Da Nikolajewka un anelito di pace
di Cesare Fumana

Nella commemorazione a Brescia del 77° della conclusiva battaglia degli Alpini sul fronte Russo, dalle Penne nere il ricordo dei reduci e del loro messaggio ribadito più volte: “Mai più la guerra”


Il 26 gennaio 1943, a Nikolajewka, gli Alpini della Divisione Tridentina scrissero l’ultimo capitolo di una delle storie militari più conosciute dell’Esercito Italiano, l’eroico ripiegamento dal fronte russo durante la 2^ Guerra Mondiale. Un’ultima battaglia per uscire dopo giorni di estenuanti combattimenti dalla sacca dentro cui erano stati chiusi i soldati dell’Asse in ritirata, che vide gli Alpini del 6° reggimento - giunti  per primi  alle porte del paese ucraino – compiere un ennesimo determinante sforzo per consentire il ritorno a casa dei superstiti dell’Armata Militare Italiana in Russia e degli eserciti alleati.

Il loro sacrificio – e quello più in generale di tutti i Caduti - è stato ricordato anche quest’anno a Brescia, presso la scuola Nikolajewka, dove l’Associazione Nazionale Alpini compie ogni anno una commemorazione ufficiale.

Per ragioni anagrafiche i reduci di quei fatti non ci sono quasi più: ce n’era solo uno presente: vigilio Bettinzoli, di 97 anni, di Lodrino.
È toccato quindi ad altri il discorso ufficiale, affidato al past president della Sezione Ana di Brescia, Davide Forlani, che ha ricordato tanti protagonisti di quella battaglia, alpini citati nei libri di memorialistica e personaggi che poi ebbero un importante impegno pubblico.
Tanti anche i valsabbini inquadrati nei battaglioni Vestone e Val Chiese, nomi citati nel libro di Mario Rigoni Stern “Il sergente nella neve”.

Nel suo intervento, il presidente dell’Ana, Sebastiano Favero, ha ricordato l’anelito di pace che è scaturito dal ricordo di quella battaglia, un afflato alla pace e alla convivenza fra i popoli ribadito a gran voce dai reduci delle Seconda guerra mondiale.

Da qui l’impegno solidale delle Penne nere nelle calamità e in progetti di solidarietà, come la stessa scuola Nikolajewka dimostra, il “monumento vivente” delle Penne nere bresciane.

Favero ha ricordato anche il legame nato con Livenka, come oggi è chiamata Nikolajewka, e con la Russia, con l’asilo Sorriso di Rossosch costruito dalle Penne nere, così come il recente ponte di Livenka, a sottolineare un legame di amicizia che deve essere un comune sentire per tutti.

In particolare per i giovani e le istituzioni, a cui gli Alpini vogliono essere da esempio, ricordando il messaggio dei reduci: "Mai più la guerra"!.