El Trinche
di Luca Rota

Se parliamo di "leggende", non possiamo di certo ignorare quella del Trinche, alias Tomàs Felipe Carlovich, il cui mito si fonde a tratti col vero, conservando quel fascino insito solo in certe storie



Si narra che prima degli incontri del Central Cordoba, squadra minore della cittadina argentina di Rosario, da sempre contesa tra Newell’s e Rosario Central, fuori dallo stadio la gente chiedesse e venisse a sua volta informata della presenza del Trinche.

“Col Trinche pago un prezzo, senza di lui un altro”, pare fosse il motto degli spettatori in attesa.

Centrocampista classico, un regista, con un soprannome dall’origine poco chiara; ma si sa che nella terra del fútbol tutti i calciatori ne hanno uno e poco importa se abbia o no un significato preciso.

Fuori dalla leggenda ciò che accadde nel 1974, quando la selezione argentina in procinto di partire per il Mondiale tedesco, sfidò una rappresentativa rosarina infarcita di giocatori di entrambe le big cittadine.

A quell’incontro prese parte pure Carlovich, che col Rosario Central un paio di presenze le aveva fatte, ma che aveva sposato la causa del club cadetto (il Central Cordoba) e ai grandi palcoscenici era sempre stato allergico.

L’Albiceleste venne surclassata, col Trinche sugli scudi e il selezionatore mundial che chiese a quello rosarino di togliere dal campo “quel 5”, perché li stava facendo ammattire. Naturalmente quel 5 era El Trinche.

Altra narrazione attribuibile alla leggenda racconta che Cesar Menotti lo chiamò per proporgli l’inserimento nella lista per il Mondiale di casa, quello del ’78, poiché il titolare si era infortunato. Il caso volle che Carlovich, partito alla volta della capitale, rimase rapito da una immagine naturalistica e se ne stette sulla riva di un fiume a pescare, per poi fare ritorno a casa.

Il tutto senza ovviamente presentarsi all’appuntamento col selezionatore e addio Mundial.

Quando Maradona, lasciata l’Europa, fece ritorno in patria ed indossò la maglia del Newell’s anche se per poche partite, intervistato dalla stampa che gli chiedeva se fosse onorato di essere il più forte di sempre ad aver mai giocato a Rosario, disse che il più forte che avesse mai giocato in città era proprio Carlovich, da tutti conosciuto come El Trinche.

Un’investitura niente male per chi da sempre, aveva preferito la pace e l’affetto della propria gente ai soldoni che il calcio propina a chi ha talento. A lui piaceva il calcio, forse è per questo motivo che decise di non abbandonare la sua Rosario. Oppure era inadatto per le grandi pressioni, o magari semplicemente se ne fregava.

El Trinche è andato via l’8 maggio scorso, in seguito alle ferite riportate da un’aggressione subita da quattro balordi intenti a rubargli la bicicletta. Una fine indegna per chiunque, figuriamoci per chi il proprio destino l’aveva sempre scelto di sua spontanea volontà.

Ma le leggende, si sa, restano immortali nel tempo e nella memoria.

Hasta luego Trinche.