Sogni
di Itu

C'è chi sogna e poi vive, chi invece pretende il sogno nell'atto vitale, chi sa di viaggiare nell'onirico e chi dell'onirico si beffeggia



Nella notte in cui mia figlia sogna la vita per far durare nel tempo qualcosa che sogno diventerà, io pure rimango intrappolata nell'onirico viaggio che invece spiega il già successo.

Nel primo sogno mi trovo ad una altezza che non riesco a spiegarmi neanche se fossi sopra un grattacielo, vedo lontana una lingua di spiaggia bianca ed un mare che prende tutto l'orizzonte che si colora del suo fondo a macchie di tutte le sfumature dal verde al blu al turchese: mi lancio in volo come di consueto nella bolla che la notte mi offre, sfioro la superficie del mare e guardo sotto di me quell'acqua che calma mi offre lo spettacolo del suo fondo vario e stupefacente dove posso scegliere dove tuffarmi.

Il secondo sogno è troppo intimo di significato, mi permette di vedere una ferita violenta e impossibile da sopportare a cui assisto chiedendomi se il tempo mi darà ancora occasione di questa chiarezza che la luce del giorno offuscherà con le incombenze quotidiane.

Mi sono sempre fidata dei miei sogni, perchè per adesso sono ancora in grado di sapere che posso lanciarmi in volo per osservare panorami, che altrimenti non posso vedere ed anche di sopportare ciò che di più orripilante e cruento percepisco minaccioso al mio sentire.

Se nella realtà tentassi il volo sarei da tempo una frittella, se dovessi sopportare le ferite che mi sono apparse sarei attrice di un serial horror in cui tocca di resuscitare ad ogni ciack del set cinematografico.