«Non toccate i piccoli di cervo»
di Redazione

Le femmine di capriolo o di cervo, confidando nell'assenza di odori e nel mimetismo, spesso abbandonano temporaneamente i loro piccoli. Anche solo toccarli equivale a condannarli



Da una nota del Corpo di Polizia Provinciale della Provincia di Brescia.

E' stato recuperato in alta Valle Camonica un piccolo nato di cervo in difficoltà.
L'ungulato, nato da pochi giorni e portato al CRAS di Paspardo - centro di recupero degli animali selvatici del Parco dell'Adamello, era stato visto vicino ad una strada in apparente difficoltà e raccolto da alcune persone che poi hanno immediatamente avvisato la Polizia Provinciale.
Probabilmente la madre era vicina al piccolo che era caduto sulla strada da un muro adiacente il bosco.

Gli escursionisti che accarezzano o prelevano nei prati i piccoli di capriolo o cervo ne mettono a repentaglio la vita.

Il Nucleo ittico-venatorio della Polizia Provinciale raccomanda di non toccare i cuccioli: anche se sembrano essere abbandonati non bisogna neppure avvicinarli ed è importante allontanarsi dagli stessi.
L'abbandono, infatti, è solo apparente e momentaneo, la madre resta sempre nelle vicinanze, e ritorna da loro appena possibile.
Il contatto con l'uomo, invece, rischia seriamente di compromettere le possibilità di sopravvivenza dei giovani ungulati.

La fine del mese di maggio e le prime settimane del mese di giugno coincidono con il periodo delle nascite,  i mezzi di difesa dei piccoli nati dalla possibile predazione sono il mimetismo del manto e l'assenza di odori particolari in grado di attrarre i predatori.
Confidando in queste protezioni fornite dalla natura, per necessità di alimentazione o in caso di pericolo le femmine si allontanano temporaneamente dai cuccioli, che rimangono in apparenza soli ed indifesi.

Animati dalle migliori intenzioni
, decine di gitanti che s'imbattono casualmente in piccoli di capriolo o cervo indugiano allora ad accarezzarli o li prelevano per consegnarli agli enti competenti alla tutela della fauna.
Così facendo, però, invece che salvarli in pratica li condannano. Infatti, ammesso e non concesso che riescano a sopravvivere allo stress da cattura che frequentemente può portarli alla morte e ai problemi successivi di corretta alimentazione (problemi di compatibilità col latte di altre specie), in ogni caso i giovani caprioli o cervi non potrebbero essere correttamente reinseriti nel loro contesto naturale.

Il motivo? L'uomo li "marchia" con il suo odore e i piccoli non sono più riconosciuti dalla madre, che quasi sicuramente smetterà di prendersi cura di loro.
E gli animali cresciuti, se addomesticati e "imprintati" , difficilmente sono liberabili in natura.
Ricordiamo che in ogni modo il prelievo non autorizzato di cervidi selvatici è un REATO, quindi si risponde penalmente davanti al Tribunale, ai sensi della legge 157/92.
E' vietato impossessarsi di animali selvatici anche per custodirli in ambito domestico.

Turisti ed escursionisti sensibili alla tutela della fauna devono evitare  di toccare e rimuovere esemplari di piccoli di capriolo e cervo con i quali vengano casualmente a contatto: vanno lasciati nella condizione di massima tranquillità, cambiando immediatamente tragitto se è necessario.
E' invece opportuno segnalare ogni animale selvatico in difficoltà.