«Child 44»: spazio al thriller melodrammatico
di Nicola 'nimi' Cargnoni

Sdoppiando la narrazione su due trame parallele, il regista ottiene un buon risultato senza appesantire la visione


La prima operazione compiuta da Daniel Espinosa, regista di «Child 44», è stato lo spostamento dei fatti del mostro di Rostov dagli anni Ottanta alla metà degli anni Cinquanta, nella Russia stalinista e totalitaria.
Ciò non è una mera alterazione dei fatti storici, ma è un dislocamento necessario a inquadrare le due tematiche che faranno da trama ad altrettanti plot narrativi: da una parte gli efferati omicidi del mostro e dall’altra il racconto del clima che si respirava durante gli ultimi anni di vita di Stalin.

Protagonista è Leo Demidov, eroe di guerra che ora è uno degli elementi di punta della MGB, la polizia segreta sovietica; quando il figlio di un collega verrà trovato morto nei pressi della ferrovia, Leo sarà spinto a indagare sulle cause della morte, che sul rapporto ufficiale sono imputate a un incidente.
Ma Leo non ci crede, nonostante sappia benissimo a cosa va incontro chi parla di omicidio nella Russia sovietica, dove vige il motto «Non esistono omicidi in Paradiso».

Si tratta di un film la cui sceneggiatura stravolge abbastanza la trama dell’omonimo romanzo da cui trae spunto, infatti l’incipit ci mostra subito l’ascesa di Leo Demidov da soldato valente a implacabile ufficiale della polizia segreta, ruolo che svolge diligentemente e con metodi ferrei ed efficaci, che gli valgono il rispetto dei colleghi e che creano attorno a lui un’aura di paura e di soggezione, di cui la moglie Raissa è una silente vittima.

La curiosità di Leo per il ritrovamento di altri cadaveri di bambini lo porterà ad attirare su di sé le attenzioni paranoiche dei dirigenti della MGB. Ciò sarà il viatico per i vari snodi che si succederanno, che vedranno Leo in esilio con la moglie Raissa ed entrambi coinvolti in un percorso di maturazione e di collaborazione.

Gli spunti all’interno di «Child 44» sono numerosi, dal clima di pesantissima oppressione che si respirava nella Russia stalinista fino alla propaganda anti-occidentale che portava addirittura a ritenere l’omicidio come una “degenerazione capitalistica”, passando dalla persecuzione degli omosessuali, dalle tematiche sociali che coinvolgono il problema dei numerosi orfani e dagli effetti delle purghe staliniane.

Degne di nota le interpretazioni di Leo e Raissa, rispettivamente impersonati da Tom Hardy e Noomi Rapace, coadiuvati da un cast ricco di nomi noti (Vincent Cassel, Gary Oldman, Jason Clarke); la fotografia non è da meno, che insieme a una regia tecnicamente priva di errori ottiene un risultato finale soddisfacente, con un film dal ritmo serrato e una suspense crescente.

Poco importa la poca attinenza col romanzo e con i fatti storici che riguardano Andrej Čikatilo, il mostro di Rostov; ciò che conta è che «Child 44» riesce a unire il thriller dei massacri del mostro con il melodramma di Leo e Raissa, un melodramma atipico nel suo genere e che dipinge due personaggi capaci di mettersi in gioco e di riscoprirsi grazie al determinismo dell’ambiente che li circonda.

Da sottolineare anche i costumi e le scenografie, elementi che danno un valore storico aggiunto a un film che riesce in pieno a far immergere completamente lo spettatore nello stesso clima di terrore di cui è (stato) vittima un popolo governato dalle bugie, dalla mistificazione e da un sistema che si regge(va) sullo spionaggio e sull’invadenza delle autorità nella vita di ogni singolo cittadino. Il passato è messo tra parentesi, perché stiamo parlando della Russia che oggi, nel 2015, ha vietato la distribuzione e la visione di «Child 44» con la motivazione di «alterazione dei fatti storici».

Valutazione: ***½.

Nicola ‘nimi’ Cargnoni

In uscita giovedì 30 aprile (da segnalare): Child 44, Cobain, Le streghe son tornate.
Già nelle sale (da segnalare): Samba, Roas 47, Short skin, Mia madre, Figlio di nessuno, White God, Wild, Lettere di uno sconosciuto.

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