Il tempo del vino
di don Claudio Vezzoli

Vorrei partire con questa mia riflessione dalle parole del salmo104: è un salmo dove il creato inneggia al Creatore, e qui che la terra è animata, fecondata dalle acque dolci piovane e sorgive, costellata di frutti ed animali.


Tra questi frutti si dice al versetto 15 espressamente ”il vino che allieta il cuore dell’uomo”.
Nel mondo biblico si fa, ripetutamente, riferimento all’immagine del vino e della vigna, il vino veniva portato in offerta al tempo, era coltivato seguendo specifiche regole in quanto non poteva essere mischiato con quello di altri popoli, destinati alle divinità pagane.

Il giorno festivo, per gli ebrei, il sabato
è segnato dalla benedizione del pane e di una coppa di vino sulla quale si recitava la preghiera di benedizione.
Il vino è presente quale elemento santificatore e portatore di letizia.

Il cristianesimo eredita questa tradizione culturale
e ne attribuisce un significato nuovo: esso infatti è legato in maniera indissolubile al sangue di Cristo versato sulla croce e segno concreto della sua presenza nella chiesa, mediante l’Eucarestia.
Il sacerdote all’offertorio, durante la messa dice a nome di tutti i fedeli “Benedetto sei Tu, Signore, Dio dell’universo, dalla Tua bontà abbiamo ricevuto questo vino, frutto della vite e del lavoro dell’uomo”.

Il vino allora è molto importante quale fattore di unione e di comunione degli uomini tra di loro e con Dio: nei banchetti non manca mai pur condannando l’uso sregolato.
Il teologo Metz ha creato questa massima parlando degli abitanti della Franconia, regione tedesca nota per i suoi vini bianchi, dicendo che gli abitanti di questa regione provano un piacere terreno per Dio ed una gioia mistica per il vino.
Anche noi siamo legati alla coltivazione del vino e in autunno potremo gustare i sapori delle nostre terre.

E’ un modo per vivere la bellezza del creato: la gioia si esprime sempre in qualcosa di terreno e concreto.
Il vino è particolarmente buono nei tipici piatti della cucina bresciana: il cibo ed il vino ci rapiscono nella leggerezza e nella gioia di vivere.
Pensiamo quando si mangia il formaggio duro ed il pane insieme ad un buon bicchiere di vino lentamente per assaporare con calma una serata e con questo si scacciava via ogni preoccupazione. In quell’attimo la vita è bella e basta! Certo dipende anche dal tipo di conversazione.

Allora può essere vero che, come dice il salmista
, il vino allieta il cuore degli uomini; ma anche il libro del Siracide, maestro di sapienza ebraica e greca, dice a proposito del vino: ”Il vino è come la vita per gli uomini, purché tu lo beva con misura. Che vita è quella dove manca il vino? Fin dall’inizio è stato creato per la gioia degli uomini”.

Il vino non bisogna buttarlo giù a qualche maniera o addirittura tracannarlo
, ma bevuto lentamente perché si beve pensando al tempo: il tempo utilizzato dal sole nella maturazione, il tempo del lavoro dell’uomo, il tempo della vendemmia, dell’invecchiamento e della lavorazione finale.

E’ così che il vino diventa consolazione, altrimenti l’avidità lo rovina
, chi sa bere il vino si rende conto della preziosità del tempo.
Se il vino diventa surrogato al piacere del vivere allora nuoce alla vita: il vino non vuole sostituire una vita non vissuta o lasciata sé stessa o perché non ha trovato altro piacere della vita.

La vita è un impegno per affrontarla serenamente con l’aiuto di Dio, pur con i suoi alti bassi, in mezzo alle difficoltà e fatiche: il vino diventa conforto quando ci si concede il tempo di degustare il vino con gli amici e con gioia, con misura e moderazione , come del resto lo sono tutte le gioie della nostra vita.

Con questa riflessione sul vino auguro a tutti i viticoltori una buona vendemmia per il prossimo autunno. 

Don Claudio Vezzoli