizioni) per poi sgonfiarsi col miglioramento del quadro generale.

Lo stesso trasferimento di molti lavori in modalità telematica e a distanza, proseguito anche nelle successive ondate, ha contribuito a ridisegnare alcune funzioni dello spazio urbano.
Un vasto insieme di attività commerciali, ristoranti e rivendite al dettaglio è stato direttamente toccato dalla contrazione dell'afflusso quotidiano di pendolari in città dovuta alla pandemia.

A titolo d’esempio
si può citare l’impatto registrato in alcune capitali globali su quella che può essere definita l’“economia del sandwich” fatta di ristorazione rapida, spazi-mensa, luoghi per il consumo in pausa pranzo.
A Londra questo caratteristico comparto dell’economia urbana post-industriale mostra, ormai da mesi, segnali di sofferenza che impongono ad alcune storiche catene internazionali il ridimensionamento degli organici fino alla chiusura di alcuni siti.
La diminuzione dei pendolari (lavoratori e studenti) e il cambiamento delle stesse abitudini alimentari ha portato alla trasformazione del settore food con alcune pratiche che si sono spostate altrove, senza avere più come unico punto di riferimento la città.

Per contro, esistono segnali di rivitalizzazione delle economie extra-urbane (es. hub commerciali decentrati) derivanti dalla maggiore presenza in tali località di persone che in precedenza per gran parte della giornata erano lontane da case.

In altre città come Parigi
si è assistita alla riduzione dell’uso dei mezzi di traporto pubblici. In altre ancora, come New York, con l’arrivo della variante Omicron è ripreso l’esodo delle fasce sociali più elevate verse le aree suburbane.
In Germania è sotto osservazione la ricaduta che il recente lockdown potrà avere su città in costante crescita come Berlino.

In questa sommaria ricostruzione dell’allontanamento dalla città come luogo di lavoro e di consumo un ruolo importante è infine giocato dalla simultanea affermazione del modello “delivery” che ha reso meno necessari gli stessi spostamenti finalizzati all’acquisto e al consumo.
In questo caso possiamo citare l’esempio del digital food delivery in Italia, che nel 2021 ha registrato una crescita del 59% rispetto al 2020, tanto che circa quattro italiani su dieci si sono avvalsi di servizi di consegna di cibo a domicilio.

Sulla reale consistenza e sulla durata di tali cambiamenti peserà probabilmente l’entità e la durata della stessa pandemia che potrà o meno normalizzare alcuni fenomeni.
Ciò potrà avere delle conseguenze sui circuiti commerciali urbani, sulla fruizione dei servizi pubblici (es. mezzi di trasporto) e sull’utilizzo degli spazi urbani (immobili, strutture, ecc.).

I contesti urbani
, ben lontani dall’essere al capolinea, continueranno ad essere protagonisti del nostro tempo in virtù della loro capacità di agglomerare interessi, di essere luoghi del pensiero e dell’innovazione, sedi del potere decisionale e di offrire eventi, contenuti e servizi di alto livello (es. in campo sanitario e formativo).
Al contempo la redistribuzione territoriale delle risorse, di alcuni servizi e dei sistemi di offerta dovuta a esigenze contingenti (Covid-19) e alla convergenza di processi eterogenei (smart working, delivery) richiederà un ripensamento della funzione che la città svolge per il proprio territorio e rilancerà la sfida del potenziamento della capacità connettiva dei centri urbani a livello locale e sovra-locale.

Anche Brescia
dovrà probabilmente interrogarsi oltre che sulla capacità di mantenere una centralità geografica per il proprio territorio anche sulla capacità di creare nuove connessioni tra luoghi, reti e infrastrutture di diverso tipo e scala.

Valerio Corradi

(da Giornale di Brescia, 13.01.2022)
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