Carlo Beretta, un esempio di imprenditoria virtuosa
E' stato presentato mercoledì a Gardone il volume dedicato da Egidio Bonomi al grande industriale valtrumplino



«Di meglio, fare non si poteva». Per Ugo Gussalli Beretta la biografia dello zio Carlo, realizzata da Egidio Bonomi, non poteva che essere così.
«Nel segno di Carlo Beretta»: è questo il titolo del volume voluto dall'Associazione lavoratori Anziani e dall'Associazione culturale Giuseppe e Carlo Beretta con la regia di Cesare Giovanelli, presentata ieri a palazzo Chinelli Rampinelli alla presenza di molli gardonesi, della famiglia Beretta, del nipote Ugo con la moglie Monique, della cognata Anna Catturich, dei pronipoti Piero e Franco. Tutti a rendere pubblico omaggio a Carlo Beretta.

Una famiglia «che per il paese ha significalo molto», come hanno ricordato, in un coro a due voci, il sindaco Pierangelo Lancelotti e la vicepresidente della Comunità montana Clara Ricci.
Grazie alla capacità imprenditoriale targata Beretta, Gardone Val Trompia ha conosciuto lavoro, benessere, fama e molto altro ancora.
Grazie alla filantropia familiare «nata ancora con il nonno Pietro - ha avuto modo di ricordare Ugo Gussalli Beretta - con particolare attenzione agli anziani» si è sviluppata «un'interessante convivenza, rispettosa dei limili imposti dalla buona educazione, ma che non ha mai mancato di essere presente al suo ruolo».

«Carlo - ha ricordato Egidio Bonomi - è una mente fine, con conoscenze tecniche eccezionali, e uno sportivo, ma soprattutto è un uomo che ha saputo mantenere e trasmettere il senso di sacralità della fabbrica, luogo del lavoro, luogo che valorizza la dignità della persona». Entrava in fabbrica e si toglieva il cappello Carlo Beretta, «in una sorta di omaggio silenzioso alla cattedrale del lavoro».

Carlo Beretta imprenditore, mecenate, ma anche grande sportivo.
Nominato presidente del Brescia nel 1938, lo porterà in serie A nel 1942, sarà ct della nazionale. Ma soprattutto sarà gardonese, per sempre, grazie alla sua discreta, ma attiva appartenenza alla vita della comunità.

Flavia Bolis - dal Giornale di Brescia